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Tempo di Quaresima: Domenica IV dell'Anno C (2024-25)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo di Quaresima: Domenica IV dell'Anno C (2024-25)

 Introduzione. Giosuè parla della prima celebrazione della pasqua degli ebrei nella Palestina; Gesù propone la bontà misericordiosa di Dio Padre come via per entrare nel Paradiso; Paolo ci ricorda che Gesù con la sua Pasqua ha espiato i nostri peccati, che ora perdonati con la Penitenza.

I - Giosuè 5,9a.10-12 – (a) Gli ebrei dovettero attraversare il Giordano prima di entrare nella Terra promessa. In questa occasione Dio operò un miracolo: l’acqua del fiume si fermò appena la toccarono i sacerdoti, che trasportavano l'Arca, e il popolo attraversò a piedi asciutti; poi quasi tutti furono circoncisi a Galgala, perché non lo erano stati prima, e infine celebrarono la Pasqua il 14 di Nisan, il primo mese dell'anno, alla sera, nelle steppe di Gerico (10). Allora Dio avvertì Giosuè che con l'ingresso nella Terra promessa - e ormai data -, aveva allontanato dal suo popolo l’infamia dell’Egitto (9), ciò che lo faceva vergognare in Egitto, la sua schiavitù, da cui già lo aveva liberato, e ora lo aveva anche introdotto nella sua patria. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno (11). Allora, a partire dal giorno seguente … la manna cessò (12), finì il miracolo della manna, con cui Dio li aveva nutriti per 40 anni. (b) Per noi Dio ha fatto molto di più. L’attraversamento del Giordano e la circoncisione sono simbolo del battesimo e la pasqua dell’Eucarestia, i sacramenti che ci liberano dalla schiavitù di Satana e ci fanno entrare nel mondo soprannaturale, di Dio; ci fanno figli di Dio e membri del suo popolo, ci nutrono del cibo spirituale, che è il Corpo e Sangue di Cristo e ci sostiene fino all’ingresso nella patria del Cielo. Ringraziamo, adoriamo, lodiamo, apprezziamo e valorizziamo questi doni di Dio.

II - Luca 15,1-3.11-32 – 1. (a) Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo, perché annunciava l’amore misericordioso di Dio per loro. I farisei e gli scribi li consideravano impuri e mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e – ancora peggio - mangia con loro» (2), cosa che rendeva impuri. Il peccato grave ci rende spiritualmente morti (24.32) e abbiamo bisogno di essere risuscitati da Dio alla vita divina; le parabole della pecorella smarrita e della moneta perduta (Lc 15,4-10) ci fanno vedere come Dio va alla ricerca dei peccatori. La vita e Passione e Morte di Gesù ci mostrano quanti dolori il Dio-Uomo affronta per salvarci. Dio ci ama, anche se peccatori, e fa di tutto per rimetterci sulla strada della salvezza. (b) Nella parabola il figlio giovane, presuntuoso e insensibile ai bisogni degli altri, chiese la sua parte di patrimonio (12); senza scrupolo partì allegro e pimpante per un paese lontano dalla famiglia e là sperperò rapidamente il suo patrimonio, ottenuto senza sacrifici, vivendo in modo dissoluto  (13; cfr. 30). Quando ebbe speso tuttosopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno (14), anzi alla fame. Trovò il lavoro di guardiano dei porci (15), umiliante per gli ebrei. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla  (15). La sua miseria gli fa ricordare come stanno bene i servi nella casa paterna (17) e allora decide: Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te (18)19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati” (19). Magro da morire e irriconoscibile, straccione, sporco e puzzolente, trascinandosi per strada per la debolezza, a piedi nudi e solo, intraprende senza provviste il lungo viaggio di ritorno (20). Così ci riduce il peccato: perdiamo la vita divina; roviniamo anche la nostre qualità umane; ci facciamo simili al diavolo. E notiamo che lo stomaco vuoto può far crollare le illusioni, riattivare il cervello e rimettere in moto la ragione e la coscienza. Di qui l’importanza del digiuno e della preghiera e della pratica delle opere di misericordia.

2. (a) Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, lo riconobbe, ne ebbe compassione, senza aspettarlo gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò (20): i sentimenti paterni non erano cambiati. Il figlio avviò il discorsetto, ripetuto tante volte (21), ma il padre lo interruppe e ordinò ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi (22), rimettendolo nella condizione e diritti di figlio; facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (24-25). Davide fece aspettare 3 anni al figlio fratricida per riammetterlo alla sua presenza e all'abbraccio. Qui il padre attira il figlio col ricordo, lo accoglie subito a braccia aperte e gli restituisce dignità di figlio. Con la parabola Gesù insegna che così il Padre si comporta con i peccatori pentiti, e così devono agire i pastori con loro. Almeno una volta al mese confessiamoci, e subito dopo un peccato grave, in modo da riconciliarci con Dio e non privarci della comunione, indispensabili per la vita spirituale; non facciamo aspettare Dio. (b) Il figlio maggiore torna dal lavoro, sente la festa (25) e si informa sui motivi (27-27); si irrita e non entra in casa; al padre, che insiste (28), rimprovera che si è comportato male col figlio fedele, cui non ha mai dato un capretto per far festa con gli amici (29), e ha trattato bene il figlio cattivo e dissipatore (30). Il padre gli fa notare che la proprietà è del figlio maggiore, perché sta da sempre con lui (31), ma rivendica il diritto di far festa per il figlio ritornato (32). Il figlio maggiore rappresenta i Farisei e gli Scribi, che vogliono escludere i peccatori dalla salvezza. Invece il padre è immagine di Dio Padre – e di Gesù -,  che cerca i peccatori e li chiama alla conversione. Dio Padre ama con sofferenza i figli peccatori e con gioia i figli fedeli, e con tutti esercita la sua misericordia.

III - 2 Corinzi 5,17-21 - (a) Siamo peccatori (cfr. 19.21), in rotta con Dio (cfr. 18.19. 20), roba vecchia da buttare (cfr. 17); abbiamo bisogno di riconciliarci con Lui. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati (cfr. 19.20.21) con sé mediante Cristo (18; 17 in Cristo), il Figlio, che diventa uomo e ci salva con una vita di obbedienza amorosa, specie nella Passione e Morte; in essa Dio Padre lo fece peccato in nostro favore, fece sentire gli effetti del peccato a Colui che non aveva conosciuto peccato (21) (o lo trattò da peccatore o da sacrificio per il peccato); questo perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (21), giusti; si realizza la profezia di Isaia (53,4-6.8) che Gesù si sarebbe caricato dei nostri peccati per espiarli. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe (19). Da parte nostra è necessaria la fede in Gesù, Dio e uomo, e nella sua opera redentrice. (b) Dio ha affidato a noi, agli Apostoli, il ministero della riconciliazione (18), che sta nell’annuncio della parola della riconciliazione (19), che si realizza con i sacramenti. Quello che sono i plenipotenziari del re per i sudditi, sono gli Apostoli di Gesù per gli uomini: In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio (20). Così le cose vecchie, i peccati, sono passate; ecco, ne sono nate di nuove, l’uomo riconciliato. Tanto che se uno è in Cristo, è una nuova creatura: L’uomo riconciliato con Dio abbandona il peccato (17) e per mezzo di Cristo diventa l’uomo nuovo (17). Approfittiamo della Quaresima per prendere coscienza dei nostri peccati e riconciliamoci con Dio per Gesù, che rende presente sé e le sue azioni salvifiche nei sacramenti.

EUCARESTIA. In essa rendiamo presente Gesù e il suo Corpo e il suo Sangue per la remissione dei peccati; Gesù ci ama e vuole perdonarci per riconciliarci col Padre. Preghiamo la Vergine Maria e  S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni perché ci ottengano la buona volontà di pentirci, convertirci e riconciliarci con Dio e col prossimo. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta (12). Il più piccolo, sempre difeso contro il più grande, sempre più coccolato perché più giovane, sempre protetto contro il più forte, sempre accontentato in tutto; quando questa protezione viene esasperata, ecco i risultati: si creano le premesse per il fallimento, perché viene continuamente rinforzata la tendenza al piacere.

2. E io qui muoio di fame! (17). Non torna a casa perché sente la mancanza della vita familiare, degli amici, ecc.; sente la mancanza del cibo e la durezza di una vita sacrificata. Se i bambini non sono stimolati esplicitamente a valorizzare le relazioni familiari e sociali,  svilupperanno egoismo e faranno scelte in base al piacere e all’utile, e non in base al bene. Che rovina per loro e la società!

3. Egli si indignò e non voleva entrare (28). Anche il figlio maggiore mostra di essere guidato solo dall’egoismo per la critica che fa al padre (29) e al fratello (30). Con figli così il clima della vita familiare non doveva essere dei migliori. Se ci facciamo guidare solo dal piacere e dell‘utile nella nostra vita, facciamo male a noi stessi e alle persone che ci vogliono bene.

4. Come ebbero mangiato i frutti della terra, la manna cessò (15), ma non la Providenza di Dio per il suo popolo; cessarono le manifestazioni straordinarie del Suo intervento, ma non quelle ordinarie. Dio continua ad assistere il suo popolo con la conservazione e il concorso sul piano naturale. Egli si limita ad adattare il Suo aiuto alla nuova situazione. Così fa con noi.

5. Tutto questo però viene da Dio (18). Tutto viene da Dio sia sul piano soprannaturale che naturale, e per vie diverse; sul piano naturale ci viene per la creazione, conservazione e concorso, secondo le leggi naturali; sul piano soprannaturale per il dono della vita divina, conservazione e grazie attuali secondo le leggi soprannaturali.  (mons. Francesco Spaduzzi)

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