Piero di Cosimo e Perseo libera Andromeda
A cura di Manuela Moschin del blog www.LibrArte.eu
Perseo libera Andromeda (1510 ca. – 1515) è un’opera di Piero di Cosimo (Firenze, 1461 circa – 1522), di cui Giorgio Vasari, nella sua Vita di Piero di Cosimo, sottolinea la capacità del pittore di trasferire sulla tela un racconto mitologico, trasformandolo in una visione incantata. Colpiscono l’uso del colore e la dinamicità della scena, che si fondono con una tecnica raffinata e precisa.
Il talento di Piero di Cosimo nella pittura mitologica
Vasari fa notare il carattere stravagante di Piero, il quale mise in scena una specie di drago che oggi viene solitamente rappresentato in ambito cinematografico. Gli strumenti musicali rappresentati da Piero di Cosimo risultano inesistenti, prodotti della fantasia del pittore. Il borgo che compare sullo sfondo non possiede affinità con il mito di Perseo e Andromeda.
«[…] Non fece mai Piero la più vaga pittura né la meglio finita di questa, atteso che non è possibile veder la più bizzarra orca marina né la più capricciosa di quella che si immaginò di dipignere Piero con la più fiera attitudine di Perseo, che in aria la percuote con la spada; quivi fra ‘l timore e la speranza si vede legata Andromeda, di volto bellissima, e qua inanzi molte genti con diversi abiti strani sonando e cantando, ove sono certe teste che ridano e si rallegrano di vedere liberata Andromeda, che sono divine; il paese è bellissimo et un colorito dolce e grazioso, e quanto si può unire e sfumare colori, condusse questa opera con estrema diligenzia» (Giorgio Vasari, Vita di Piero di Cosimo, da Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori).
Il mito di Perseo e Andromeda secondo Ovidio
Il tema dell’opera deriva dal poema Metamorfosi di Ovidio, in cui compare Perseo che si scaglia contro un mostro pronto ad avventarsi su Andromeda, la figlia del sovrano etiope, condannata a essere offerta in sacrificio per calmare l’aggressività della creatura marina.
L’autore della vicenda fu Poseidone, che, incollerito con Cassiopea, madre di Andromeda, inviò il mostro di proposito.
Ovidio racconta che Perseo
«Appena la vide, legata per le bracci a una dura roccia (se non fosse stato che una brezza leggera le agitava i capelli e tiepido pianto le stillava dagli occhi, l’avrebbe scambiata per una statua marmorea), il pronipote di Abante (Perseo) inconsciamente se ne infiammò, rimase sbigottito, e incantato alla vista di tanta bellezza, per poco non dimenticò di battere nell’aria le ali. Atterrò, e disse:” O tu che non meriti queste catene, ma solo quelle che uniscono tra loro gli innamorati smaniosi, dimmi, te lo chiedo, il nome di questa regione e il tuo, e perché sei legata così”. Dapprima essa tacque, non osando – lei una vergine – rivolgersi a un uomo, e per la timidezza si sarebbe nascosta il volto con le mani, se non fosse stata legata. Gli occhi le si riempirono di lacrime: solo questo poté» (Ovidio, Metamorfosi, IV, 675-685).
L’episodio venne raffigurato da Piero di Cosimo proprio nel momento dell’azione, in cui Perseo tenta di liberare Andromeda.
L’eroe della mitologia greca compare altre due volte: prima, in alto a destra, mentre vola con i calzari alati e scorge la fanciulla incatenata alla roccia e il drago che cerca di attaccarla; infine, sul lato destro, mentre festeggia la sua liberazione, in cui la fanciulla diventerà sua sposa.
Simbolismo e interpretazioni storiche dell’opera
Il forte contrasto emotivo si esprime anche sulla parte sinistra del dipinto, dove appare la famiglia preoccupata per la principessa. Il padre di Andromeda compare due volte: è il personaggio con il mantello blu e un copricapo a forma di turbante, che possiamo osservare a sinistra mentre si dispera per la figlia e a destra quando, finalmente, l’episodio si conclude con il matrimonio tra Perseo e la principessa.
La scena della festa fa dedurre che il dipinto venne realizzato per le nozze tra il banchiere e commerciante fiorentino Giovanni Battista Strozzi e Clarice de’ Medici nel 1509.
Altri studiosi ipotizzano che l’opera sia stata eseguita a seguito del ritorno dei Medici, cacciati da Firenze nel 1494. L’opera è conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Piero di Cosimo, Perseo libera Andromeda, 1510 ca.-1515, olio su tavola, 70 x 123 cm. Galleria degli Uffizi, Firenze
A cura di Manuela Moschin del blog www.LibrArte.eu