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"Mi limitavo ad amare te" di Rosella Postorino

Recensione a cura di Manuela Moschin

Ispirato a una storia vera, il romanzo finalista al Premio Strega 2023 “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino mette a nudo una realtà drammatica, narrando la storia di alcuni bambini che nel 1992 furono costretti ad allontanarsi da Sarajevo per recarsi in Italia a causa della guerra. Quello che colpisce del libro è la capacità dell’autrice di entrare nelle vite di ognuno dei protagonisti, con i quali si immedesima, esprimendo con assoluta empatia gli stati d’animo e il lancinante dolore, tanto da concedere al lettore la possibilità di comprendere l’emotività dell’altro, in questo caso provocata da fattori contingenti allo scenario in atto. La ricostruzione straordinaria degli ambienti, delle atmosfere e delle situazioni arricchiscono l’opera, per la quale la scrittrice ha utilizzato un linguaggio consono, che ben esprime le condizioni disagiate vissute durante il conflitto. Il male si ripercuote sempre sulle esistenze altrui con gravi e incessanti conseguenze. Quello che viene innanzitutto evidenziato è l’amore sviscerato di un figlio per la madre e non viceversa, in cui le madri, in un contesto situazionale di sopportazione come quello che si verifica durante la guerra, diventano impotenti, succubi e indifese. Cosa prova un figlio quando viene privato dell’amore materno? Rosella lo espone con una scrittura fluida e una grande professionalità, ponendo la massima attenzione nei confronti delle debolezze interiori, quando i legami familiari o di amicizia si interrompono a causa dell’insensibilità e delle atrocità dei potenti verso l’essere umano. La guerra è sinonimo di sofferenza, la guerra oscura le coscienze, la guerra distrugge le famiglie, la guerra rende orfani, la guerra ha causato migliaia di morti, la guerra è deleteria per l’umanità, la guerra uccide e ferisce ancora…

Complimenti Rosella, sei una scrittrice davvero eccellente. È stato un grandissimo piacere e onore conoscerti.

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