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Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell’Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell’Anno A (2022-23)

Introduzione. La sapienza è anche la capacità di discernere i momenti buoni per fare le cose; Gesù ci avverte che il momento più importante della vita è il momento finale, in cui si decide l’eternità e occorre essere ben preparati; Paolo aiuta a conoscere e capire meglio.

I - Sapienza 6,12-16 – La Sapienza viene presentata come una luce che non si offusca e un fiore che non appassisce (12 La sapienza è splendida e non sfiorisce); essa facilmente si lascia vedere (12) e si lascia trovare subito (12) da coloro che la desiderano (12),  da coloro che la amano… e da quelli che la cercano (12); anzi essa Nel farsi conoscere li previene (13), poiché lei stessa ne va in cerca (16). In effetti, Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta (14). Sono degni di lei (16) coloro che accettano il dono, che lei fa di se stessa agli uomini; essa si mostra benevola verso di loro e li accompagna e sostiene in ogni loro progetto (16). Riflettere, meditare su di lei porta, infatti, a formarsi un’intelligenza perfetta (15) e chi dedica il tempo a lei partecipa della pace, dono di Dio (15). Dio è potenza, sapienza e bontà infinita e in tutte le creature c’è un riflesso dei suoi attributi: anzi è presente lui stesso come continua sorgente di essere. La Sapienza di Dio si manifesta agli uomini specie per mezzo della sua Parola, che ci rivela Dio e ce lo fa conoscere nei suoi attributi, nel suo modo di pensare e di agire con gli uomini e con la storia. La Legge di Dio, conosciuta e messa in pratica, diventa la Sapienza divina partecipata ai singoli, perché per essa sono guidati a pensare e amare e agire come Dio. Chiediamo, anche con la “preghiera di Salomone” (Sap 9,1ss), il dono dello Spirito, che Dio ci vuole dare subito (Lc 11,13) e da cui ci viene la Sapienza (Is 11,1ss); Dio vuole concederla a chi la chiede con fede e insistenza (Gc 1,5-6).

II - Matteo 25,1-13 - Gesù continua a parlare del regno dei cieli (= di Dio) e ne presenta altre caratteristiche. Qui Gesù parla di dieci vergini, invitate da uno sposo a fare da damigelle alla sua sposa, in occasione delle nozze; esse presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo (1). Il numero 10 indicava la totalità e la società perfetta. Di queste, Cinque vengono presentate come stolte (2), in quanto imprevidenti, giacché non presero con sé l’olio di riserva (3), anche se sapevano bene che gli sposi potevano tardare fino al mattino; cinque appaiono come sagge (2) perché previdenti giacché insieme alle loro lampade, presero con sé anche l’olio in piccoli vasi (4). Come spesso capitava, lo sposo tardava e si assopirono tutte e si addormentarono (5). A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” (6).  Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade (7); le stolte si trovarono a corto di olio e ne chiesero alle saggie (8), che, però, giustamente si rifiutarono, perché il loro olio bastava solo per le loro lampade; ma suggerirono loro di andare a comprarlo (9). Le 10 vergini rappresentano gli uomini e lo sposo è Cristo nella sua venuta alla fine del mondo – o anche alla fine della vita, che è per ciascuno la fine del mondo. Come non tutte le damigelle erano pronte per la venuta dello sposo, così tanti si fanno sorprendere impreparati dalla venuta di Cristo come giudice: i discepoli devono essere rivestiti di Cristo (Rm 13,14; Gal 3,27); in sostanza devono stare in grazia di Dio o perché mai hanno peccato gravemente o hanno avuto il perdono dei peccati commessi e ne stanno facendo penitenza. Siccome non sappiamo quando Gesù ci chiamerà all’incontro con lui per mezzo di sorella morte, dobbiamo stare sempre pronti, perché ignoriamo se avremo tempo per prepararci all’ultimo momento. Se non saremo pronti perché stolti e imprevidenti, per colpa nostra ci troveremo esclusi dalla salvezza. Le 5 imprevidenti avevano avuto tutto il tempo per procurarsi l’olio; hanno preferito chiacchierare e dormire. Dio dà il tempo e l’intelligenza e le energie (la grazia!) per vivere bene e per sistemare tutto prima di morire, ma, se l’uomo non vuole, Dio rispetta con dispiacere la sua libertà, usata male nel caso di scelte sbagliate.

 2. Arrivò lo sposo per la gioia di tutti ed entrarono alla festa e al banchetto di nozze le ragazze che erano pronte, solo cinque delle 10 convocatementre quelle andavano a comprare l’olio…, e la porta fu chiusa (10); quando arrivarono le altre, bussarono e chiedevano: “Signore, signore, aprici!” (11), ma lo sposo non ne volle sapere, dicendo l’espressione terribile: “In verità io vi dico: non vi conosco” (12), cioè non le riconosceva, perché non si erano fatte trovare pronte. Gesù chiude la parabola con un ammonimento: Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora (13). Da notare che allo sposo nella parabola sono attribuite le stesse parole di Gesù (Lc 13,25), quando esclude dal paradiso coloro che avevano predicato il Vangelo, anche con successo, ma senza metterlo in pratica. Sono questo i motivi che escludono dalla salvezza: rifiutare la fede o averla ma non associata alla pratica della carità verso Dio e il prossimo (Gal 5,6), e che si manifesta anche nella vigilanza per accogliere Gesù come giudice. Occorre tenersi sempre pronti, perché non conosciamo l'ora della sua venuta e del suo giudizio. Egli viene come sposo, che vuole portare la felicità, ma tutto dipende da qual è la nostra situazione spirituale nell’accoglierlo.

III - 1Tessalonicesi 4,13-18 - Noi crediamo che Gesù è morto e risorto (14) e salito al cielo e verrà una seconda volta in data sconosciuta, alla fine del mondo, per il giudizio di tutti gli uomini. Il credente di oggi muore ed è sepolto; la sua anima, separata dal corpo, si presenta al giudizio di Cristo e secondo le sue azioni viene ammessa in paradiso o è mandata in purgatorio a completare la purificazione, oppure è cacciata nell’inferno: tutto dipende da come, cioè come ha rispettato i comandamenti. I Tessalonicesi hanno sentito che quelli che saranno vivi al momento della seconda venuta di Cristo parteciperanno al trionfo di Cristo; ma si interrogano sulla sorte dei morti prima di tale venuta. Paolo spiega che il Signore stesso, Gesù, discenderà dal cielo sulla terra a un ordine del Padre, che si rivelerà nella voce dell’arcangelo, accompagnata dal suono della tromba di Dio (16); E prima risorgeranno i morti in Cristo, cioè i credenti già morti (16); poi, questi e noi…  se saremo ancora in vita, cioè i viventi del tempo finale - quest’ultimi trasformati -, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, portati in Cielo, per andare incontro al Signore Gesù in alto; così per sempre saremo con il Signore (17) nella beatitudine. In pratica, Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui tutti, i vivi e coloro che sono morti (14), e perciò i vivi al momento alla venuta del Signore, alla fine del mondo, non avranno alcuna precedenza o vantaggio su quelli che sono morti (15). Gesù insegnò tali verità: Sulla parola del Signore (15). I Tessalonicesi, che li ignoravano, erano tristi per la sorte di quelli che morivano prima della venuta di Cristo (13); tale sentimento è comprensibile nei pagani, che non hanno fede e speranza (13), ma chi crede in Cristo trova conforto nella Sua Parola (18) e in quella dei fratelli. Anche noi cerchiamo luce e conforto nella Parola di Dio circa la nostra sorte eterna e quella dei nostri cari, e sempre quando siamo nella sofferenza; le nostre preghiere sono più utili delle nostre lacrime.

EUCARESTIA. All’incontro con Cristo nell’Eucarestia andiamo ben preparati, rinnovando la nostra fede e il nostro amore a lui e ai fratelli. L’ascolto della Parola di Dio ci dà l’ultimo tocco di preparazione. Tanto più dobbiamo tenerci sempre preparati all’incontro con Cristo alla fine della nostra vita. Chiediamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, di pregare sempre per n  oi adesso e nell’ora della nostra morte, perché possiamo ricevere tutta l’assistenza necessaria per il grande passaggio, la nostra pasqua (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Gesù raccomanda la vigilanza tante volte: da essa dipende la salvezza e perciò anch’essa è un dono di Dio, da chiedere con la preghiera; la Chiesa ci fa pregare nell’Avemariaprega per noi adesso e nell’ora della nostra morte, o nella Salve Reginamostraci dopo questo esilio Gesù… S. Alfonso chiedeva di continuo la grazia della perseveranza ed esortava a chiederla.

2. Le 10 vergini dormirono tutte; quindi non è il sonno la causa del rifiuto di 5 di loro, ma la loro imprevidenza; si sapeva che gli sposi non avevano orari rigidi; una cosa qualsiasi poteva bloccare la coppia di sposi, come un’interpretazione diversa del contratto di nozze... La vigilanza si mostra nella previdenza, nel non aspettare l’ultimo minuto per sciogliere le difficoltà.

3. Il Signore  certamente verrà a prenderci, ma non ci ha voluto rivelare né il giorno né l’ora (Mt 24,13). Teniamoci pronti mantenendoci in grazia di Dio e evitando ogni peccato grave o pentendoci subito e confessandoci al più presto. Questo significa essere vigilanti e farsi trovare pronti.

4. Chiediamo con insistenza il dono della Sapienza. Dio vuole darci questo dono e lo concede a chiunque gliela chiede con fede, insistenza e perseveranza; invochiamo molto spesso al giorno la venuta dello Spirito Santo, che ci porti questo che è il primo dei suoi sette doni.

5. Conoscere quello che avverrà alla fine del mondo può far parte più di conoscenza che di necessità pratica; molto più urgente e utile è sapere quello che avviene alla fine della nostra vita, che è la fine del mondo per ciascuno di noi. Il giudizio di Gesù, che avviene alla fine della vita, decide della nostra sorte eterna: paradiso, se stiamo in grazia di Dio e abbiamo fatto penitenza dei peccati; purgatorio se siamo in grazia di Dio ma senza aver fatto penitenza adeguata; inferno se non stiamo in grazia di Dio.  (mons. Francesco Spaduzzi)

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