Tempo Ordinario: Domenica 29.ma dell'Anno A (2022-23)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 29.ma dell'Anno A (2022-23)
Introduzione. Isaia ci ricorda che Dio è uno solo e Lui guida la storia in modo diretto o indiretto; Gesù conferma la necessità dell’obbedienza alle Autorità legittime dello Stato; Paolo scrive a cristiani seriamente impegnati nella fedeltà al Vangelo, con la pratica delle virtù teologali.
I - Isaia 45,1.4-6 - (a) Il Dio degli Ebrei parla e si presenta come l'unico vero Dio: Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio (5; cfr. 6), e afferma che tutto esiste per lui: non c’è nulla fuori di me (6). E’ la professione di fede degli Ebrei e di tutti gli uomini che usano la ragione: esiste un solo Dio. potenza, sapienza e bontà infinita, e non molti dei; questi sono stati inventati dagli uomini per i motivi più vari, e perfino per giustificare i propri vizi, come nel caso di dei, protettori dei malvagi. (b) Egli è il Dio che guida la storia, come fa quando affida missioni alle persone che già lo conoscono, come Mosè, Giosuè, i Profeti, o che non lo conoscono ancora, come Abramo, Nabucodonosor, Ciro (4 sebbene tu non mi conosca; cfr. 5). Dio sceglie Ciro (1); lo chiama col suo nome (4; cfr. Is 45,3); lo prende per mano (1 Io l’ho preso per la destra); gli dà il titolo (4) di re; lo rende capace di cose grandi (5); gli affida la missione di conquistare molte nazioni e farne un impero (1). Tutto questo Dio lo fa per la Sua gloria, perché sia conosciuto e amato e servito da tutti i popoli (6) e per mostrare il suo amore verso il suo popolo (4), al quale vuole dare libertà e dignità dopo il meritato castigo. Dio intervenne nella storia del mondo di allora e prevede e guida la storia del mondo odierno, sempre nel rispetto della libertà umana. A Fatima il 13 luglio 1917, Dio preannunciò per mezzo della Madonna a tre ragazzi che la prima guerra mondiale sarebbe finita e che sarebbe scoppiata la seconda, se gli uomini non si convertivano; che il comunismo russo avrebbe fatto molto male, ma sarebbe crollato; e così è avvenuto. Egli guida anche la nostra piccola storia personale come si racconta di Abramo, e di tanti altri personaggi biblici. Se ci lasciamo guidare da Lui, il risultato sarà il nostro bene e la Sua maggior gloria. Se invece vogliamo fare noi o decidere noi quel che Dio deve fare, saranno guai per noi! Danneggeremo noi e gli altri.
II - Matteo 22,15-21 – 1. (a) I Farisei sono pieni di odio per Gesù, perché egli smaschera la loro falsa religiosità: osservano le legge di Dio non per onorarLo, ma per attirare l'attenzione su di sé; perciò si riuniscono per decidere come tendergli trappole, farlo parlare e accusarlo presso le autorità religiose o civili (15). Chiediamoci: con quali intenzioni facciamo le nostre buone azioni: la gloria di Dio o la nostra? Se cerchiamo la nostra, non possiamo sperare ricompensa da Dio, giacché non le abbiamo fatte per Lui. (b) Si presentano a Gesù i discepoli dei Farisei, nemici dei Romani che occupavano la Palestina, e i sostenitori di Erode, collaboratori stretti dei Romani (16), e Gli fanno grandi lodi; lo chiamano: Maestro (16) e dichiarano: sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità (16), cioè secondo la Parola di Dio; inoltre riconoscono che Egli non si lascia condizionare da nessuno nel suo insegnamento e nel suo modo di agire: Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno (16), perché non fa distinzione tra potenti ricchi o poveri, nobili e popolari, governanti o sudditi. Effettivamente Gesù dice sempre la verità senza paura di nessuno, ma coloro che fanno queste giuste affermazioni sono persone false (18 Ipocriti): non credono a quello che dicono; essi non Gli prestano né ascolto né fede e non mettono in pratica la sua Parola. Noi invece Lo riconosciamo come vero Maestro, e siamo perfettamente convinti che Gesù dice la verità ed è la Verità e ci sforziamo di metterla in pratica col suo aiuto.
2. Dopo aver elogiato Gesù, gli rivolgono la domanda-trappola: Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? (17), all'imperatore di Roma. Gesù, conoscendo la loro malizia (18), gliela rinfaccia e li definisce Ipocriti, falsi; quindi domanda loro il perché di questa domanda insidiosa (18). Il quesito imbarazza e la risposta è pericolosa: se Gesù dice che è giusto pagare il tributo, si rende antipatico agli Ebrei devoti ed ai discepoli, che giudicano immorale il tributo, perché - secondo loro - è in contrasto con i diritti di Dio: solo Lui è il re del Popolo ebreo; se risponde che non è giusto, verrà denunziato alle autorità romane come ribelle e sobillatore. Situazione difficile per chiunque, ma non certo per Lui, che è Sapienza infinita. Gesù ordina loro: Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro (19), con l'immagine dell'imperatore, «Di Cesare» (20-21), che era moneta corrente in Israele. Gesù fa notare loro che l’uso di essa nella vita quotidiana è già un riconoscimento del dominio di Roma e quindi è giusto che diano a Roma ciò che viene da Roma, così come bisogna dare a Dio ciò che Gli è dovuto, secondo la Sua Legge: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (21); si tratta di due autorità diverse, ma non contrapposte: bisogna ubbidire allo Stato finché non ordina qualcosa di immorale. Ammiriamo la Sapienza infinita di Gesù e aderiamo al suo insegnamento così importante nella vita quotidiana: noi siamo membra del Corpo di Cristo e quindi costituiamo la Chiesa, ma siamo anche cittadini della Terra e di uno Stato particolare. Abbiamo doveri verso Dio e lo Stato e perciò dobbiamo essere buoni figli di Dio e della Chiesa e buoni cittadini dello Stato.
III - 1Tessalonicesi 1,1-5b – (a) Paolo scrive ai Tessalonicesi per chiarire alcuni punti del suo insegnamento, interrotto bruscamente per la persecuzione, che l’aveva costretto a fuggire; alcuni punti non erano chiari. Paolo e Silvano e Timoteo augurano alla comunità la grazia, la benevolenza di Dio, che auspicavano i Greci, e la pace, considerata dagli Ebrei la somma di tutti i beni spirituali e materiali; la benedizione è diretta alla Chiesa dei Tessalonicesi., alla comunità, che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo (1), cioè è unita a Dio sotto l'influsso di Cristo – e del suo Spirito. Paolo rivolge anche a noi qui e ora questo saluto e augurio. (b) All'inizio della Lettera, secondo lo stile del tempo, egli sottolinea il ringraziamento costante, che eleva a Dio per i fedeli, che raccomanda nelle sue preghiere (2); di essi pensa continuamente, davanti a Dio e Padre nostro celeste, alla fede attiva, alla carità impegnata e alla speranza solida nel Signore nostro Gesù Cristo (3). Sono le tre virtù teologali, che rendono veramente fiorente questa comunità cristiana e la rivelano tale: le deve praticare ogni cristiano autentico. Esaminiamoci come pratichiamo queste virtù e correggiamoci. (c) Paolo rammenta ai Tessalonicesi che sono fratelli amati da Dio, che li ha chiamati alla salvezza (4). In effetti il Vangelo è stato loro proposto non con una predicazione qualsiasi, ma appoggiata con miracoli dello Spirito, che li ha portati a una convinzione profonda (5 Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione). Tutti dobbiamo considerarci amati da Dio e suoi eletti per il dono, che ci ha fatto, di dare la nostra adesione al Vangelo. Tutto il cammino alla fede prima e dopo il battesimo è dono dello Spirito Santo, che ci vuole formare cristiani convinti e operosi e fratelli fra noi.
EUCARESTIA. Nella Parola di Dio ci vengono proposte le verità fondamentali, che sono i due misteri principali della fede; Gesù lo contempliamo e ascoltiamo, ma dobbiamo anche imitarlo, particolarmente nel servizio di Dio e dei fratelli. La Vergine Maria e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, ci ottengano la grazia di seguire il loro esempio nella fedeltà alla Parola di Dio, per la forza che ci viene dall’incontro con Gesù nei sacramenti. (mons, Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Meditiamo l’insegnamento di Gesù e riconosciamone la bellezza, la profondità e l’attualità sia per vivere nel modo migliore il nostro rapporto con Dio sia per rendere la vita sociale fruibile in modo decoroso per tutti i nostri concittadini e anche per i fratelli di tutto il mondo. Gesù insegna non solo a vivere bene come cristiani ma anche come cittadini.
2. Dio ha creato l’uomo essenzialmente sociale. E un uomo, che voglia vivere una vita degna veramente, deve vivere associato con gli altri per stare al servizio del prossimo e goderne dei servizi. L’osservanza dei comandamenti di Dio rende possibile una vita sociale decorosa e pacifica. Quando i comandamenti vengono calpestati, si produce una vita sociale come la nostra, estremamente difficile da vivere.
3. Il cristiano deve obbedire alle leggi dello Stato finché essere non entrano in contrasto con la legge di Dio e della Chiesa. Se ciò avvenisse il cristiano deve rifiutare l’obbedienza allo Stato, perché con tali leggi esce fuori dai suoi ambiti, non ha competenza in materia.
4. Dobbiamo imparare a leggere la storia non solo dal punto di vista umano, ma come fa la S. Scrittura, che ci rivela negli avvenimenti anche la mano di Dio, a volte più evidente, altre volte meno. Ciò ci aiuta a capire che in ogni caso Dio non abbandona mai l’uomo a se stesso e fa in modo che ne tragga i massimi vantaggi quanto più si lascia guidare dalla fede e dalla carità.
5. La fede, la speranza e la carità, sono le tre virtù teologali, fondamentali per regolare il nostro rapporto con Dio, e anche con gli uomini. Chi si lascia guidare da esse nel pensare e nel vivere sta bene con se stesso e col prossimo. Vede la realtà con gli occhi stessi di Dio e non si lascia turbare da nulla, perché sa che non è mai solo e senza prospettive. (mons. Francesco Spaduzzi)