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Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno A (2022-23)

Introduzione. Il Siracide e Gesù ci danno lo stesso insegnamento: perdoniamo al prossimo per essere perdonati da Dio; Paolo ci richiama che siamo del Signore e ne dobbiamo fare la volontà.

1 - Siracide 27,30-28,7 – (a) In chi riceve un offesa (2) può sorgere contro il prossimo l’ira (30), la collera (3) e il rancore (30), che si possono protrarre nel tempo (3; 5): sono cose orribili agli occhi di Dio (30) e rodono il cuore del peccatore (che) le porta dentro (30); questi non ha misericordia per l’uomo suo simile (4), gli rifiuta il perdono e si vendica (1). Eppure Dio vuole il perdono del prossimo (2), suo simile (4) perché uomo anche lui (3); ognuno è peccatore (30) e debole creatura (5). Dio non esaudisce chi non perdona se prega per la guarigione (3) e non gli perdona i suoi peccati (4 come può supplicare per i propri peccati?), perché non c’è chi li espii (5): così subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati (1). Queste riflessioni ci aiutano a eliminare odio e rancori, a non vendicarci delle offese ricevute e a perdonare. (b) Dio consiglia altro per aiutare a dimenticare gli errori altrui (7) e a eliminare l'odio dal nostro cuore (6; 7); esorta: Ricordati della fine,… della dissoluzione e della morte (6), cioè dei novissimi (morte, giudizio, inferno, paradiso); Ricorda i precetti,… l’alleanza dell’Altissimo (7): i precetti sono elementi integranti dell'Alleanza di Dio con il suo popolo; se faremo questo, per i meriti di Gesù Cristo Dio ci perdonerà i peccati quando lo preghiamo (2) e ci concederà la fedeltà ai comandamenti (6): l'amore a Dio e al prossimo e il perdono reciproco, come Lui ha misericordia e ci perdona.

II - Matteo 18,21-35 - 1. Gesù parla di perdono al fratello che ci offende e Pietro Gli domanda: Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? (21); in effetti nelle scuole rabbiniche si discuteva su questo e si pensava che tre volte fosse il numero giusto. Pietro cerca di intuire il pensiero di Gesù, che si mostra sempre molto generoso, quando si tratta di amore al prossimo, e Gli propone: Fino a sette volte? (21), raddoppiando con generosità. Ma la risposta di Gesù va oltre ogni aspettativa: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (22); Egli riprende il numero, indicato da Pietro, lo moltiplica per se stesso e ancora per 10: 490, cioè bisogna perdonare sempre. Altrove Gesù dice di perdonare chi ci offende e chiede perdono: Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli (Lc 17,3), anche se … : E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai (Lc 17,4). Nel Padrenostro Gesù ci insegna a pregare: rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12); chiediamo perdono nella misura in cui perdoniamo. È come se pregassimo: “Padre, 1. se non perdono niente a nessuno, non perdonami niente; 2. se perdono poco, perdonami poco; 3. se perdono molto, perdonami molto; 4. se perdono tutto, perdonami tutto”.  Perdonare significa non serbare rancore e amare tutti, anche quelli che ci fanno del male; perdonare, comunque, non significa non difendere i propri diritti: può diventar necessario anche mettere distanze psicologiche e fisiche da chi ci fa del male, e addirittura anche ricorrere allo Stato per tutelarsi, ma sempre senza odio e, anzi, con amore. Gode grande serenità chi perdona tutto al prossimo e sa di avere il “diritto” al perdono totale da Dio! Il modello da seguire è Dio, che sempre ci perdona quando glielo chiediamo, purché riconosciamo che abbiamo peccato, ci pentiamo e facciamo il proposito di non peccare più, e di riparare – se possibile - il male fatto.

2. (a) Gesù ci invita a perdonare perché siamo perdonati da Dio, e racconta la parabola, nella quale appare che avviene nel Regno di Dio qualcosa di simile a ciò che succede a un re, che vuole sistemare i conti con i suoi servi (23). Gli si presenta uno che ha contratto con lui il debito enorme di 10 mila talenti (24), cioè la paga di 1000 operai per 200 anni! Impossibile pagarlo! Il padrone, che è il re, ordina la confisca di tutti i beni e il carcere in attesa della vendita del debitore e dei familiari (25). L’uomo è disperato! Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo (26): “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa” (26). Il re-padrone ebbe compassione di quel servo, accetta per buona la promessa irrealizzabile, lo lasciò andare e gli condonò il debito (27). Fantastica la felicità del debitore condonato. Ammiriamo la bontà del re-padrone nel condonare il debito e guardiamoci dall'incoscienza del debitore, che accumula un debito così alto. Pensiamo alla infinita bontà di Dio, che ci perdona peccati gravissimi e recriminiamo la nostra cattiveria e ignoranza e stupidità nel peccare. b) Il debitore condonato incontra uno, servo come lui, che gli deve una somma, che è la paga di un operaio per 3 mesi. Lo afferra per il collo e gli ingiunge la restituzione (28). Il poveretto lo prega con le stesse parole e atteggiamento, usati dal suo creditore col re (29; cfr 26); ma questi  lo fa gettare in prigione fino a che non avesse pagato il debito (30). È impressionante la crudeltà, l’insensibilità, la cattiveria di quest’uomo, la sua corta memoria del beneficio ricevuto pochi minuti prima: per una somma così piccola (3 mesi di salario), costui fa gettare in carcere un suo compagno! Lui che ha ricevuto il condono tanto grande! (c) Il padrone viene avvertito (31); convoca l’ex debitore e gli rinfaccia: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato (32) e gli rimprovera la crudeltà con il collega, che gli doveva ben poco: Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te (33). Il re, sdegnato, lo getta in carcere, ritira il condono ed esige la restituzione del debito (34). Gesù fa l’ammonizione: Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello (35). Certo non vuol dire che Dio ritira il perdono concesso, ma ci avverte che è enorme il debito, che noi abbiamo contratto con Lui a causa dei nostri peccati, e piccolo è il debito, che gli altri hanno con noi per le offese che ci fanno. Poiché Dio perdona a noi offese grandi, noi dobbiamo perdonare le piccole offese ricevute. Se non siamo generosi nel perdonare, Dio farà altrettanto con noi. Esaminiamoci e correggiamoci.

III - Romani 14,7-9 - Dipendiamo sul piano naturale totalmente da Dio, che ci ha creati, ci conserva e concorre alle nostre azioni, e ancora più sul piano soprannaturale, perché Egli ci comunica la vita divina, ce la conserva e ci dà le grazie attuali per poter agire; tutto ci viene dal Padre per mezzo del Cristo nello Spirito Santo: dobbiamo essere sempre del Signore qualsiasi cosa facciamo, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore (8). Veniamo dal Signore, siamo del Signore, andiamo al Signore: nostro fine non siamo noi o una creatura ma è il Signore: Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso (7); esistiamo per la gloria di Dio, cioè per conoscerLo, amarLo e servirLo e per farLo conoscere, amare e servire e così consentirGli di salvare noi e i fratelli. Nostro Salvatore e sorgente di vita divina, Maestro e modello è Cristo, (che) è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi (9), cioè per farci morire al peccato e resuscitarci alla vita divina, perché Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore (8 cfr. Rm 8,9; 1Cor 3,23). Rinnoviamo la nostra fede in questa verità, che è il principio e fondamento della nostra esistenza naturale e soprannaturale; fissiamo il nostro sguardo su Gesù e Maria e Giuseppe e conformiamoci a loro per poter vivere e morire interamente di Dio, per andare poi a stare con la Trinità per tutta l’eternità; supplichiamo per avere tale grazia.

EUCARESTIA. All’inizio della Messa chiediamo perdono dei peccati; ci scambiamo il segno di pace per il perdono reciproco; offriamo Gesù col suo sacrificio, che è anche espiatorio dei nostri peccati. Nella comunione eucaristica ci uniamo a Gesù, che ci comunica la sua capacità di amare anche i nemici e di perdonare. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, che ci ottengano la grazia di vivere la Messa anche come mezzo per superare tutte le divisioni, che i nostri peccati creano fra di noi e con gli altri. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Gli Apostoli, come tutti gli uomini, trovano difficile l’insegnamento di Gesù sull’amore verso il prossimo, e soprattutto l’amore ai nemici e il perdono generoso. Ma Gesù ce ne ha dato l’esempio ed è lui che ce ne dà la forza per mezzo dello Spirito. Evitiamo di contare sulle nostre forze quando si tratta di fare il bene, anche il più piccolo: Senza di me non potete far nulla.

2. Quello che è impossibile alle forze umane, lo possiamo ottenere da Dio con la  preghiera. Di qui la necessità di dare spazio alla meditazione, che ci fa approfondire le motivazioni di fede, e la preghiera di supplica, che ci ottiene le grazie.

3. L’insegnamento di Gesù per mezzo delle parabole è di una utilità pedagogica inesauribile.

4. Nutrire odi, rancori, desiderio di vendetta sono sentimenti negativi e autodistruttivi: ci tolgono la pace e ci espongono a errori di valutazioni e ad azioni sbagliate e dannose a noi stessi. Meglio stroncarli sul nascere, anziché accoglierli e alimentare dentro di noi. Dio ci aiuta

5. Se vogliamo essere veramente di Dio, guardiamo a Gesù e seguiamo il suo insegnamento e il suo esempio e attingiamo da Lui la forza per “farcela”. Siamo nel campo soprannaturale; non possiamo aspettarci di riuscire, usando le nostre risorse umane di intelligenza e volontà. Solo la grazia di Dio può aiutare la buona volontà umana.  (mons. Francesco Spaduzzi)  

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