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Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. 1Re ci presenta la Provvidenza divina a favore di Elia e di una povera vedova; nel Vangelo Gesù loda una vedova povera, che fa una piccolissima offerta al Tempio, ma preziosa agli occhi di Dio; Ebrei ci parla dell’efficacia del sacrificio di Cristo.

I - 1Re 17,10-16 - (a) Elia preannunciò siccità e carestia come castigo per i peccati di idolatria del re e degli Ebrei del Nord e arrivarono. Dio sfamò con un miracolo il profeta per un periodo e poi gli ordinò di trasferirsi a Sarepta di Sidone da una vedova. All'ingresso della città la vide, le chiese da bere (10) e: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane» (11), ma la donna, giurando, rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo» (12). Ammiriamo la rassegnazione della donna alla morte per fame e la disponibilità a fornire acqua da bere al profeta. Imitiamola. (b) Elia insiste: Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio (13), poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra” (14). La donna credette alla Parola di Dio, andò e fece come aveva detto Elia (15); in effetti, La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia (16) e mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni (15). La fede nella Parola di Dio otteneva i miracoli nell'AT e nel NT e oggi. Grande è la fede del profeta, che aveva fatto esperienza tante volte della bontà e potenza di Dio; sorprendente quella della donna, forse non ebrea. La fede si alimenta con l'ascolto della Parola di Dio e con l'adesione piena a essa.

II - Marco 12,38-44 - 1. Nel Tempio, Gesù nel suo insegnamento, rimproverava agli scribi 2 vizi capitali. (a) Anzitutto erano superbi e lo manifestavano amando passeggiare in lunghe vesti, con lunghi e ampi mantelli dai ben vistosi colori gialli o viola, lussuosi e ricamati; ricevere lunghi saluti nelle piazze (38) dal maggior numero di persone e con inchini profondissimi con la fronte quanto più vicino alla terra; avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti (39), pregare a lungo in pubblico; tutto per farsi vedere (40) dagli altri e per vedere riconosciuta la propria superiorità nella scienza e nella santità. (b) Inoltre erano avari e avidi: si facevano pagare molto i loro pareri legali e sottraevano soldi alle vedove (40), in necessità di difendersi e proteggere i propri beni. Gesù dichiarò loro che riceveranno una condanna più severa (40), per la loro mancanza di misericordia per i bisognosi, e agli ascoltatori raccomanda: Guardatevi dagli scribi (38), cioè dal seguire i loro cattivi esempi. Gesù condanna la loro vanagloria e avidità: Egli si è umiliato diventando uomo (Fi 2,6-7), e ancora di più affrontando la Passione e morendo in croce (Fil 2,8), e ha manifestato distacco totale dai beni materiali, scegliendo genitori poveri e vivendo del proprio lavoro nella vita privata e di elemosine in quella pubblica, e infine morendo in povertà estrema. Anche noi guardiamoci dalla superbia e avarizia e dagli altri vizi capitali e teniamoci lontano dalla mentalità mondana, perché essa trascina al male. Non perdiamo di vista che portiamo dentro di noi le tendenze cattive, corrispondenti ai vizi capitali; resistiamo a esse. Esaminiamoci seriamente per vedere in che cosa cadiamo e correggiamoci. Dio ci aiuti a guardarci dentro e a difenderci dalle giustificazioni del tipo: “tutti fanno così”, perché ci portano fuori strada.

2. Gesù stava Seduto di fronte al tesoro del Tempio e osservava come la folla vi gettava monete (41). Tanti ricchi, che dispongono, ne gettavano molte (41) e preziose, come si sentiva dal rumore speciale che facevano. Ma, venuta una vedova, per giunta molto povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo (42), l'equivalente di € 0,80 di oggi. Allora Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, dispersi per il Tempio a osservarne la bellezza, dichiara loro solennemente: In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri (43), perché Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo (44), piccolissima parte del molto che possiedono; Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva di necessario per vivere (44). La donna, in tal modo, per vivere si affida totalmente a Dio e dà prova di grande fede in Lui e di grande fiducia nella Sua Provvidenza divina; è ovvio che il suo gesto rivela il suo amore grandissimo per Dio. Nutriamo anche noi questi sentimenti della vedova? Chiediamoli per noi; preghiamo per avere almeno il distacco dai beni della terra e la fiducia nella Provvidenza, che, come ci ha aiutati nel passato, così non mancherà di sostenerci nel presente e per il futuro. 

I - Ebrei 9,24-28. (a) Il sommo sacerdote ebreo entrava nel santuario ogni anno con sangue altrui (25), di un capro, offerto in sacrificio nella festa dell’espiazione; in vita più volte entrava nella parte più santa del santuario terrestre e col sangue aspergeva l’Arca per il perdono dei peccati propri e del popolo. Il santuario era quello fatto da mani d’uomo (24), da Salomone, ed era solo copia e figura di quello vero (24), il celeste, mostrato a Mosè. Anche questi sacrifici erano solo figura di quello vero, di Cristo, e quindi di efficacia limitata: purificavano solo l’esteriore dell'uomo, non il suo cuore; stimolavano il desiderio della purificazione senza darla. Perciò il sommo sacerdote ebreo ripeteva i sacrifici; Gesù, Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi (26), entra nel Tempio celeste con l’Ascensione, mediante il sacrificio di se stesso (26), e non di animali, dopo essersi offerto una sola volta (28); il suo sacrificio è perfetto ed efficace; altrimenti anch’egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte (26). Rinnoviamo la nostra fede nell’efficacia del sacrificio di Cristo, che in modo perfetto adora il Padre, Lo ringrazia, espia i nostri peccati e prega per noi. (b) Gesù, entrando nel mondo, ha offerto se stesso in sacrificio al Padre per fare la Sua volontà (Eb 10) e l’ha compiuta fino alla sua Passione e Morte, il vertice del suo amore obbediente (Fil 2,6ss); perciò non deve offrire se stesso più volte (25); egli è apparso sulla terra per annullare il peccato (26) di molti (28) e ce ne ha ottenuto il perdono. Poi Cristo è risuscitato e salito al cielo e non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo… ma nel cielo stesso (24), nel santuario celeste, dove Egli continua il suo servizio sacerdotale, comparendo ora al cospetto di Dio Padre in nostro favore (25; cfr. 7,25), per ottenerci grazie. Gesù rende presente se stesso e il suo sacrificio nella Messa e ci associa oggi ad esso, specie nella Comunione, aiutandoci a compiere anche noi la volontà del Padre, per accoglierci poi in Cielo, quando sarà il momento. (c) Per gli uomini è stabilito che vivano e muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio (27). Così Cristo: è morto una sola volta (cfr. 28) e apparirà una seconda volta (28) per il Giudizio finale a vantaggio di coloro che l’aspettano per la loro salvezza (28), ma senza alcuna relazione con il perdono del peccato (28), situazione già risolta nella prima venuta.

EUCARESTIA. Il sacrificio di Gesù è la sua vita vissuta nell’obbedienza amorosa al Padre ed è reso presente nella Messa; qui ascoltiamo la volontà del Padre e ci impegniamo a compierla, offrendo il pane e il vino come segno; la comunione ci rende capaci di fare la volontà di Dio e fa della nostra vita un sacrificio gradito a Dio. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di vivere seguendo il loro esempio. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. I sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia, non hanno perso la loro attualità. Sono profondamente radicati in ciascuno di noi e costituiscono la “carne”, contro le cui  tendenze dobbiamo lottare per mortificarle, cioè per dare loro la morte, e così evitare che esse distruggano o rallentino la nostra vita spirituale. 

2. Questa donna, vedova e povera, mostra tante virtù nel suo gesto, che Gesù stesso sottolinea in particolare la sua generosità, perché ha dato tutto quello che aveva ed era ciò che le serviva per vivere. Naturalmente viene spontaneo ricordare anche la sua fede nella Provvidenza di Dio, che secondo lei, non avrebbe mancato di farle trovare da mangiare, se Egli lo riteneva necessario.

3. E’ più spontaneo notare e ammirare chi dà somme consistenti rispetto a chi dà poco, ma Gesù ci ricorda che davanti a Dio molte volte vale molto di più la piccola offerta da una persona povera che una grande offerta da una persona ricca, a cui non mancano i beni di questo mondo e non costa nulla dare anche grosse somme.

4. Se pensassimo a quanto Dio ci ama da tutta l’eternità e che tutto quello che siamo e abbiamo è dono di Dio, perché Egli ci ha creati, ci conserva e ci dà il concorso, e inoltre ci dà la partecipazione alla natura e vita divina, ce la conserva e ci dà le grazie attuali, non dubiteremmo mai della Provvidenza di Dio e della sua infinita potenza, sapienza e bontà, a nostro favore.

5. Il sacrificio di Gesù, perfettamente gradito al Padre, è stato il suo compimento fedele della volontà del Padre; anche noi possiamo fare della nostra vita un sacrificio gradito a Dio, se ascoltiamo la Parola di Dio e la mettiamo in pratica, cioè se osserviamo i 10 comandamenti, che si riducono ai 2 precetti dell’amore a Dio e al prossimo. (mons. Francesco Spaduzzi)

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