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Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. In Genesi Dio crea l’uomo e la donna in vista del matrimonio di uno solo con una sola per sempre per una comunità di vita; nel Vangelo Gesù restituisce al matrimonio le caratteristiche originarie; Ebrei ci ricorda che dobbiamo tutto a Cristo sul piano soprannaturale.

I - Genesi 2,18-24 - Dio ha creato l'uomo, ma osserva: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda», adatto a fargli compagnia (18). Dio crea animali, ma senza spirito, e li presenta all'uomo (19), che impone loro il nome come segno del suo dominio (19-20); ma tra di loro per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse (20). Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto (21); con essa forma la donna e la presenta all'uomo (22). L’uomo dice: La si chiamerà donna (23), segno della propria autorità, ma ne riconosce la perfetta parità: Questa volta/ è osso dalle mie ossa,/ carne dalla mia carne/… perché dall’uomo è stata tolta (23; cfr. Gn 1,26ss), ribadita con: e i due saranno un’unica carne (24); Per questo, in vista della vita comune di marito e moglie, l’uomo, anzi entrambi, lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie (24). (a) Dio crea l'uomo e la donna e li crea l'uno per l'altra. Essi si completano se stanno insieme per amore reciproco, perché c'è una meravigliosa complementarietà fra i due sessi. Dio ha previsto solo il matrimonio eterosessuale e lo ha benedetto. (b) Può essere utile che lo Stato tuteli le coppie di fatto, ma non sfaldi la famiglia, che è formata da un uomo e una donna con il matrimonio monogamico e indissolubile, aperto all’accoglienza dei figli, con comunità di vita. Può essere felice solo chi nella vita matrimoniale realizza il piano di Dio. Crolla lo Stato quando la famiglia entra in crisi, come insegna la storia. Preghiamo molto per la famiglia, attaccata in tante parti del mondo, specie in Occidente.

II - Marco 10,2-16 - Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova e domandargli se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie (2). Se avesse risposto di sì, si sarebbe pensato che veniva meno all'ideale di vita santa, che proponeva; se avesse risposto di no, l’avrebbero accusato di parlare contro la Legge. Gesù, secondo gli usi, risponde con un altra domanda: «Che cosa di preciso vi ha ordinato Mosè?» (3). I Farisei dicono: «Mosè ha solo permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla» (4), un vero progresso per i tempi: la sorte della donna dipendeva dal capriccio dell'uomo e il ripudio le consentiva di rifarsi una vita. Ma Gesù rileva che il divorzio non era nel piano di Dio, perché dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina (6): per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà per amore e col corpo a sua moglie (7), per formare la nuova famiglia; e i due, grazie a questa unione affettiva e fisica, diventeranno una carne sola (8): Così non sono più due, ma una sola carne (8), per sempre e senza possibilità di divorzio. Conclusione: Dunque l’uomo, o un’autorità umana, non divida quello che Dio ha congiunto (9). Gesù riporta alla purezza originaria il piano di Dio: niente poligamia e divorzio. Gesù spiega così il ripudio: Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma (5); per essi erano difficili l'unità e l'indissolubilità del matrimonio. Gli Ebrei restano duri di cuore anche al tempo di Gesù. Chiediamo la docilità alla Parola di Dio in ogni circostanza e in qualsiasi argomento e proponiamo con coraggio quel che Gesù e la Chiesa insegnano circa il matrimonio e la famiglia e sosteniamolo con iniziative concrete. (b) A casa, i discepoli perplessi lo interrogavano di nuovo su questo argomento (10); Lui aggiunge: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio» (11-12). Come caratteristica del matrimonio anche ricordiamo la comunità di vita, possibile solo quando c’è l'amore vero, realistico, cioè che si fonda sulla conoscenza almeno sufficiente del partner, delle sue buone qualità, da accrescere, e cattive qualità, da diminuire.

2. (a) Alcuni, forse i genitori, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, imponesse loro le mani per benedirli, ma i discepoli li rimproverarono (13) per farli allontanare da Lui. Gesù, però, al vedere questo, s’indignò (14) e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite (14) e anzi occorre facilitarglielo; a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio (13); In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso (15). Gesù vuole che maturiamo volontariamente le caratteristiche, presenti nei bambini per istinto: giusta dipendenza, disponibilità, capacità di credere agli altri, accogliere quello che loro viene detto, gioire e meravigliarsi, non cercare potere e denaro, credere all'amore con semplicità. Questo non è facile per l'adulto, ma Gesù lo ritiene indispensabili per entrare nel regno di Dio; esse costituiscono la cosiddetta infanzia spirituale, che si esprime soprattutto nell’affidarsi totalmente a Dio. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro (16). (b) Letto in connessione con le parole di Gesù sul divorzio, questo episodio ci ricorda la triste realtà dei bambini, figli di divorziati, che hanno sofferenze terribili per la separazione dei genitori, specie se essa avviene in un clima di esacerbata conflittualità; in seguito appaiono conseguenze psicologiche gravissime, specie se i genitori si risposano. Dio Padre conceda agli sposi una paternità e maternità ricca di sensibilità, in modo che ai bambini siano risparmiate queste sofferenze.

III - Ebrei 2,9-11 – (a) Il Figlio di Dio condivide col Padre, per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose (10), e lo Spirito l'unica natura divina, e insieme con loro è creatore di tutto e lo conserva; Egli è generato e non creato, della stessa sostanza del Padre, luce da luce e Dio vero da Dio vero. Egli diventa uomo come noi e così fu fatto di poco o per poco inferiore agli angeli (9). Con lui siamo tutti da una stessa origine, figli di Adamo (11) e Lui non si vergogna di chiamarci fratelli (11). Gioiamo di questa fratellanza con Gesù: è il punto di partenza della nostra elevazione a figli di Dio e della nostra salvezza; Egli è colui che santifica e noi coloro che sono santificati (11). Adoriamo, lodiamo, benediciamo Gesù, Dio col Padre e lo Spirito. (b) Gesù ci santifica (11) per mezzo delle sofferenze della sua vita e Passione: con esse Conveniva infatti che Dio… rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza (10), cioè che Gesù completasse la sua missione di Salvatore. Gesù è perfetto, ma la sua missione avviene nel tempo e si realizza per tappe e si completa con la glorificazione alla destra del Padre e con la venuta dello Spirito. Gesù per la grazia e misericordia di Dio … ha affrontato la morte a vantaggio di tutti (9: cfr. 10.11) e noi lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto (9), perché ora con la resurrezione e ascensione siede alla destra del Padre, è il re dell'universo e verrà come giudice di tutti. E il Padre per mezzo di Lui conduce molti figli alla gloria (10). Padre e Figlio e Spirito, tutta la Trinità ci salva per mezzo di Gesù, che è il redentore, e per mezzo dello Spirito Santo, che è il santificatore. Crediamo, adoriamo, lodiamo Dio per la salvezza così gratuitamente ottenuta dalla sua misericordia. Approfittiamone, rispondendo con docilità alla grazia di Dio.

EUCARESTIA. In essa lo Sposo Cristo nutre la sua Sposa amatissima, la Chiesa, e ogni discepolo, con il cibo, che è Lui stesso, e si fa modello vita e di amore per ogni cristiano e ne dà loro la forza. Chiediamo alla Vergine e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni di ottenerci di valorizzare l’Eucarestia come sorgente di vita cristiana.  (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La corruzione dei costumi, cioè il fatto che gli uomini cerchino il piacere, a volte l’utile, e mettano da parte il bene, anzi, arrivino a negare la differenza fra bene e male, è segno dell’abisso in cui è precipitata l’umanità; e tutta la vita dei singoli e sociale ne risente in modo tragico, a incominciare dalla famiglia: ne è il segno il moltiplicarsi dei delitti nella vita di famiglia.

2. L’uomo non si sente più felice quanto più pensa a sé, fa i comodi propri, agisce in modo egoistico, ma quanto più e meglio fa la volontà di Dio, che è guidata da una sapienza infinita e che vuole la vera felicità dell’uomo, tenendo conto anche della felicità degli altri. E impossibile che l’uomo possa essere felice da solo, anche se talvolta può essere utile cercare la solitudine.

3. I discepoli sono scossi dalle affermazioni di Gesù, che rimette in vigore l’unicità e l’indissolubilità del matrimonio, che non era accettata da nessun popolo. Matteo lo fa notare esplicitamente  dalla conclusione che tirano (Mt 19,1-12). Ma Gesù non ritratta quello che ha detto, perché fa parte della sua missione anche restaurare ciò che l’uomo aveva rovinato del piano di Dio.

4. Non è bene che l’uomo sia solo (Gn 2,18). Potremmo applicarlo anche a Dio stesso, che è uno nella Natura ma trino nelle Persone: Padre Figlio Spirito. L’uomo non si salva da solo, ma nella comunione con Dio e con i fratelli della Chiesa e dell’umanità. E’ vero che siamo giudicati individualmente, anzitutto al momento della morte, ma su come abbiamo amato Dio e il prossimo.

5. Se Gesù ha completato la sua missione in questo mondo, terminando la sua vita con la passione e morte di croce, non possiamo illuderci di poter fare a meno della croce se vogliamo consentire a Dio di salvarci. D’altronde Gesù è stato chiaro: il vero discepolo è colui che rinnega se stesso, prende ogni giorno la sua croce e lo segue. (mons. Francesco Spaduzzi)

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