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Tempo Ordinario: Domenica 21.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 21.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Giosuè rinnova l’alleanza con Dio perché il popolo crede; Gesù annuncia l’Eucarestia e rinsalda la fede dei credenti ma si allontanano i deboli di fede; Dio è amore e anche il matrimonio si deve fondare sull’amore, avendo a modello quello di Gesù per la Chiesa.

I - Giosuè 24,1-2a.15-17.18b – (a) Giosuè è vecchio e vicino alla morte e convoca tribù e capi, alla presenza di Dio (1): vuole rinnovare con gli Ebrei l'impegno di fedeltà a Dio, come all'ingresso nella terra d'Israele. Anche noi ricordiamoci gli anniversari religiosi del battesimo, cresima, prima comunione, matrimonio od ordine: ringraziamo Dio e rinnoviamo l’impegno di fedeltà a Lui. (b) Giosuè parla al popolo (2) e lo invita a scegliere: se servire il Signore, o gli dei di Abramo, prima della chiamata, o quelli dei popoli vinti; egli con i suoi, però, servirà l'unico vero Dio (15): così afferma fede e fedeltà. Facciamolo anche noi nella vita quotidiana, di fronte a chi ha abbandonato la fede o non l’ha mai avuta. (c) Gli Ebrei ricordano che Yahweh liberò dell'Egitto i padri e loro stessi nella persona dei padri; Egli ha compiuto tanti miracoli ai loro occhi; infine li ha custoditi nel viaggio verso la Palestina, in mezzo a tanti pericoli e popoli (17); e dichiarano: Perciò anche noi serviremo il Signore, perché Egli è il nostro Dio (18). Anche a noi giova non perdere di vista l’opera redentrice di Cristo, per cui siamo stati liberati dalla schiavitù di Satana, il cammino percorso per arrivare alla nostra situazione spirituale attuale e le tante grazie, che Dio ci ha fatte. E approfittiamo della confessione per chiedere perdono delle nostre ingratitudini e per correggere la nostra vita.

II - Giovanni 6,60-69 -  1. (a) Gesù ha parlato della necessità di nutrirsi della Sua Carne e Sangue, per avere la vita eterna e la resurrezione dei corpi, e ha affermato che essi sono vero cibo e vera bevanda e ci donano la permanenza di Lui in noi e di noi in Lui (Gv 6, 51-59). Molti dei discepoli, dopo aver ascoltato, hanno difficoltà a credere: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? (60) e Gesù lo sa; vuole aiutarli a credere, senza ritrattare nulla; così domanda loro se questo discorso li scandalizza (61)mette in crisi la loro fede in lui, e ricorda loro che in futuro dovranno credere a verità più difficili: E se vedeste il Figlio dell’uomo, Gesù, salire là dov’era prima? (62), cioè tornare al Padre. E’ il problema degli avversari di Gesù e di discepoli, che non riescono ad accettare Gesù come maestro in tutto. E noi aderiamo senza riserve a tutto quello che Gesù dice? O accettiamo quello che ci piace credere e rifiutiamo quello che non ci è gradito? (b) Gesù è veramente disceso dal Cielo – e lo ha dimostrato coi miracoli -, ma i suoi avversari lo ritengono figlio di Maria e di Giuseppe. Anche la sua carne, ricevuta da Maria, da sola non giova a nulla (63); Dio solo È lo Spirito ed è Vita, che dà la vita divina (63) a questa sua Carne e la rende vivificante, capace di trasmettere la vita divina; le parole di Gesù sono spirito, perché vengono da Dio, e sono vita (63)la contengono e la trasmettono. Il problema: Ma tra voi vi sono alcuni che non credono (64). A proposito di questi Gesù ha detto: nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre (65); in realtà il Padre attrae tutti alla fede in Gesù, perché vuole tutti salvi: Gesù muore per tutti. Ma non tutti vanno da Lui, perché rifiutano la chiamata di Dio. Gesù sapeva fin da principio, dall'inizio del suo ministero per la sua scienza divina, chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito (64). Noi vogliamo credere a Gesù e in Gesù e a tutto quello che Gesù ci dice, anche se capiamo poco o niente. Lui è Dio e Uomo, il nostro Messia e Salvatore, Via, Verità e Vita, l’unica nostra Speranza.

2. (a) Gesù ha confermato il suo insegnamento, ma da quel momento molti dei suoi discepoli… non andavano più con lui (66); appare la rottura di chi già era lontano da lui. Per loro le loro idee valgono più di Gesù e della sua Parola. Tanta stupidità c’è in ogni peccato. (b) Disse allora Gesù ai Dodici: “volete andarvene anche voi?”(67); la reazione di Pietro è immediata e generosa a nome suo e degli altri: Signore, da chi andremo?, non vogliono andare da altri; Tu hai parole di vita eterna (68): solo Lui ha parole che possano dare la vita eterna; e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (69): credono in Gesù come l'inviato di Dio. Anche noi rinnoviamo la nostra fede in Gesù; se crediamo in lui, conosceremo e capiremo molto di più e più facilmente la sua Persona e il suo insegnamento, perché la fede illumina la nostra intelligenza e la potenzia. Egli solo ha la Vita eterna e ce la può dare per mezzo della Parola e mediante i segni della sua presenza.

III - Efesini 5,21-32 – 1. A. Per chiarezza, bisogna collegare questo brano con l’invito di Paolo: camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (5,2); esorta all'amore reciproco, seguendo l’esempio di Dio, che ci fa figli carissimi (5,1), e di Cristo, che si è offerto in sacrificio per nostro amore (Ef 4,30-5,2). Poi Paolo esorta: Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri (21), cioè per amore rispettoso a Cristo, che ha obbedito al Padre fino alla morte (Fil 2,6-11), e si è sottomesso ai suoi genitori (Lc 2,51) e anche alle autorità religiose e civili, tutt’altro che sante. Certo non è mai consentito obbedire agli ordini, che vanno contro la legge di Dio o della Chiesa o contro leggi giuste dello Stato. B. Poi Paolo invita a stabilire i rapporti fra marito e moglie, avendo a modello la coppia Cristo-sposo e la Chiesa-sposa. (a) Già nell’AT tra Dio e il suo popolo il rapporto è sentito come quello dello sposo con la sposa (cfr. Os 1,2; 2,4-15.21-22; Gr 2,2.23ss; Ez 16,1ss; 23,1ss; Is 54,5; 62,5; Cantico). Così Paolo parla di Cristo, che ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei (25), per liberarla dal peccato. Per renderla santa Egli le ha dato il battesimo, in cui l’acqua mediante la parola la purifica (26), e può presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata (27). Cristo ama la Chiesa, il suo corpo (29), poiché siamo membra del suo corpo (30), e sempre ne ha cura (cfr. 29). (b) Cristo è anche capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo (23; cfr. 30); e la Chiesa è sottomessa a Cristo Capo (24). (c) Paolo non parla dell’amore della Chiesa per Cristo; significa questo che la Chiesa non ama Cristo o non vi è tenuta? Assurdo! La Chiesa deve amare Cristo e lo ama fino al sacrificio della vita di tanti suoi figli, martiri per Suo amore. (d) Paolo non parla della sottomissione di Cristo alla Chiesa; significa che Egli non lo è? Cristo obbedisce alla Chiesa: tutta l’attività di Cristo in Spirito in mezzo ai fedeli, anche nei sacramenti, è condizionata dagli ecclesiastici e dalle strutture, che essi danno alla Chiesa nei secoli. Questo rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa è un mistero, della cui bellezza percepiamo qualcosa, ma fondamentalmente ci resta oscuro e ci sfugge: Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (32). Ammiriamo l’amore e la sottomissione reciproci fra Cristo e la Chiesa e imitiamoli.

2. Paolo parla dei doveri degli sposi, con l'occhio sui rapporti fra Cristo e la Chiesa. (a) Esorta: E voi, mariti, amate le vostre mogli con la generosità di Cristo, che ha dato la sua vita per la Chiesa-sposa (25) e l’ha fatta Suo Corpo; e Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso (28), come la propria carne, giacché i due sono una sola carne (31; cfr. Gn 2,24): Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura (29). Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie (31). (b) Ci si aspetterebbe che Paolo parli dell'amore della sposa per lo sposo, ma egli dà per scontati l'amore della Chiesa per Cristo e l'amore della sposa per lo sposo. Tutto quello che Paolo dice dell’amore e della cura dello sposo per la sposa, vale anche per la sposa nei confronti dello sposo... (c) Paolo ha parlato della sottomissione della Chiesa a Cristo e propone: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore (22), addirittura in tutto (24) e porta come motivazione che il marito infatti è capo della moglie così come Cristo è capo della Chiesa (23). In ogni caso lo sposo non può esigere l’obbedienza della sposa in materie, che sono contro le leggi di Dio o della Chiesa o leggi giuste dello Stato e tra l’altro lo sposo, a differenza di Gesù, non è Dio e non è morto per la sposa; perciò si tratta di sottomissione “analoga” e non identica, come “analogo” è l’amore. Inoltre Paolo sottolinea l’uguale, esclusivo e reciproco diritto sui corpi, l’uno dell’altro, in ordine agli atti matrimoniali (1Cor 7,3-6), e questo contro lo stato di inferiorità della donna e la poligamia, riconosciute dal diritto pagano e dai costumi ebrei: si tratta di un rapporto di piena parità di diritti e doveri. D’altra parte Paolo dichiara che, dopo l’evento Gesù, tutti gli essere umani sono uguali: Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,28). (d) Così viene anche da pensare che, come Paolo non ha parlato della sottomissione di Cristo alla Chiesa – ed esiste -, così non ha parlato della sottomissione dello sposo alla sposa, che si suppone in 1Cor 7,3-6. L’ideale proposto agli sposi è altissimo; il sacramento è sorgente di grazia per poter vivere a queste altezze; la preghiera e la fedeltà a Cristo tiene sempre aperta la sorgente di tali grazie.

EUCARESTIA. Alcuni discepoli si allontanano; noi invece rinnoviamo la nostra fede nella presenza di Gesù nell’Eucarestia e in Lui come sorgente di grazie specie in essa. Preghiamo per noi e per gli sposi cristiani perché trovino qui tutte le grazie, di cui hanno bisogno; la Vergine Maria e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, preghino per noi. (mons. Francesco Spaduzzi)

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