Tempo Ordinario: Domenica 19.ma dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 19.ma dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Dio nutre Elia con un pane speciale e con effetti miracolosi; ancora più miracoloso per quello che è e per quello che produce è il pane di vita che è Gesù; per Paolo la Trinità è carità e i cristiani devono vivere animati dalla carità, oltre che dalla fede e dalla speranza.
I – 1Re 19,4-8 - (a) Elia, per sfuggire alle minacce di morte da parte di Gezabele, si allontana nel deserto del Sud per una giornata di cammino (60-80 km) e poi andò a sedersi sotto una ginestra (4). E’ scoraggiato e parla a Dio: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri (4). Non cala la sua fiducia in Dio, ma in sé stesso per la crescita della paura. Stanco nel corpo e abbattuto nell’animo, Elia si addormenta (5). Egli ha fatto grandi cose per difendere l’onore di Dio e per la fede nella sua unicità, ma sente la propria inadeguatezza di fronte alla sua importante missione: conoscere i propri limiti è somma scienza e sapienza e riconoscerli è umiltà; ci aiutano a evitare errori nel regolare le nostre relazioni e nella scelta dei rimedi per risolvere le situazioni complicate sul piano naturale e soprannaturale. Il rimedio ai nostri limiti è valorizzare tutti i mezzi, che abbiamo a disposizione e appoggiarci a Dio in tutto. (b) Un Angelo sveglia Elia una prima volta (5) e una seconda volta (7). Elia vede cibo e acqua e si nutre una prima volta (8) e una seconda volta (8). Dopo aver mangiato la prima volta si addormenta di nuovo (6); quando l'Angelo l’invita a mangiare la seconda volta, gli dice: Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino (7). Il cibo è miracoloso per Elia: Con la forza di quel cibo speciale camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb (8), al Sinai. Questo cibo è preso a simbolo del pane eucaristico, che ci sostiene nel cammino difficile e tribolato della vita, per portarci al Monte di Dio, al Paradiso.
II - Giovanni 6,41-51 – 1. (a) Allora i Giudei si misero a mormorare contro Gesù, perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo» (41); si chiedono: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (42) come la manna. Pensano di sapere tutto di lui, ma la facilità e la frequenza, con cui compie i miracoli, e la sublimità del suo insegnamento dovrebbero spingerli ad ammettere in Gesù il mistero, che non conoscono o rifiutano: Egli è il mandato da Dio ed è Dio stesso. Bloccati dai loro pregiudizi, rifiutano di ragionare e arrivare alla fede. Esaminiamoci se in noi c’è qualcosa delle cattive disposizioni dei Giudei. (b) Gesù cerca di spiegare loro perché sono chiusi alla fede. Gesù si rifà a una profezia dell'AT: Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio (46), che si ritrova quasi con parole simili in Isaia (54,13) e Geremia (31,34). Precisa Gesù: Chiunque ha ascoltato il Padre, e ha imparato da lui (46), cioè si è messo alla scuola di Dio e aderisce alla sua Parola, viene a me (46), perché Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (44): l’attirato crede in Gesù. Ma i Giudei si sono sempre ribellati a Dio e anche ora che il Padre li attira al Figlio Gesù, per farli credere in Lui, si rifiutano. Così avviene sempre: il Padre attira tutti a Gesù, perché vuole tutti salvi per mezzo di Lui, ma le nostre disposizioni interiori negative impediscono il buon successo dell'azione del Padre a nostro favore. Stiamo attenti: l'influsso negativo del mondo esalta la ricerca del piacere e fa rifiutare ogni forma di sacrificio, che sono indispensabili per maturare nella fede, speranza e carità. (c) Gesù precisa: Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che (Gesù!) viene da Dio ha visto il Padre (46), e quindi bisogna ora ascoltare e credere al Figlio per avere già da adesso la vita eterna: chi crede ha la vita eterna (47), e alla fine del mondo la risurrezione dei corpi: io lo risusciterò nell’ultimo giorno (44). Lasciamoci guidare senza riserve da Gesù, lui che conosce il Padre ed è stato mandato da Lui; crediamo a lui e in lui e avremo la salvezza dell’anima e del corpo.
2. Gesù dichiara: Io sono il pane vivo (51), che ha la vita in sé, e Io sono il pane della vita (48), che dà la vita agli altri; si tratta della vita eterna. Questo è il pane che discende dal cielo (50; cfr. 51): è stato mandato dal Padre sulla terra, perché chi ne mangia non muoia (50) di morte spirituale e anzi vivrà in eterno (51), nel senso che non si separerà mai da Dio, perché conserverà sempre in sé la vita divina; invece nota Gesù: I vostri padri ebrei hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti (49) spiritualmente a causa delle loro ribellioni a Dio e fisicamente senza poter entrare nella Terra promessa. Gesù è il pane vivo e della vita nel senso che chi crede a lui e in lui ha la vita eterna ora e la risurrezione della carne alla fine del mondo; Egli è donato dal Padre e perciò è disceso dal cielo proprio per comunicare questa vita, che è eterna in Dio e nell'uomo, che rimane fedele a Gesù e alla sua Parola. Accresciamo la nostra unione con Gesù per mezzo della meditazione sulla sua Persona e la sua Parola e con l’uso dei sacramenti e la pratica delle virtù, di cui Gesù ci ha lasciato l’esempio. (b) Gesù parla anche di un pane futuro che egli darà: il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (51): egli conferma qui l’annunzio del pane eucaristico, che darà nell'Ultima Cena e di cui parla nei versetti seguenti. Ascoltiamo Gesù per quello che ha detto già e prepariamoci ad ascoltare ciò che dirà: si tratta di realtà spirituali bellissime. Preghiamo per capire e gustare almeno un po' il dono, che ci farà, la grandezza del dono e l’infinito amore che ne è la motivazione.
III - Efesini 4,30-5,2 – (a) Cristo ci ha amato e, per nostro amore, ha dato se stesso e la sua vita per noi, facendo la volontà del Padre nell’obbedienza totale a Lui; ora chi obbedisce a Dio trasforma la sua vita in sacrificio a Lui e Gesù è vissuto offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (2), gradito al Padre e vantaggioso per noi. Per questo sacrificio di Gesù noi siamo stati redenti (32) e riconciliati col Padre. Anche lo Spirito Santo opera per redimerci: con lo Spirito Santo di Dio, … foste segnati per il giorno della redenzione (30). Lo Spirito ci illumina e ci fa credere e nel battesimo ci contrassegna, imprimendo in noi un sigillo: diventiamo figli carissimi (1) di Dio, fratelli e membra di Cristo, amici e dimora dello Spirito. Così iniziamo il cammino verso la salvezza, che sarà completato in cielo, nella gloria (30). Ringraziamo Padre e Figlio e Spirito per quanto fanno per salvarci. (b) Seguiamo i consigli di Paolo: E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio (30) con i nostri peccati; Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità (31); in effetti ogni peccato è contro l’amore di Dio e del prossimo, e perciò rattrista lo Spirito, sorgente dell’amore. Poiché figli di Dio. Fatevi dunque imitatori di Dio (1); aveva già detto Gesù: Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48) e Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36). E Paolo: camminate nella carità nel modo in cui anche Cristo ci ha amato (2) e siate… benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (32). Noi, figli di Dio, dobbiamo contemplarLo e imitarLo: amiamoci come fratelli sia perché siamo a immagine di Dio (Gn 1,26) sia perché presenza di Cristo; e da buoni figli di Dio trattiamoci con mutua benevolenza e misericordia come fa il Padre con noi. Lo Spirito ci riempia per poter amare in modo generoso, superando i nostri egoismi.
EUCARESTIA. Il discorso del pane di vita, che prima è la Parola di Gesù, poi Gesù stesso e quindi la Carne e Sangue di Cristo, ci aiuta a capire l’importanza dell’Eucarestia nella vita del cristiano e della comunità. Chiediamo per intercessione della Vergine e di S. Giuseppe, degli Angeli e dei Santi, di capire e gustare questo sommo dono di Dio. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. I Giudei mormorano contro Gesù (41), perché pensano di avere una conoscenza completa di Gesù, e perciò rifiutano di credere sulla base di quello che Egli dice di sé e insegna e di quello che fa. Questo rifiuto mostra l’attaccamento al proprio modo di pensare sbagliato, al punto che non riescono a ragionare secondo quello che vedono i loro occhi e sentono le loro orecchie.
2. La fede è un dono (44), che Dio offre a tutti, perché essa è indispensabile alla salvezza, ed Egli in effetti dà a tutti i mezzi per salvarsi (45); ma i doni si devono anche accogliere. Se uno rifiuta il dono perché non si vuole mettere in discussione, p. es. non vuol accettare l’idea che può darsi che altri conoscono le cose meglio di lui; la colpa è tutta sua, se si trova escluso dalla salvezza.
3. Gesù dice di sé: Io sono il pane vivo (51) e Io sono il pane della vita (48). Egli è presente come sorgente di vita sia per quelli che Lo ricevono come cibo nella comunione sia per quelli che Lo adorano. Bene si insiste sull’accostarsi alla Comunione, ma non abbastanza sulla ricchezza di grazie che vengono dal trattenersi con Lui nel ringraziamento dopo la Comunione e nell’adorazione.
4. Il nutrimento, che viene da Dio a Elia (8), è fonte di energia inesauribile per il profeta, che deve affrontare gli ultimi impegni, importantissimi, della sua vita e missione. Questo nutrimento diventa simbolo dell’Eucarestia, che rende presente Gesù nella sua persona e nella sua opera proprio come 20 secoli fa, anche se sotto il segno del pane e vino consacrati.
5. La morte al peccato (31) e la resurrezione a vita nuova (32-2) inizia nel battesimo e si perfeziona durante tutta la vita grazie alle energie, offerte dal battesimo, e dagli altri sacramenti, specie dalla Confessione ed Eucarestia, che sono i sacramenti, ai quali Dio nella sua misericordia ci concede di accostarci più frequentemente. (mons. Francesco Spaduzzi)