Tempo Pasquale: Domenica III dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Pasquale: Domenica III dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Nel Vangelo Gesù con la sua apparizione conferma la fede degli Apostoli nella sua resurrezione; Pietro negli Atti accusa gli ebrei di aver voluto la morte di Gesù, ma Dio lo ha resuscitato; Giovanni invita a confidare nella misericordia di Dio e di Gesù.
I - Luca 24,35-48 – 1. (a) Gli Apostoli e gli altri discepoli stavano riuniti nel Cenacolo e ascoltavano dai due discepoli di Emmaus il racconto del loro incontro con Gesù (35); ed ecco che Gesù apparve all'improvviso in mezzo a loro e avviò il dialogo col saluto: «Pace a voi!» (36). Ma i discepoli, già agitati dal dubbio se credere alla risurrezione di Gesù, nonostante le donne, la Maddalena e i due discepoli di Emmaus, avessero riferito di aver visto Gesù risorto, furono Sconvolti e pieni di paura e credevano di vedere un fantasma (37); lo rilevò Gesù stesso: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? (38). Per rassicurarli, Egli mostrò loro le mani e i piedi (40) e li invitò: Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate (39); si sa che un fantasma non ha carne e ossa, come vedevano che aveva lui (39). E’ la mancanza di fede li tiene nell'agitazione, nella paura e nel dubbio, oltre che in grande sofferenza. Così è sempre. Quando rifiutiamo di credere a Dio, stiamo male perché ci sentiamo lontani da Lui, che ci attrae alla fede; ci lasciamo condizionare da esagerate esigenze della ragione, che vorrebbe l'evidenza, e dal diavolo, che vuole impedirci l’atto di fede. (b) Gesù offrì loro la pace (36), ma i loro cuori erano ancora divisi fra la gioia e lo stupore di vederlo vivo e la difficoltà a crederlo risorto (41); allora Egli, per liberarli dagli ultimi dubbi, chiese: «Avete qui qualche cosa da mangiare?» (41) e Gli offrirono una porzione di pesce arrostito (42), che mangiò davanti a loro (43), come in passato. La fede è obbedienza della mente alla verità, anche se questa è al di sopra della ragione, e dà sempre serenità, quando ci sono motivi sufficienti per essere sicuri che è Dio che parla: così avviene di questi discepoli e così avverrà anche dei futuri.
2. Anzitutto Gesù ricordò loro il suo insegnamento che in lui si sarebbero realizzate le profezie dell'AT a proposito del Messia: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (44). Non Lo capirono; ma da risorto Gesù aprì loro la mente per comprendere le Scritture (45), indispensabile anche per aiutare gli altri Ebrei a convertirsi a Gesù; ripetette loro che nell'AT Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno (4), e anche che nel suo nome - per sua autorità - saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme (47). Di tutto questo essi sarebbero stati testimoni (48). Così Gesù confermò ai presenti nel Cenacolo quel che aveva detto ai due discepoli di Emmaus che il Cristo doveva morire per entrare nella gloria, come predetto nell'AT (Lc 24,25-27). Le profezie di Isaia e altri, le figure come Isacco e Geremia, i simboli come il serpente di bronzo, preannunciano la vita, la passione e morte e la glorificazione del Messia. Gli ebrei usavano il midrash, parole e fatti della Scrittura per illuminare gli avvenimenti della loro vita; ma Gesù e i discepoli usano il pesher, cioè le parole e i fatti della vita di Gesù per illuminare fatti e parole dell'AT, che sembravano oscuri o senza significato speciale o venivano interpretate in modo simbolico. I Padri della Chiesa hanno continuato così. Preghiamo per ottenere di leggere tutta la Bibbia e di saperla leggere e gustarne il senso pieno, in tutta la sua inesauribile ricchezza.
II - Atti 3,13 3-15.17-19 – (a) Pietro con Giovanni guarì un paralitico nel Tempio (At 3,1-12) e parlò agli ebrei, stupiti per il miracolo. Egli rinfacciò loro di aver consegnato Gesù a Pilato (13) e di averlo rinnegato di fronte a lui (13; 14): Gesù è il Servo di Dio (13), il Santo e il Giusto (14); gli preferirono l’assassino Barabba (14), contro la volontà di Pilato di liberarLo (13); così uccisero colui che è Dio e l’autore della vita naturale e soprannaturale (15). Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri, ha glorificato il suo servo Gesù (13): Dio l’ha risuscitato dai morti (15); gli Apostoli ne erano testimoni oculari (15), per averlo visto vivo e mangiato con lui. Pietro ricorda la loro colpa di avere ucciso un innocente, il Messia, Dio e uomo; tanto più colpevoli, perché Pilato lo voleva liberare. Purtroppo anche noi, quando pecchiamo, crocifiggiamo Gesù nel nostro cuore e preferiamo la schiavitù di Satana alla libertà, che Gesù ci ha meritato con tanta sofferenza. (b) Pietro addolcì il rimprovero – pensò al suo tradimento? -, dicendo: Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi (17): eco della preghiera di Gesù morente (Lc 23,34), riproposta da Paolo per sé e gli assassini di Gesù (At 13,27; 1Cor 2,8; 1Tm 1,13). Ma Dio scrive dritto sulle righe storte e ha col loro delitto compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire (18). Pietro li esorta: Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati (19). A noi è rivolto lo stesso invito. Dio Padre ci doni il pentimento dei peccati e la conversione per i meriti di Gesù Cristo; può essere molto utile ripetere l’invocazione, suggerita da Gesù alla SdD M. Marta Chambon: Eterno Padre, ti offro le piaghe di nostro Signore Gesù Cristo per guarire quelle delle anime nostre.
III - 1Giovanni 2,1-5a – S. Giovanni ha motivato i fedeli (1 Figlioli miei) a evitare il peccato (1), rovina dell'uomo: i progenitori offesero Dio e danneggiarono sé e i discendenti nella vita naturale e soprannaturale; esorta pure a non abbattersi se qualcuno ha peccato, perché abbiamo un Paraclito, un avvocato, presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto (1), santo e gradito a Dio, che ci difende e ci ottiene il favore di Dio: Gesù è sempre esaudito dal Padre (Gv 11,41-42) nelle sue preghiere (Rm 8,34; Eb 7,25). Egli si è offerto al Padre come vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (2), con un sacrificio veramente efficace. Impegniamoci a evitare il peccato, senza scoraggiarci per le nostre miserie: la sua misericordia è più grande dei nostri peccati; ricorriamo a Gesù con la preghiera; accostiamoci alla Confessione e all’Eucaristia, per avere il perdono dei peccati e la forza per evitarli. (b) Il peccato è ribellione alla volontà di Dio, espressa nei comandamenti: Da questo sappiamo di averlo conosciuto - e di amarlo -, se osserviamo i suoi comandamenti (3); Chi dice: Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo (4) e in lui non c’è la verità (4), né Gesù, che è la verità (Gv 14,6), né lo Spirito di verità (Gv 14,17; 15,26; 16.13). Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio e del prossimo è veramente perfetto (5). Molti, purtroppo, hanno una conoscenza superficiale di Dio, proveniente da un po' di catechismo in parrocchia o a scuola, da quello che ripetono nel Credo o ascoltano nelle omelie, ma mai meditano su Dio, sulla sua Parola, la sua attività nel mondo e in ciascuno di noi, il suo amore, l’opera della salvezza. Così Dio è per loro sconosciuto ed estraneo, scomodo e limitativo. E’ utile leggere e meditare il Catechismo della Chiesa Cattolica e vi troveremo tutto quello che è necessario per conoscere e amare Dio e il prossimo, praticando la fede, speranza e carità.
EUCARESTIA. Qui incontriamo Gesù risorto, che ci parla come Maestro e ci unisce al suo sacrificio al Padre e a sé come cibo, per darci lo Spirito Santo e aiutarci a fare sempre la volontà di Dio. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni di ottenerci di seguire il loro esempio di unione totale a Dio e al prossimo. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Nelle verità della fede c’è sempre una parte di oscurità e a volte l’oscurità è totale. Perciò per credere è necessario fare un atto di volontà e dire: in questa affermazione c’è un elemento non chiaro o tutto è oscuro, ma io l’accetto come vera perché ho la certezza che viene da Dio, che non si inganna e non può ingannare. Così la resurrezione di Cristo…
2. Tommaso e altri hanno accettato la resurrezione di Gesù perché l’hanno veduto, cioè per l’evidenza, che viene dalla conoscenza per mezzo dei sensi. La loro non è fede e così è senza merito. Era utile a noi che avvenisse cos, perché le nostre certezze fossero fondate sulle affermazioni di testimoni oculari; noi però siamo più beati perché crediamo senza aver visto.
3. L’AT e il NT sono Parola di Dio, che contiene la verità che Dio ha voluto trasmetterci per mezzo di uomini, che sono stati testimoni e che comunque hanno scritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Perciò siamo garantiti che ci troviamo tra le mani un testo, che riporta quello che Dio voleva che ci fosse trasmesso e nel modo giusto.
4. “Voi avete agito per ignoranza (At 3,17). Pietro si ispira alla Parola di Gesù sulla croce nella sua preghiera per i suoi crocifissori di tutti i secoli; il concetto si ritrova anche in Paolo; si conclude che c’è nel peccato sempre una buona dose di ignoranza. In effetti, certamente lo eviteremmo, se sapessimo chi è veramente Dio e chi siamo noi, cosa è il peccato e quanto costa a Cristo redimerci.
5. Gesù è vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 2,2). Così fu tutta la vita di Cristo fino alla morte, vissuta nel compimento pieno della volontà del Padre: questo fu il sacrificio di Cristo, perfettamente gradito a Dio ed esprime l’adorazione e il ringraziamento, l’espiazione e la supplica di Gesù al Padre. Facciamo anche noi della nostra vita un sacrificio. (mons. Francesco Spaduzzi)