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Tempo di Natale: Santa Famiglia di Gesù e Maria e Giuseppe (Anno B) (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo di Natale: Santa Famiglia di Gesù e Maria e Giuseppe (Anno B) (2023-24)

Introduzione. Genesi ed Ebrei ci presentano la fede grandissima, la speranza e la carità di Abramo e Sara; il Vangelo quelle di Maria e Giuseppe, famiglia del NT, modello per noi.

I - Genesi 15,1-6; 21,1-3 – (a) Fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo, cioè godeva della sua protezione; la tua ricompensa sarà molto grande» (1); ma Abramo aveva 90 anni e notava: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco» (2), «un mio domestico», (3) quindi né figlio né patria né benedizione per i popoli. Dio lo rassicurò: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede» (4) e gli rinnova la promessa della discendenza numerosa: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; «Tale sarà la tua discendenza» (5). Abramo credette al Signore, rinnovò la sua speranza nella sua bontà e nelle sue promesse e Dio glielo accreditò come giustizia (6), cioè lo confermò nella santità. Solo la fede, la speranza e la carità, devono regolare il nostro rapporto con Dio. (b) Ancora 10 anni di attesa e Il Signore visitò Sara (1); Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato (2); Abramo chiamò Isacco il figlio (3). Ammiriamo la fede di Abramo: aspetta oltre 70 anni per vedere realizzata la promessa della nascita del figlio da Sara e ce ne vorranno altri 600 per avere la Palestina in possesso, ma continua a fidarsi e ad aderire a Dio, nonostante tutte le difficoltà che deve affrontare. Le virtù teologali sono un dono che Dio offre a tutti e noi dobbiamo accettarlo. Chiediamo la grazia di moltiplicarne gli atti, aggiungendo il pentimento dei peccati. Maria e Giuseppe le praticarono alla perfezione.

II - Eb 11,8.11-12.17-19 – Abramo, fu chiamato da Dio, che gli si rivelò e gli promise quel che sappiamo; Per fede,… obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava (8). Abramo credette in Lui come unico vero Dio e sperò nelle sue promesse; partì con la moglie e altri. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso (11). Così da un uomo e una donna, già morti quanto a capacità generativa - Abramo aveva 99 anni e Sara 90 -, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare (12). Prova durissima fu per Abramo, proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, l’ordine di Dio di sacrificargli Isacco, il suo unigenito figlio (17; cfr. 18), del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza (18). Ma Per fede, Abramo, che aveva 125 anni circa, offrì Isacco (17): Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti il figlio sacrificato; egli per questo lo riebbe vivo anche come segno prefigurativo e simbolo (19) di realtà più sublimi, quali la morte e resurrezione di Cristo e la resurrezione finale di tutti gli uomini. Come siamo lontani da una fede, speranza e carità, così grandi! Abramo e Sara le ricevettero come dono di Dio e le seppero far crescere e fruttificare. Anche la famiglia di Giuseppe e Maria vissero queste virtù alla perfezione. Chiediamole con insistenza nella preghiera e seguiamo il loro esempio.

III - Luca 2,22-40 - La Parola di Dio ci propone un mistero della vita di famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, il quarto gaudioso del Rosario. (a) Essi vivono secondo la legge di Mosè, qui ricordata ben 5 volte (22; cfr. 23; 24; 27; 39), cioè secondo la volontà di Dio, espressa nella Legge dell’AT. Gesù viene a fare la volontà del Padre e la compie da quando entra nel mondo col concepimento a quando ne esce con la morte: egli osserva le Leggi, anche le rituali, come ora nella presentazione al Tempio: Giuseppe riscatta Gesù con 5 sicli, perché primogenito, e Maria si purifica dopo 40 giorni dalla nascita del figlio; partecipano ai 3 pellegrinaggi annuali e celebrano la Pasqua a Gerusalemme; ascoltano la Parola di Dio il sabato nella sinagoga, ecc. Osservano i dieci comandamenti nei due precetti dell’amore a Dio e al prossimo. E noi rispettiamo i 10 comandamenti e i precetti della Chiesa? partecipiamo alla messa festiva con la comunione, ci confessiamo ogni anno, meglio se ogni mese, collaboriamo alle spese della Chiesa, ecc.? (b) Osservano anche la volontà “di permissione” di Dio. Nel mondo ci sono tante malattie e sofferenze e tanti fanno il male al prossimo…; Dio lo permette per rispettare la libertà e interviene quanto lo ritiene opportuno; per parte nostra dobbiamo esercitare la pazienza: possiamo e talvolta dobbiamo difenderci, ma senza odio e secondo la legge di Dio. Maria e Giuseppe affrontano tante sofferenze in unione con Gesù: anche Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35 – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (34): la fuga in Egitto e la permanenza in mezzo agli idolatri; in Galilea vivranno nel nascondimento e nel lavoro; Maria parteciperà alle sofferenze della vita pubblica e della Passione e Morte di Gesù e della Chiesa primitiva, ecc. Abbiamo anche noi pazienza nelle sofferenze, che ci sono utili per espiare i peccati nostri e degli altri, per collaborare con Gesù alla sua opera di salvezza come Maria e Giuseppe.

 2. La vita della Sacra Famiglia – una trentina di anni! - è riassunta da S. Luca in queste poche parole: Quando ebbero adempiuto ogni cosa, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui (39-40)Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,51-52)La Santa Famiglia fece la vita normale dei poveri di quel tempo a Nazaret ed è un esempio per noi. (a) Vita ritirata: apparivano in pubblico quando era necessario per la vita sociale; però sapevano ritagliare il tempo per ciascuno di loro e per la loro vita familiare. (b) Vita di lavoro: Giuseppe faceva il carpentiere e il falegname, e Gesù con lui; Maria era donna di casa e si interessava dall'orto. (c) Vita di umiltà, cioè di nascondimento: niente appariva della loro grandezza personale. (d) Vita di fede: facevano la volontà di Dio nelle azioni piccole e grandi, tutte importanti (e) Vita di obbedienza: il Figlio di Dio obbediva nella vita quotidiana a semplici creature, Maria e Giuseppe, anche se ne sapeva in tutto più di loro. (f) Vita di crescita: per tutti Gesù cresceva nel fisico e nell'esperienza delle cose, nella vita psicologica e spirituale. (g) Vita di pace e di concordia nella vita familiare (Col 3,12-14). (h) Vita quotidiana di preghiera e di lavoro(i) Vita di zelo apostolico: per mezzo della preghiera, del lavoro, del buon esempio. A Maria e Giuseppe importava sopratutto la presenza di Gesù con loro e la loro unione con lui. Impariamo a vivere secondo l’esempio che ci offre la S. Famiglia. Anche la nostra vita scorre nelle azioni ordinarie, ma quel che conta è che siano conformi alla volontà di Dio e fatte con intenso amore e la retta intenzione di agire per Dio.

EUCARESTIA. La vita nascosta di Gesù continua adesso nell’Eucarestia e nei segni della sua presenza. Gesù obbediva a Maria e Giuseppe allora; adesso si abbandona nelle mani dei sacerdoti e dei fedeli. Se lo trattiamo con la fede e l’amore di Maria e Giuseppe e dei Santi, avremo benedizioni a non finire; se lo trattiamo come Giuda o i suoi nemici, ne avremo gravissimo danno. Chiediamo per noi la fede e l’amore di Maria e Giuseppe e dei Santi Patroni. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Anche nelle leggi giuste dello Stato dobbiamo vedere la volontà di Dio, perché Egli vuole che viviamo una vita sociale serena ed equilibrata nel rispetto dei diritti e doveri, voluti da Dio e rispettati dallo Stato.

2. Simeone è il tipo di uomo che vive secondo la Legge di Dio e cura il buon rapporto con Lui. Nelle poche parole, che pronuncia, troviamo Dio e il Messia al centro di tutto. È un uomo, pieno di Spirito Santo, che lo guida e gli ha promesso di fargli vedere il Messia prima di morire.

3. La crescita di Gesù è un mistero, ma certamente la sua vita psicologica e spirituale andava di pienezza in pienezza, era sempre più matura; non passava da uno stato imperfetto e uno migliore,  ma da una condizione perfetta per un’età a un’altra perfetta dell’età seguente. E chi lo teneva sottocchio, come Maria e Giuseppe, che sapevano che era Dio e  uomo, percepivano la crescita.

4. La fede di Abramo viene ricordata tante volte nel corso dell’AT e del NT sempre con grandi lodi. Anche Paolo usa Gn 15,6 per spiegare l’importanza della fede: la vita cristiana affonda le sue radici nella fede, che si esprime e matura nella speranza e nella carità. Certamente la fede di Abramo è impressionante, perché viene vissuta in situazioni straordinarie come l’attesa del figlio per tanti anni e il suo sacrificio, e il rinvio per centinaia di anni del possesso della Terra promessa.

5. Tutto il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei è incentrato sulla fede dei tanti personaggi, che vengono ricordati, perché hanno mostrato di averla straordinaria. Alcuni affrontarono anche la morte, pur di restare fedeli a Dio. Difficilmente ci troveremo in situazioni così straordinarie per testimoniare la nostra fede, ma certamente dovremmo impegnarci seriamente a crescere in questa virtù, che dà significato a ogni momento della vita del cristiano. Come per tutte le virtù, anche questa cresce per la moltiplicazione degli atti in quantità e qualità.  (mons. Francesco Spaduzzi)

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