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Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno A (2022-2023)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno A (2022-2023)

Introduzione. La Sapienza ci insegna che Dio è infinito e opera in grande, anche nelle cose più piccole; Gesù ci insegna che la sapienza e la pazienza appaiono nelle opere del Padre, che dal poco sa trarre il grande; Paolo conferma che lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza.   

I - Sapienza 12,13.16-19 - Dio è uno solo e si prende cura delle creature (13); Egli è il padrone di tutti (16) e non deve rendere conto a nessuno, quando amministra la giustizia (13); il suo modo di agire è insegnamento e modello di amore reciproco (19) -  Egli ama tutti -, e sorgente della speranza del perdono dopo il pentimento (19); il suo rapporto con gli uomini è caratterizzato da governo indulgente (16; 18) e giudizio mite (18). Ma Dio ha anche la forza dalla sua parte (16; 18), e un potere che esercita in piena libertà (18) e l’usa al servizio della giustizia (16)Egli adopera la forza contro i senza fede e i prepotenti (17). Unico e infinitamente grande è il nostro Dio; Egli usa la sua onnipotenza al nostro servizio: ci tratta da padre, e non da padrone, e ci perdona per misericordia, mentre usa la giustizia solo con chi rifiuta la misericordia fino all’ultimo momento della vita.

II - Matteo 13,24-43 - 1. (a) Gesù racconta la parabola della zizzania nel campo (24ss) e i discepoli chiedono in privato: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo (36). Abituiamoci anche noi a rivolgerci a Gesù o allo Spirito per chiedere la grazia di capire la Parola di Dio. (b) Egli paragona la vita del Regno di Dio a quello che avviene in un campo, dove il padrone ha fatto seminare del buon seme (24). Il seminatore del buon seme è il Figlio dell’uomo, Gesù (37). Il campo è la Terra e il seme buono sono i discepoli fedeli di Gesù, figli del Regno di Dio (38). Durante la notte il nemico del padrone semina la zizzania di nascosto e si allontana (25); il cattivo seme sono i ribelli a Dio, che si lasciano guidare dalla carne, dal mondo e dal diavolo, del quale sono figli (38); il nemico è Satana, che si serve delle tendenze cattive e della mentalità mondana per allontanarci da Dio (39). Quando il grano spunta, i servi riconoscono la zizzania (26) e ne avvertono il padrone (27), che subito pensa a un nemico come autore (28); i servi gli suggeriscono di strappare subito la zizzania (28), ma egli si rifiuta, per evitare che si strappino gli steli di grano insieme con quelli della zizzania: essi si rassomigliano e le radici dei due potrebbero essersi accavallate (29); perciò ordina di lasciarli crescere insieme fino alla mietitura e poi la zizzania sarà bruciata e il grano sarà conservato nei granai (30). Gesù spiega che la mietitura è il Giudizio Universale alla fine del mondo - e anche il giudizio particolare alla fine della vita di ciascuno -, e i mietitori sono gli Angeli (39). Come la zizzania viene raccolta e bruciata, così avverrà al giudizio finale (40): il Giudice divino manderà gli Angeli buoni a raccogliere i peccatori e i peccati (41)per precipitarli nell'inferno; in esso i peccatori condivideranno la sorte del diavolo e ne saranno tormentati in modo orribile (42). Invece nel Regno del Padre celeste i giusti e i pentiti parteciperanno alla luce di Dio e saranno splendenti come il sole (43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro). Il padrone, che lascia crescere insieme grano e zizzania, rappresenta Gesù, che ama gli uomini e li vuole salvare; perciò ha pazienza con loro e con le loro lentezze e miserie. Dio con misericordia dona il sole e la pioggia ai giusti e agli ingiusti (Mt 5,45), ma verrà il tempo della separazione fra queste due categorie. Ovviamente la presenza dei cattivi dà grande sofferenza a Dio e ai buoni, che devono esercitare verso il prossimo la pazienza, che Dio ha con loro prima della loro conversione e poi per la loro crescita. Dio le tenta tutte per salvare gli uomini, fino all'ultimo istante di vita, prima del giudizio particolare, come fece col Ladro, che si pentì sulla croce (Lc 23,39-43). Nel giorno del giudizio, chi non ha voluto essere saggio e approfittare della misericordia di Dio, apparirà stupido e subirà la Sua giustizia punitrice, con molto dispiacere di Dio e degli Angeli e Santi, che avrebbero gioito per la sua conversione (Lc 15,7.10). Preghiamo per la conversione nostra e del prossimo.

 2. Gesù paragona il regno dei cieli anche a un seme di senape, che viene seminato (31). E’ uno dei più piccoli semi, ma raggiunge l’altezza di un uomo, tanto che gli uccelli vi possono nidificare (32). La seconda parabola paragona il Regno dei Cieli a una noce di lievito, che una donna mette in 25 kg di farina: il lievito sprigiona tanta energia da far fermentare tutta la massa (33). Piccoli sono il seme di senapa e la quantità di lievito, ma il loro risultato è sorprendente. Le due parabole hanno lo stesso senso: gli inizi del Regno di Dio sono insignificanti agli occhi degli uomini, ma esso ha in sé l'energia divina per crescere. Gli uomini devono collaborare, ma è Dio che fa crescere e diffondere il suo Regno, comunicando agli uomini le energie per portarlo avanti. Pensiamo ai pescatori della Galilea, che portarono il Vangelo nelle varie parti dell'Impero Romano e fuori di esso. In quattro secoli i cristiani convertirono i 120 milioni di abitanti dell'Impero Romano. Anche oggi il Regno si conserva e si diffonde con la nostra collaborazione, che resta sempre piccola cosa, ma è sostenuta dalla forza di Dio, che è onnipotente.

3. Gesù parlava in parabole (34); come mezzo di insegnamento erano state preannunziate dal cantore Asaf per rivelare Dio e i suoi misteri e il suo piano di salvezza eterna (35). Riflettiamo sulle parabole, secondo l’invito di Gesù: Chi ha orecchi, ascolti! (43); collaboriamo con la vita e con la parola alla diffusione del Regno di Dio e alla salvezza dei fratelli: Dio ci comunicherà la sua forza.

II - Romani 8,26-27 - Noi siamo deboli sul piano naturale e quello soprannaturale (26 alla nostra debolezza); p. es. sul piano naturale la nostra intelligenza ha difficoltà a raggiungere le verità naturali e la nostra volontà è fiacca; di questo approfittano i tre nostri potenti nemici: la carne, il mondo e il diavolo. Per essere liberati dalla nostra debolezza, abbiamo bisogno della preghiera, anzi di molta preghiera (Lc 18,1; Rm 1,10; 2Cor 4,1.16). Ma non sappiamo pregare in modo corretto (26 non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente) né che cosa chiedere né come chiedere. Gesù ci dato insegnamenti sulla preghiera e ci ha donato il Padre Nostro: nella prima parte chiediamo la glorificazione di Dio (Mt 6,9-10) e nella seconda chiediamo il pane quotidiano eucaristico per nutrire l’anima e quello per alimentare il corpo, per il perdono dei peccati e la vittoria sulle tentazioni con la liberazione dal diavolo (Mt 6,11-13). Gesù ci ha anche ottenuto il dono dello Spirito, che viene in nostro soccorso contro la nostra fragilità (26 anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza); anzi è Lui che prega in noi con intensità e sofferenza, che solo lui conosce e che noi non sappiamo esprimere (26 ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili): è Lui che in noi si rivolge a Dio con la parola Padre, Abba (Gal 4,6; Rm 8,15). Dio Padre, che conosce tutto (27 e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito), conosce ed esaudisce i desideri dello Spirito, che prega sempre secondo la volontà del Padre (27 perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio). Come pregare? Anzitutto prendiamo coscienza della nostra dipendenza da Dio in tutto e dallo Spirito nella vita soprannaturale e nella preghiera; facciamo un atto di dolore perfetto o di amore perfetto per metterci in grazia di Dio e quindi avere lo Spirito dentro di noi; preghiano con la fiducia di rivolgerci al nostro Padre celeste; chiediamo cose buone secondo lo stile del Padre Nostro e anche le grazie che desideriamo e concludiamo sempre con il pieno abbandono alla volontà del Padre: è a questo che ci vuole portare lo Spirito nella preghiera, come fece con Gesù nel Getsemani.

EUCARESTIA. Gesù parlò, pensando a noi 20 secoli fa, e si rivolge a noi nella Liturgia della Parola; si sacrificò per noi durante la sua vita e la Passione e ci associa ora al suo sacrificio per la gloria del Padre e per la salvezza nostra e degli altri. Chiediamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni di ottenerci di rispondere con amore e generosità alla chiamata di Gesù. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La parabola della zizzania e altre ci avvertono che fino alla fine del mondo staranno insieme buoni e cattivi nel mondo e nella Chiesa e che bisogna aver pazienza con i cattivi, come il Signore l’ha avuta con noi; affrettiamo con preghiera e sacrifici la conversione nostra e dei fratelli. Fortezza e dolcezza e pazienza sono indispensabili al pastore d’anime.

2. Dio guida la crescita della Chiesa, secondo i ritmi che Egli ritiene opportuni. A noi tocca saper discernere che cosa vuole Dio da noi giorno per giorno, confrontandoci con la sua Parola e coi responsabili della Chiesa, evitando fughe in avanti o all’indietro, che certo non sono volute da Dio.

3. Il pastore deve adattare il suo linguaggio ai fedeli, in modo che essi capiscano la Parola di Dio.  E’ un problema serio: deve usare il linguaggio di oggi per far passare verità eterne… Cosa non facile, come appare dalle difficolta dei fedeli quando parliamo delle verità della fede e della morale.

4. Gli attributi di Dio sono infiniti: sapienza, bontà, ecc.; in Lui si armonizzano alla perfezione; i problemi sono nella nostra mente limitata, dove entrano in conflitto, p. es. giustizia e misericordia.

5. La Parola di Dio ci avverte di non temere la nostra miseria perché lo Spirito viene in soccorso della nostra debolezza e ci accompagna e ci sostiene non solo nel pregare come si deve ma anche nel vivere con fedeltà tutta la vita cristiana.  (mons. Francesco Spaduzzi)  

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