Tempo Pasquale: Domenica IV dell’Anno A
Nota introduttiva: E’ il pastore che prepara l’omelia per i suoi fedeli, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Pasquale: Domenica IV dell’Anno A
Introduzione. Gesù si presenta come il buon Pastore e anche Pietro nella Lettera Lo descrive con la stessa caratteristica; gli Atti ci fanno vedere come Pietro esercita il suo servizio pastorale.
I - Giovanni 10,1-10 – 1. Gesù racconta la parabola del Buon Pastore (1-6) per insegnare a distinguere i pastori legittimi dagli illegittimi (7-10) e i pastori buoni dal cattivi (11ss). I pastori ebrei, quando tornavano dal pascolo, raccoglievano le pecore in un recinto in muratura; esso aveva una sola porta e spesso accoglieva greggi di vari pastori; mentre le pecore erano nel recinto, i pastori - o i guardiani - facevano il turno di guardia, per evitare che un estraneo le tirasse fuori o che entrassero ladri. La parabola parla di ladri che rubano e di briganti che ammazzano, i quali – ovviamente - non entrano per la porta (1), e anche di estranei, che le pecore non conoscono e non seguono (5). Invece il pastore vero entra per la porta del recinto (2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore): il guardiano lo conosce e gli apre (3); egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome (3) e le pecore ascoltano la sua voce (3), perché la conoscono (4); e le conduce fuori (3; cfr. 4) dal recinto, per portarle al pascolo; cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono (4). Gesù disse loro questa similitudine, ma essi – i presenti - non capirono di che cosa parlava loro (6). Gli Apostoli spesso chiedono a Gesù spiegazioni in privato sulle parabole che racconta ed egli le dà. Ottimo quindi se prendiamo la buona abitudine di chiedere a Gesù di aprire la nostra mente all’intelligenza della sua Parola, e della S. Scrittura in genere, come ne fece dono agli Apostoli la sera della resurrezione (Lc 24,45-49), effondendo su di loro lo Spirito Santo (Gv 20,22).
2. Gesù spiega la parabola (7). La porta del recinto rappresenta lui: In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore (7; cfr. 9), e lui funge anche da portinaio. Egli è venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (10), secondo il suo stile che dà tutto a profusione: il vino alle nozze a Cana (Gv 2,6), il pane moltiplicato (Gv 6,11), la pesca miracolosa (Gv 21,11). I pastori autentici sono quelli che vengono chiamati e mandati da Cristo, come avvenne degli Apostoli; essi svolgeranno l’attività di pastori con vera sicurezza (9 entrerà e uscirà) e daranno nutrimento alle pecore (9), perché Gesù sarà con loro e li sosterrà e comunque sarà lui a salvarle (9 se uno entra attraverso di me, sarà salvato). Invece i cattivi pastori, come sono i capi ebrei di allora, sono ladri e assassini (8), si introducono nell'ovile come Il ladro,… per rubare, uccidere e distruggere (10), ma le pecore li identificano e neanche li ascoltano (8). Certo i fedeli devono essere educati a distinguere i pastori legittimi da quelli illegittimi e i buoni dai cattivi. I pastori legittimi sono i chiamati e mandati dalla Chiesa e sono buoni se aderiscono alla persona e all’insegnamento di Cristo e questo trasmettono con fedeltà; essi devono restare in comunione col Papa e col Vescovo. I falsi pastori invece sono inviati dal diavolo, anche quando vengono da sé, e con lui collaborano alla distruzione del Regno di Dio nelle anime e nella società. Chi non ha tutta la verità nel campo della fede e della morale, neanche la può dare; chi ha la verità intera, ma non la vive fa il male e dà il cattivo esempio. Sempre, purtroppo, ci sono stati i cattivi pastori nella Chiesa, dai quali è necessario guardarsi. Preghiamo il Signore Gesù di mandare pastori buoni, santi e dotti, che, con la Parola e l’esempio, possano guidare i fedeli a Lui e per mezzo di Lui al Padre. Collaboriamo alla salvezza del prossimo.
II - 1Pietro 2,20b-25 - (a) Contempliamo come Gesù fu Pastore: Egli era senza peccato e con le sue parole non fuorviava (22), perché proclamava la verità; non ricambiava gli insulti e non invocava vendetta (23), ma si affidava a Dio, colui/ che giudica con giustizia (23). Egli patì e morì per noi (21 anche Cristo patì per voi), perché prese su di sé i nostri peccati e li portò sulla croce (24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo/ sul legno della croce) per espiarli. Le sue piaghe fisiche e morali guariscono le nostre, dovute ai nostri peccati (25 dalle sue piaghe siete stati guariti). Egli è il pastore e custode delle nostre anime (25), in vita e morte lasciandovi un esempio,/ perché ne seguiate le orme (21). Rinnoviamo la nostra fede in Cristo morto e risorto per noi, adoriamolo; confidiamo in lui; rispondiamo al suo amore con amore; pentiamoci sul serio e manteniamo i buoni propositi di seguire Gesù e i suoi insegnamenti; sopportiamo con pazienza il dolore in espiazione dei nostri peccati. (b) Perché peccatori, eravamo erranti come pecore (25) senza pastore, ma siamo stati riportati a Gesù, Pastore e Guardiano delle nostre anime (25), che ci ha riaccompagnati al Padre. Dio ci ha scelti e chiamati alla salvezza (21), seguendo le orme di Cristo (21); non dobbiamo più vivere nel peccato, ma secondo la Sua volontà (24) e sopportare con pazienza la sofferenza per fare cosa gradita a Lui (20). Gesù ha tanto patito per noi per ottenerci il perdono dei peccati e la grazia di seguire il suo esempio. Esaminiamoci per vedere se la nostra lotta contro il peccato è costante nella vita quotidiana e se seguiamo con impegno l’esempio di Gesù e dei Santi; chiediamole queste grazie: è vero che Gesù già ce le ha meritate, ma ci vengono concesse solo se le imploriamo con la preghiera. E occupiamoci anche della salvezza dei fratelli.
III - Atti degli Apostoli 2,14a.36-41 - Pietro è pastore e chiude il discorso di Pentecoste, esprimendo la sua fede (36) e proponendola a tutto Israele: Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso (36), cioè Dio, resuscitando Gesù, lo ha fatto riconoscere per quello che è sempre stato: Yahweh, Dio presente con i suoi e che agisce a favore dei suoi, perché Messia e Salvatore; è proprio quello stesso Gesù, del quale gli Ebrei hanno chiesto e ottenuto da Pilato la crocifissione e morte. Gli ascoltatori sentono un vivissimo dolore di questo loro orribile peccato, e di tutti gli altri, e domandano a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?» (37), per essere salvati da Dio. Pietro risponde che devono credere alla Parola di Dio, che essi stanno predicando (41 Allora coloro che accolsero la sua parola), devono perciò convertirsi, cioè rinunciare alle loro idee per accettare quelle di Cristo e seguirne lo stile di vita (38 Convertitevi), ricevere il battesimo nel nome di Gesù (38 e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo); così avranno il perdono dei peccati e il dono dello Spirito (38 per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo), come lo hanno ricevuto gli Apostoli. Le promesse di salvezza, fatte a Israele nell'AT, sono per tutti quelli che Dio chiamerà (39). Pietro raccomanda loro anche di tenersi lontani dai peccatori (40). Furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone (41) alla comunità dei discepoli di Gesù. Dio vuole salvare tutti gli uomini a ogni costo, anche della vita di suo Figlio; le tappe da seguire: la chiamata di Dio per mezzo della Parola, la fede, la conversione, il battesimo che ci unisce a Cristo e ci comunica i frutti della Passione e Morte di Cristo, cioè il perdono dei peccati e il dono dello Spirito; l’appartenenza alla comunità dei discepoli di Cristo e la vita secondo l’insegnamento di Gesù.
EUCARESTIA. Qui Gesù si rende presente come buon Pastore che nutre le sue pecore con la Parola di Dio e col suo Corpo e Sangue: è il ristoratore, il ristorante e il ristoro nello stesso tempo. Preghiamo la Vergine Maria e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano di crescere nell’unione con Cristo per la fede e carità per portare Gesù anche ai nostri fratelli. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Sono così importanti i pastori nella Chiesa, per collaborare alla diffusione del Regno di Dio, che Gesù raccomanda di pregare perché Dio mandi operai nella sua messe. Dio li manderà, ma vuole che noi li chiediamo; preghiamo perché i pastori siano sufficienti di numero e santi, perché un pastore santo fa molto di più di tanti pastori nullafacenti o, peggio, che fanno danni.
2. Il pastore, che vuole efficacemente contribuire alla salvezza del prossimo, deve guardare a Cristo come esempio e ai grandi personaggi biblici dell’AT e NT, come Mosè o Pietro e Paolo, ecc.
3. E’ indispensabile Il coraggio di annunziare il Vangelo e di difendere il gregge di Cristo dai lupi. Pietro lo dimostra accusando ora gli Ebrei di aver ucciso il Messia e in altre occasioni di predicare anche nonostante l’esplicita proibizione dei capi Ebrei. E’ lo Spirito Santo che gli da il coraggio, trasformando il suo cuore. Chiediamo questo dono per i pastori.
4. Cristo è modello per tutti i discepoli, non solo dei pastori ma anche dei fedeli.
5. Cristo ci ha salvati con la sua obbedienza al Padre; i pastori devono collaborare alla salvezza dei fratelli non solo con la predicazione e i sacramenti, ma soprattutto seguendo l’esempio di Gesù nel fare la volontà del Padre. (mons. Francesco Spaduzzi)