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Tempo Ordinario: Domenica V dell’Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)   

Tempo Ordinario: Domenica V dell’Anno A (2022-23)

Introduzione: Isaia proclama che trasmettono luce quelli che evitano il male e operano il bene; nel Vangelo Gesù conferma questo dei suoi discepoli e aggiunge l’immagine del sale per sottolineare la necessità della testimonianza; Paolo ci dice di aver testimoniato Gesù con la vita e la Parola in stile semplice.

I - Isaia 58,7-10 - Dio ammonisce che si aspetta dal suo popolo il rispetto della libertà e dignità del prossimo (9); richiede che sia aiutato chi è nel bisogno fisico o psicologico (10), in particolare  ospitando i senza tetto, vestendo i nudi e soccorrendo i parenti (7); e questo è il vero digiuno, che Egli vuole (7). Dio promette di rispondere subito alla loro invocazione: Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!» (9); li accompagnerà e proteggerà con la sua presenza, perché fanno la Sua volontà (8 Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà); i loro mali scompariranno (8) ed essi saranno come l'alba di un nuovo giorno (8 Allora la tua luce sorgerà come l’aurora) e scacceranno le tenebre del male (10 allora brillerà fra le tenebre la tua luce), e le faranno diminuire fino al pieno giorno (10 la tua tenebra sarà come il meriggio). Dio, dunque, ritiene vero digiuno rinunciare al peccato e fare il bene, cioè vuole l'osservanza dei comandamenti, che ordinano l'amore verso Dio e il prossimo, e specie le opere di carità verso i bisognosi. A chi digiuna così, Dio promette che gli sarà presente e lo proteggerà, esaudirà le sue preghiere, e lo renderà faro che riceve la luce e la trasmette; egli diventa per gli altri una luce, che attira verso Dio. Impegniamoci a fare la volontà di Dio per la sua gloria e la salvezza nostra e del nostro prossimo.

II - Matteo 5,13-16 – 1. Gesù usa lo stesso linguaggio del Profeta e lo applica ai suoi discepoli. Egli paragona i discepoli alla luce e al sale. In realtà anzitutto è Dio la luce (Sal 26,1; 4,7; 19,29; 35,10; 42,3); anche Gesù dice di sé che è la luce (Gv 8,12; 1,4.5.7.8.9; 9,5); i discepoli, per la fede, il battesimo e la carità, sono uniti a Cristo, ricevono la luce di Dio da Lui e a loro volta diventano luce per gli altri: Voi siete la luce del mondo (14). La luce è sempre ben visibile, proprio come una città su un monte (14) o la lampada, che in casa si mette in alto per illuminare  quelli che vi si trovano (15); alla stessa maniera la luce dei discepoli deve risplendere davanti agli uomini, cosicché questi vedano le loro azioni buone e lodino Dio loro Padre, che è nei cieli (16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli). La luce dei discepoli è certamente nella trasmissione fedele, inalterata e coraggiosa, della Parola di Dio, che parte da Dio e attraverso Gesù arriva agli Apostoli e a noi; ma sta anche nelle opere buone, cioè nel mettere in pratica la Parola di Dio con la sua grazia, come facevano Maria e Giuseppe, la migliore e il migliore dei Discepoli di Gesù, ognuno di essi madre e fratello e sorella di Gesù (Mt 12,50). I Discepoli, che fanno le opere buone, danno gloria a Dio e camminano sulla via della salvezza, ma sono un vantaggio anche per i non credenti e i poco credenti, che le vedono e ricevono il buon esempio: hanno così l’occasione di ringraziarne Dio e si sentono attratti da questa luce di Dio - e di Cristo -, che arriva loro, e desiderano a loro volta di diventare discepoli. Il cristianesimo si diffonde non tanto o non solo grazie alla parola umana, quanto e molto più per attrazione.  

2. Come il Discepolo è luce del mondo, così Gesù dice che ne è il sale: Voi siete il sale della terra (13). Esso  serve come purificante e conservante e per dare sapore ai cibi; così i Discepoli con la loro testimonianza per il Vangelo, quella della parola e della vita, hanno il compito di preservare il mondo dalla corruzione e di donare alla convivenza umana la dignità e responsabilità, che si addicono ai figli di Dio. Se i Discepoli non lo fanno, diventeranno inutili (13 A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente) e toglieranno al mondo la luce della fede e il calore della carità, che avrebbero potuto trasmettere; inoltre non preserveranno il mondo dalla corruzione del male e non gli daranno il gusto della vita, che solo da loro può venire, perché sono portatori di un mondo nuovo; d’altronde se il sale - per assurdo – perde il suo sapore, nulla potrà ridarglielo (13 ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?). Con questo avviso Gesù raccomanda la fedeltà e la perseveranza, giacché chi non pratica le virtù teologali perde la qualità di discepolo. E noi? Viviamo con impegno fede, speranza e carità, e diamo il buon esempio per mostrare il nostro amore a Cristo e per aiutare altri a sentire il desiderio di appartenergli? Qualcuno dice di ammirare il cristianesimo ma non i cristiani e perciò non si diventa cristiano; certamente dice una sciocchezza, ma è vero che la nostra testimonianza scadente allontana tanti dall’avvicinarsi a Cristo.

III - 1Corinzi 2,1-5 - Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che egli fece conoscere loro il messaggio di Dio con semplicità di linguaggio, senza l’eleganza di parole, che sono piene solo di sapienza umana (1); non si servì di abili discorsi, perché la forza dello Spirito doveva persuaderli e farli aderire a Cristo (4 La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza); aveva deciso di insegnare loro solo Cristo Crocifisso (2 Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso); perciò si presentò loro debole e pieno di timori e preoccupazioni (3)Così la loro fede fu realmente fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (5), manifestatasi con i miracoli. La nostra fede è sintetizzata nel Credo, che professiamo nella Messa nella forma lunga del Niceno-costantinopolitano o in quella breve del Simbolo Apostolico; entrambi espongono i 2 misteri principali della fede: unità e Trinità di Dio e incarnazione, passione e morte, resurrezione e ascensione di Gesù Cristo, con un accenno alla Chiesa terrestre e celeste, alla remissione dei peccati, al battesimo, e alla nostra resurrezione finale; la terza è brevissima: il segno della croce, che i cristiani dovrebbero fare con attenzione e devozione nei momenti principali della giornata. Queste verità le aveva predicate Pietro con linguaggio semplicissimo, Paolo con semplicità, nonostante la sua cultura ”universitaria”, e Apollo con eleganza, ma è sempre l’unico Spirito, che parla negli Apostoli e loro successori e cooperatori e apre il cuore dell’uomo alla fede per accogliere la Parola. Saremmo sciocchi a ricercare i maestri eleganti: rischiamo di rimanere senza la Parola di Dio e quindi senza nutrimento spirituale. Impariamo a gustare la Parola di Dio dalla Sacra Scrittura e dai predicatori, quali che siano, concentrando la nostra attenzione sul cibo, che è la Parola di Dio,  e  non sul piatto, che ce la presenta. Leggiamo la Bibbia intera almeno una volta in vita, in modo da avere anche una visione d’insieme, in cui inserire e comprendere le singole letture, che ascoltiamo nelle celebrazioni liturgiche o leggiamo per conto nostro; in 2 anni la possiamo completare, se ogni giorno leggiamo 40 versetti dell’AT e 11 del NT.

EUCARESTIA. Dio vuole da noi l’amore a Lui e al prossimo; per misericordia verso la nostra debolezza, ogni domenica e ogni giorno mette a nostra disposizione la duplice mensa della Parola e del Corpo e Sangue di Cristo, in modo da unirci e conformarci a Cristo sempre più intimamente. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano di partecipare con fede e amore all’Eucarestia domenicale e feriale. (mons. Francesco Spaduzzi)

 Altri Temi: 1. Non ci salviamo da noi stessi, ma è Dio che ci salva per mezzo di Gesù con la nostra collaborazione a vantaggio nostro e del prossimo; le immagini della vita ricevuta e trasmessa, della luce e del sale, ci aiutano a capire questo nostro impegno nel cammino verso il Paradiso.

2. Solo Dio sa se stiamo camminando sulla via della salvezza, ma anche noi ne possiamo avere una certezza morale, se esaminiamo bene la nostra vita: se abbiamo fede e osserviamo i comandamenti, vuol dire che abbiamo anche amore a Dio e al prossimo (Gv 14,21.23-24).

3. Tante volte si raccomanda la trasparenza; certamente include la sincerità, ma più direttamente implica che nulla in noi impedisca agli altri di scoprire in noi la rassomiglianza con Cristo: per il battesimo siamo altri Cristi, ma lo dobbiamo essere anche nella vita quotidiana.

4. La semplicità del linguaggio del predicatore nel trasmettere la Parola di Dio è una delle più grandi grazie che Dio può fare e che va coltivata: pensiamo a S. Francesco di Sales, a S. Giovanni Bosco, al Santo Curato d’Ars, al Servo di Dio papa Giovanni Paolo I, a papa Francesco…

 5. Il centro della nostra fede è Cristo, specie nel momento più solenne della sua vita, che è la crocifissione. Chiediamo la grazia di conoscere, amare e seguire di più Gesù Cristo, che S. Ignazio di Loyola ci suggerisce, almeno un centinaio di volte, di chiedere nei suoi Esercizi Spirituali(mons. Francesco Spaduzzi)

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