Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno A (2022-23)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno A (2022-23)
Introduzione: Sofonia si rivolge ai poveri e umili come privilegiati di Dio e beneficiari dei suoi favori; Il Vangelo si rivolge a questi e altri, che Gesù, Dio e uomo, dichiara beati; S. Paolo ci fa guardare a Cristo, sorgente di ogni bene, specie spirituale, a cui attingere con la fede.
I - Sofonia 2,3; 3,12-13 - (a) Sofonia esorta i poveri a ricorrere con fede a Dio (3 Cercate il Signore voi tutti,/ poveri della terra), a fare la Sua volontà (3 cercate la giustizia) e a praticare l’umiltà (3 cercate l’umiltà), che consiste nel riconoscere la nostra piccolezza di fronte a Dio infinito e la nostra dipendenza totale da Lui: ci viene da Dio ogni bene e da noi il male. Chi agisce così, nel giorno del giudizio il Signore lo preserverà dal castigo (3 forse potrete trovarvi al riparo/ nel giorno dell’ira del Signore). Per l'alleanza gli ebrei fedeli dovevano compiere la volontà di Dio, in umiltà e abbandono, sentimenti più facili al povero, che vive con fede e amore la dipendenza da Dio e la penuria di beni. Vale anche per noi. (b) Ma gli uomini non possono fare nulla se non c’è il sostegno di Dio sia sul piano naturale che soprannaturale; Egli è il principio della nostra esistenza, della nostra permanenza nell'esistenza e del nostro agire sul piano naturale con la creazione, la conservazione e il concorso, e sul piano soprannaturale con la comunicazione della vita divina, la sua conservazione e le grazie attuali. Perciò Dio promette al popolo che sarà Lui a rendere povero il popolo, cosa che lo aiuterà a essere umile (12). Esso costituirà il resto di Israele, che riporrà la sua fiducia nel Signore (12-13 Confiderà nel nome del Signore/ 13 il resto d’Israele) e farà la volontà di Dio, evitando il male (13), in particolare la menzogna (13). Frutto di questa fedeltà sarà la pace interna e l'assenza di nemici all'esterno (13). Dio si aspetta da noi proprio questo fiducia e amoroso abbandono a Lui, che ci spinge a voler fare la sua volontà; la collaborazione, che Dio si aspetta per salvarci, in sintesi è la pratica della fede, speranza e carità.
II - Matteo 5,1-12 - 1. Gesù esorta a essere suoi discepoli a entrare nel suo Regno e quindi a scegliere di vivere da figli di Dio e non del diavolo. Ascoltiamo che cosa disse Gesù alla folla (1-2) e ripete a noi oggi, mettendo la povertà in spirito come primo segno della sequela autentica. (a) Beati i poveri in spirito,/ perché di essi è il regno dei cieli (3), cioè quelli che, sotto la guida dello Spirito, distaccano ill cuore dai beni terreni e cercano quelli spirituali; a loro, già da ora, appartiene il Regno dei Cieli, mentre le altre Beatitudini sono al futuro, perché il premio sarà dato nell’eternità; ma anche questi poveri avranno gioia piena solo nell'Aldilà. Essi lavorano, si affidano alla Provvidenza e non rincorrono il di più. (b) Beati quelli che sono nel pianto,/ perché saranno consolati (4). Gesù piange per i peccati dell’umanità di cui si fa carico, su Gerusalemme destinata alla distruzione per i suoi peccati, su Lazzaro morto, nel Getsemani con forti grida e lacrime (Eb 5,5). Noi dobbiamo piangere i peccati nostri e degli altri e per i castighi meritati; Dio ci conforterà. (c) Beati i miti,/ perché avranno in eredità la terra (5). Sono coloro che trattengono l’ira e sono pazienti. Nell’AT umiltà e mitezza sono associate e anche Gesù le tiene insieme (Mt 11,29). Chi è umile è anche mite, perché ha un concetto realistico di sé: né si sente superiore agli altri né in diritto di irritarsi con loro. Nell'AT la “terra” per eccellenza era la Palestina, simbolo del Paradiso; con l’autocontrollo, i miti possiedono se stessi e perciò meritano il Paradiso. (d) Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,/ perché saranno saziati (6). Gesù, già dal seno della Madre, si offre al Padre, per farne la volontà – le cose giuste -, e ciò costituisce il suo sacrificio; la fa in vita e lascia questo mondo, proclamando che l’ha compiuta tutta (cfr. Gv 19,29-30). Con la sua obbedienza (Fil 2,8) espia i nostri peccati - le nostre disobbedienze -, e ci rende giusti; sazio è la sua fame di fare la volontà del Padre e lo saremo anche la nostra, se obbediremo al Padre.
2. (a) Beati i misericordiosi,/ perché troveranno misericordia (7); questi hanno sperimentato la misericordia di Dio per loro e la esercitano con gli altri in campo fisico, psicologico e spirituale; la misericordia di Dio li avvolge in vita e in morte e per l’eternità. (b) Beati i puri di cuore,/ perché vedranno Dio (8); come i bambini fanno riferimento continuo ai genitori, così i semplici vivono un’intensa relazione di figli con Dio Padre e lo scoprono per mezzo della ragione e della fede in ogni creatura ed evento; Lo vedranno faccia a faccia nel Cielo. (c) Beati gli operatori di pace,/ perché saranno chiamati figli di Dio (9); hanno la pace nel cuore, e si sforzano di portarla a tutti, anzitutto augurandola, come “Pace a voi”, “Pace e Bene”; stanno in pace con tutti, per quel che dipende da loro, e cercano di mettere la pace fra tutti. Gesù ha riconciliato gli uomini con Dio e fra di loro e gli operatori di pace ne continuano la missione. (d) Beati i perseguitati per la giustizia,/ perché di essi è il regno dei cieli (10). Sono maltrattati perché fanno la volontà di Dio; anche a costoro già appartiene il Regno di Dio. (e) Sono particolarmente beati quelli che subiscono maltrattamenti per la loro fedeltà a Gesù: Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (11); grazie a esse, Dio prepara loro la stessa grande ricompensa, che hanno ricevuta i profeti perseguitati (12). Esaminiamoci per vedere come viviamo le beatitudini; preghiamo per avere il cuore libero dalla schiavitù dei beni di questo mondo, che piangiamo i nostri peccati e degli altri, che siamo miti, che ci impegniamo a fare la volontà di Dio, che siamo misericordiosi, puri di cuore e operatori di pace, che abbiamo pazienza nelle persecuzioni per amore di Gesù, così da meritare che Egli ci proclami beati in terra e ci renda tali in Cielo.
III - 1Corinzi 1,26-31 - Paolo esorta a riflettere che fra gli abitanti di Corinto, chiamati alla fede e alla salvezza per mezzo della predicazione, sono pochi quelli che hanno cultura o sapienza profana, potenza umana o nobiltà di casta (26); la maggioranza sono persone che provengono dalle classi basse della società: davanti a Dio non valgono privilegi di casta, cultura, borsa o prestigio (27); anzi Egli sceglie proprio ciò che è più disprezzato o addirittura ciò che è considerato nulla, senza valore agli occhi degli uomini, per dimostrare che l'uomo, chiunque egli sia, è nulla davanti a Lui e che la salvezza viene esclusivamente da Lui (28 quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono): così nessuno può presentare stupide vanterie (29). Dio ci ha inseriti in Cristo, nel suo Corpo mistico (30 Grazie a lui voi siete in Cristo), e ciò che è suo diventa anche nostro: è la sua Sapienza che diventa nostra grazie alla sua Parola; Egli Giusto ci rende giusti; Egli Santo ci santifica; Egli è il Redentore che ci libera dalla schiavitù del peccato, della morte e di Satana (30 Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione): così ci vanteremo non in noi stessi, ma solo nel Signore Gesù (31 perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore). Dio vuole che ci rendiamo conto che la salvezza è totalmente suo dono e la opera Lui in noi per mezzo di Gesù e dello Spirito Santo per le vie e con gli strumenti, che Egli stabilisce: Egli gratuitamente e di sua iniziativa ci comunica la vita divina, ce la conserva, ci dà le grazie attuali; noi dobbiamo dare la nostra collaborazione, che consiste nell’accettazione dei doni di Dio. Siamo totalmente dono di Dio sul piano sia naturale che soprannaturale; dobbiamo solo prendere coscienza e gustare questa verità e lasciarci guidare da Lui.
EUCARESTIA. Le beatitudini sono le vette della vita cristiana: sono precedute dalla pratica delle virtù infuse teologali, cardinali e morali, e dai doni e dai frutti dello Spirito Santo. Tutto è opera dello Spirito Santo, che riceviamo nel battesimo, ed Egli cresce in noi con gli altri sacramenti e la vita cristiana: Gesù nell’eucarestia ne è sorgente inesauribile. Preghiamo la Vergine e S. Giuseppe, i Santi Patroni e gli Angeli Custodi, pieni di Spirito Santo, di ottenercene l’abbondanza e la docilità alla sua guida. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La salvezza è una grazia di Dio, un suo dono gratuito, che comprende la comunicazione della vita divina, la conservazione di essa e tante grazie attuali, che ci mettono in condizioni di fare le opere buone per crescere nella vita divina.
2. Tutta la vita soprannaturale è un dono del Padre, che ci viene offerta per i meriti di Cristo ed è operata dallo Spirito Santo, con la nostra collaborazione.
3. Siamo deboli; il peccato originale ci ha privati dei doni soprannaturali e indeboliti in quelli naturali; ma Dio non ci ha abbandonati a noi stessi; tutta l’economia soprannaturale è un dono della misericordia preveniente di Dio, Padre Figlio Spirito.
4. A modo nostro diciamo che il Padre ha pensato il piano di salvezza; Gesù lo ha realizzato durante la fase terrena della sua vita, lo Spirito lo concretizza adesso per ciascuno di noi.
5. Quando pratichiamo le virtù, sentiamo molto lo sforzo che facciamo per lasciarci purificare e santificare; i doni ci fanno sentire come se insieme remassimo e avessimo le vele, che ci alleggeriscono lo sforzo; nella fase delle beatitudini è come se avessimo il vento in poppa e lo sforzo non si sente. Ma questa divisione non è da considerare rigida. (mons. Francesco Spaduzzi)