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Tempo Ordinario: Domenica II dell’Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com  

Tempo Ordinario: Domenica II dell’Anno A (2022-23)

Introduzione. Già l’AT ci parla di Gesù per mezzo di profezie, figure e simboli; infinitamente  più chiaro su Gesù è il Vangelo e il resto del NT in genere. Così Isaia ce lo presenta come il Servo di Yahweh, Giovanni Battista come Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo, e Paolo come Signore, nel quale siamo santificati.

I - Isaia 49,3.5-6 - Il popolo di Dio, Israele, doveva essere il servo fedele, sul quale Dio voleva manifestare la sua gloria (3), se gli avesse prestato culto e avesse osservato i suoi comandamenti, ma fu ribelle. Invece sarà ubbidientissimo a Dio il Servo di Yahweh (5-6), un personaggio misterioso, di cui Isaia parla in 4 “carmi” (42,1-449,1-650,4-952,13-53,12). Di sé Egli dice che Dio lo tratta in modo speciale: lo segue già dal concepimento (5 mi ha plasmato suo servo dal seno materno), gli parla, lo onora e lo rende forte (5); gli affida la missione di radunare gli Ebrei (5), che per castigo dei peccati erano stati dispersi, e di ricondurli a Lui, da cui si erano allontanati (5); comunque il suo campo missionario non sarà limitato agli Ebrei (6), ma si aprirà anche a tutte le nazioni, delle quali Dio lo renderà luce, per portare la salvezza dappertutto (6 Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra). Gesù è questo Servo di Yahweh, che è Dio lui stesso ed è amato infinitamente dal Padre, che lo manda sulla terra a salvare Ebrei e pagani per mezzo della sua obbedienza amorosa. Con Gesù e come Lui collaboriamo anche noi alla salvezza del prossimo, facendo la volontà di Dio.

II - Giovanni 1,29-34 – Giovanni il Battista è il precursore di Gesù e colui che lo presenta al popolo ebreo - e a noi. Certamente già prima di andare nel deserto da giovanissimo (Lc 1,80), Giovanni sa che Dio lo vuole precursore al Messia, come fu informato da suo padre  Zaccaria (Lc 1,5-22.76-77). Quando viene il momento di iniziare la sua missione, Dio gli ordina di predicare e battezzare (33 colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua). Egli sa bene che Gesù, suo cugino, è il Messia, ma Dio gli ha detto che lo può manifestare solo dopo aver visto lo Spirito Santo scendere e restare su di Lui (33). Giovanni contempla questo mistero dopo il battesimo di Gesù (32 Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui). Allora Giovanni capisce che è venuto il tempo di indicare chi è il Messa; di lui precisa che non lo conosceva (31.33), nel senso che non rientrava nella sua missione di annunciarlo prima della venuta dello Spirito su di lui. Adeguiamoci ai tempi e ai ritmi di Dio come fa Giovanni, che, pur conoscendo la sua missione da bambino, aspetta nel deserto fino all’età di 30 anni per iniziare la predicazione e, pur sapendo che Gesù è il Messia, attende l’ok da Dio per parlarne ai discepoli. Anche noi attendiamo i nostri tempi con fede e amore e con pazienza. Impariamo a tacere, ma, quando è il momento, parliamo con coraggio: incontreremo difficoltà dagli uomini ma sostegno e ricompensa da Dio; al profeta è sempre successo così. Con la meditazione della Parola di Dio e l'intimità crescente con Gesù nella vita quotidiana impareremo a usare prudenza e coraggio e a scegliere i tempi più adatti per parlare o per tacere.

2. Giovanni fa una serie di affermazioni su Gesù, che ci rivelano che cosa egli credeva di Lui e e a quale fede egli voleva guidare i suoi discepoli (31). (a) Gesù è il Figlio di Dio (34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio), il Figlio unigenito (Gv 1,14.18; 3,16), e quindi vero Dio, realtà che si può percepire solo con gli occhi della fede, mentre che sia vero uomo si vedeva con gli occhi del corpo. (b) Gesù in quanto uomo viene dopo Giovanni perché fu concepito 6 mesi dopo di lui e iniziò la vita pubblica dopo di lui; ma va avanti a Giovanni perché come Dio esiste da sempre e come Maestro precede il discepolo (30 Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”). (c) Gesù fu concepito per opera dello Spirito Santo e dopo il battesimo al Giordano riceve un’ulteriore effusione dello Spirito, che discende su di lui (32) e vi resta  (33); Egli viene a dare il battesimo, che dà ai discepoli il perdono dei peccati e partecipa loro il dono dello Spirito (33) (Gv 3,34; At 2,33). (d) Gesù è l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! (29): come il sangue dell’agnello dell’Esodo salvò i primogeniti ebrei dalla morte, così il Sangue di Gesù ci libera dalla morte del peccato; come il Servo di Yahweh è l’agnello, che senza ribellarsi è condotto al macello per espiare i peccati degli uomini, così Gesù per obbedienza totale al Padre, affronta liberamente la Passione e Morte ed espia le disobbedienze degli dell’umanità (Is 53,7). Anche noi vogliamo credere che Gesù è Dio e uomo e nostro Creatore, Salvatore e Maestro, di cui vogliamo essere docili discepoli; Egli è pieno di grazia e di verità e di Spirito Santo, che Egli ci comunica nel battesimo e negli altri sacramenti; è colui che ci ha salvati con la sua Passione e Morte, versando il sangue per noi, in obbedienza al Padre. Speriamo nei suoi meriti e confidiamo nella sua bontà. Vogliamo amarlo, guidati dallo Spirito Santo, e anche farlo conoscere e amare: è la missione di ciascuno di noi, per il battesimo ricevuto dalla e nella Chiesa.

III - 1Corinti 1,1-3 – (a) Paolo ci presenta Dio come Padre nostro, dal quale, come da Gesù, nostro fratello, vengono a noi la benevolenza e la pace, che Paolo auspica per i cristiani di Corinto: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! (3). Inoltre viene da Dio, per Sua libera decisione, anche la chiamata di Paolo a essere Apostolo (2) e appartiene a Dio la comunità dei fedeli di Corinto (2), che egli ha portato alla fede in Cristo; Paolo usa per essa la formula: qahal YahwehChiesa di Dio (2), che nell'AT indicava l'assemblea degli Ebrei, adunata per il culto di Dio. Alimentiamo la nostra fede e il sentimento della nostra appartenenza a Dio, Uno e Trino, Padre, Fratello e Amico, dal quale confidiamo di ricevere grazia e pace e la capacità di essere missionari autentici. (b) Paolo ci dice anche che Gesù è il Signore di tutti (2 Signore nostro e loro) ed è il suo nome - non certo quello degli dèi - che invocano i credenti in lui (2) nella preghiera e in ogni circostanza; tutti questi hanno la vocazione alla santità (2 santi per chiamata) e vengono salvati e resi giusti per mezzo di Gesù (2 a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù), grazie al loro inserimento nel suo Corpo mistico per la fede e il battesimo. Paolo è stato chiamato a essere Apostolo di Gesù Cristo (1; cfr At 9,1-19), proprio come gli altri Apostoli; egli ha Gesù nel cuore (Ef 3,17), vive di Lui (Gal 2,20) e Lo offre agli altri, perché vuole unire a Lui ogni uomo; la Parola di Dio, che egli comunica, è la stessa che annunciava Gesù. Paolo ricorda anche il suo collaboratore Sostene (1), che in quel momento era con lui a Efeso. Rinnoviamo la nostra fede nelle tante verità, che Paolo richiama in questi tre versetti; disponiamoci a meditare la Parola di Dio, che Paolo ci offre in questa Lettera, della quale ascolteremo alcuni brani nelle domeniche prossime e che esprime le sue preoccupazioni per i problemi, che viveva la comunità cristiana di Corinto, da lui fondata; apriamo il nostro cuore ad accogliere i suoi insegnamenti.

EUCARESTIA. La Parola di Dio ci ha presentato Gesù Dio e uomo, Messia e Redentore, Agnello di Dio, che espia i peccati: egli ora si rende presente col suo sacrificio nel pane e vino consacrati pe r renderci graditi a Dio. Siamo guidati dall’unica fede e saremo saziati dall’unico Nutrimento eucaristico. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano l’abbondanza dello Spirito per eliminare tutti gli ostacoli all’unione con Cristo e coi fratelli nel formare il suo Corpo Mistico. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Dio ha creato l’uomo perché questi Gli desse gloria e potesse essere salvato, quindi per conoscere, amare e servire Dio e per farLo conoscere amare e servire dagli altri, cioè impegnandosi a collaborare anche alla salvezza del prossimo.

2. Gesù nella profezia di Isaia è preannunciato come salvatore degli Ebrei e dei pagani; nel Vangelo viene come colui che distrugge i peccati degli uomini e battezza dando il dono dello Spirito; nella seconda lettura Paolo ci tiene a sottolineare la sua missione di Apostolo e che viene salvato chiunque crede in Gesù e ne invoca il nome, indipendentemente dall’origine ebrea o pagana.

3. Nel Vangelo Giovanni Battista dà una serie ricchissima di indicazioni sulla persona e sull’opera di salvezza di Gesù; con esse si potrebbe fare più di una catechesi approfondita  sulla sua Persona e la sua opera redentrice.

4. Isaia testimonia le visioni che ha avute e le Parole che ha ascoltate; Giovanni Battista testimonia quello che sa di Gesù; Paolo fa altrettanto. Anche noi siamo chiamati a essere testimoni ed apostoli.

5. Lo Spirito scende e rimane su Gesù e il suo discepolo nel battesimo riceve lo Spirito e diventa membro del Corpo mistico di Cristo: è lo Spirito che guida tutta la nostra vita cristiana.  

 

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