Tempo Ordinario: Domenica 34.ma dell'Anno C
Solennità di Cristo, Re dell’Universo
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 34.ma dell'Anno C - Solennità di Cristo, Re dell’Universo
I - Luca 23,35-43 – 1. (a) Sul Calvario c’è Gesù in Croce e nelle sue vicinanze ci sono vari gruppi di persone. C'è la folla, che guarda da lontano (35 Il popolo stava a vedere); ognuno vive l’evento in modo personale: sentimenti di vivo dolore di chi si sentiva legato a Gesù per gratitudine per i doni ricevuti con miracoli o per altri motivi; gioia di chi lo considerava nemico o pericoloso per la nazione o un ingannatore; indifferenza da parte di chi lo aveva osservato con disinteresse o con fastidio, ecc. C'erano i capi, cioè sacerdoti, scribi e farisei, che si erano chiesti all'inizio se era il Messia, che doveva liberare gli ebrei dal potere dei Romani con guerre vittoriose, ma poi erano rimasti delusi e arrabbiati con lui, perché Egli li aveva attaccati per i loro vizi e in particolare per la loro superbia: essi lo prendono in giro e sono felici, perché ora se ne liberano; ricordano i suoi miracoli, pretesi secondo loro, e lo sfidano a salvarsi (35 i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto»). I soldati, che lo hanno crocifisso e conoscono l'iscrizione col motivo della condanna, attaccata alla croce (38 Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei»), gli offrono per compassione una bevanda acidula per dissetarlo e stordirlo (36 gli si accostavano per porgergli dell’aceto), ma lo prendono in giro (36 Anche i soldati lo deridevano), invitandolo salvarsi se è il re dei Giudei (37 e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso»); sono abituati a crocifiggere ebrei e non, condannati per vari delitti, ma questo condannato ha un comportamento ben diverso dagli altri. E ci sono i due ladroni, fisicamente più vicini a lui; all'inizio entrambi lo insultavano (Mt 27,44), anche perché arrabbiati, giacché, per ammazzare Gesù, è anticipata la loro esecuzione; sono ladri e assassini, ma anche forse ribelli e terroristi; lo invitano, per la sua messianicità, a salvarsi e salvarli (39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!»). Ci sono Maria, Giovanni, le Pie Donne, che mostrano il loro dolore e compassione per Gesù. (b) Rifiutiamo l'atteggiamento e le parole dei capi, del soldato, del ladro non pentito. All’opposto di quelli che cercavano di rendere più dolorosa la morte di Gesù, noi rinnoviamo la nostra fede in lui come vero Dio, anche se la sua divinità è tutta nascosta durante la Passione; egli appare come un semplice uomo, umiliato e preso in giro, deriso e insultato. Lo sappiamo vero Dio e lo adoriamo: riconosciamo la sua infinita grandezza e la nostra piccolezza e accettiamo la nostra dipendenza totale da lui. Riconosciamo che è il Messia, venuto a salvare non solo gli ebrei, ma tutti gli uomini, non con vittorie militari ma con la sua apparente sconfitta; ci salva con la sua vita, passione e morte, in obbedienza al Padre e così espia i nostri peccati. Rinnoviamo la nostra speranza in lui che per i suoi meriti perdonerà tutti i nostri peccati e ci salverà. Ci addoloriamo per i peccati commessi e facciamo il proposito di evitarli e di riparare il male fatto. Gli diciamo il nostro amore a Lui e alla sua immagine nel prossimo. Vogliamo obbedire al Padre come ha fatto Lui; vogliamo essere vicini a Lui come il Padre, come Maria, Giovanni, il Ladro pentito; lo proclamiamo re, venuto a piantare e diffondere il Regno del Padre con la sua predicazione della verità e con la nostra adesione di fede. Accettiamo con fede e amore e pazienza le sofferenze della vita, la nostra croce, in espiazione dei peccati nostri e dei fratelli. In sostanza vogliamo cambiare la nostra vita per lasciarci salvare e collaborare alla salvezza del prossimo e alla glorificazione di Padre e Figlio e Spirito.
2. L’altro malfattore si rivolge al compagno e lo rimprovera per la sua mancanza di timore di Dio, nonostante si trovi a condividere la stessa pena di Gesù (40 L’altro invece lo rimproverava dicendo: Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?). Loro hanno meritato quella morte, perché hanno commesso tanti delitti, ma Gesù è innocente (41 Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male); poi si rivolge a Gesù e gli chiede di portarlo con lui ora che prende possesso del suo regno (42 E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»). Il timore di Dio è l'inizio della sapienza e il ladro pentito mostra di averne tantissima, perché riconosce la propria colpevolezza e l'innocenza di Gesù; proclama la sua divinità, perché gli attribuisce un regno eterno; ripone in lui la sua speranza di salvezza; ha amore verso Gesù, con cui vuole stare, e verso il suo compagno, che cerca di correggere; accetta la sofferenza in espiazione dei suoi peccati. Così mostra di avere subito una trasformazione interiore straordinaria: ha acquistato tanta familiarità con Gesù che lo chiama col nome di Gesù, senza titolo. Ha tutte le disposizioni necessarie per la salvezza. Alimentiamole anche in noi. (b) Gesù gli risponde subito che in quel giorno stesso lo accoglierà con sé in paradiso (43 Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»). Si tratta di un “oggi” che dura per l’eternità nella gioia perfetta del paradiso. Gesù gli parla come a Zaccheo, nella cui casa Egli portò la salvezza (Lc 9,19), o come l'Angelo, che annunciò la salvezza alla nascita di Gesù (2,11; cfr. 4,21; 5,26; 13,32-33). Gesù gli dice “con me” come Dio nell’AT prometteva di stare col popolo ebreo e Gesù nel NT con gli Apostoli e la Chiesa (Mt 28,20; Lc 22,28); ma è ovvio che anche il popolo sta con Dio e la Chiesa e ciascuno di noi con Gesù. Ciò vuol dire che Gesù si dichiara Dio e sorgente della felicità eterna: è lui il nostro paradiso. Crediamo, adoriamo, speriamo, amiamo, ringraziamo, pentiamoci, perdoniamo e accogliamo il perdono e la sofferenza in espiazione dei peccati per ricevere in dono il paradiso e aprirlo agli altri..
II - 2Samuele 5,1-3 - Davide era stato unto re da Samuele, mentre era un semplice pastore di pecore, adolescente (1Sam 16,1-13); adesso però è proclamato re dal suo popolo, rappresentato forse da tutti i capi delle tribù di Israele, che si riuniscono Ebron (1 Vennero allora tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron); essi sono felici che appartenga al loro popolo (1 e gli dissero: Ecco noi siamo tue ossa e tua carne) e riconoscono in lui chi già al tempo di Saul guidava l’esercito alla vittoria (2 Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele); Dio stesso lo aveva dichiarato pastore del suo popolo e quindi suo capo (2 Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”). Viene organizzata a Ebron (3 Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron) la cerimonia religiosa per consacrarlo re (3 davanti al Signore): Davide stringe alleanza con gli anziani di Israele (3 il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron), e viene unto re (3 ed essi unsero Davide re d’Israele). Così il popolo realizza la profezia di Samuele; ci sarà poi anche una profezia di Natan, che guarda al futuro lontano e preannuncia che darà una residenza stabile a Israele in Palestina (2Sam 7,10-11.12), una discendenza regale a Davide (2Sam 7,11.12) e stabilità al suo regno (2Sam 7,12) e al suo trono (2Sam 7,13.16). Purtroppo i discendenti di Davide e il popolo saranno infedeli a Dio, che li punirà ma senza abbandonarli, e attraverso un resto manderà il Messia, che sarà re con regno eterno e universale, ma non alla maniera umana (Gv 18,36); il suo regno si espanderà per mezzo della verità, annunciata e accettata liberamente da chi vorrà (Gv 18,37). Gesù si proclama re davanti a Pilato, al ladro pentito e al popolo di Gerusalemme, quando niente appare in lui di regalità terrena. In realtà il Padre celeste proclama re Gesù con la sua resurrezione e ascensione, quando lo farà sedere alla sua destra per tutta l'eternità; di lì Egli esercita la sua regalità, pregando per gli uomini (Rm 8,34; Eb 7,25) e ottenendo loro grazie per la loro salvezza. Riconosciamo Gesù nostro re e non dimentichiamo che, se la parola del re va rispettata, tanto più la Parola di Gesù, vero Dio e vero Uomo e Re universale.
III - Colossesi 1,12-20 - (a) Paolo esprime gioiosa gratitudine al Padre, perché ci ha donato di condividere la sorte dei Santi nella luce della verità (12 ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce); eravamo schiavi di Satana ed Egli ci ha fatti entrare nel Regno del suo Figlio amatissimo, che ci ha riscattati (13 È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre/ e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore), e ci ha dato il perdono dei peccati (14 per mezzo del quale abbiamo la redenzione,/ il perdono dei peccati). Gesù è quindi il nostro re, nel cui regno ci troviamo, perché Egli ha vinto Satana e ci ha liberati dal suo dominio. Gratitudine abbiamo al Padre e Figlio e Spirito per quanto hanno fatto per noi con l’opera redentrice. (b) Chi è Gesù, nostro Re? (A) E’ Dio perché è immagine visibile del Dio invisibile (15 Egli è immagine del Dio invisibile), è generato dal Padre prima di tutte le creature (15 primogenito di tutta la creazione), perché esse, quelle del cielo e della terra, le visibili e invisibili, sono state create in lui (16 perché in lui furono create tutte le cose/ nei cieli e sulla terra,/ quelle visibili e quelle invisibili… Troni, Dominazioni, Principati e Potenze), per mezzo di lui e in vista di lui (16 Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui); il Figlio è prima di loro ed esse in lui sono conservate nell’esistenza (17 Egli è prima di tutte le cose/ e tutte in lui sussistono). In quanto è Dio, Egli va adorato, cioè dobbiamo riconoscere la sua infinita grandezza e la nostra piccolezza e la nostra totale dipendenza da lui. (B) Gesù è anche uomo. Egli è il capo del suo Corpo mistico, che è la Chiesa (18 Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa); Egli è il principio di tutta la vita della Chiesa, perché è stato il primo a risorgere dai morti e così ha il primato su tutto (18 Egli è principio,/ primogenito di quelli che risorgono dai morti,/ perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose); il Padre ha voluto dare la pienezza di ogni dono alla sua natura umana (19 È piaciuto infatti a Dio/ che abiti in lui tutta la pienezza) e … per mezzo di lui e in vista di lui (20) ha riconciliato con Sé tutte le creature, quelle del cielo e quelle della terra, facendo la pace con loro, sia le cose che stanno sulla terra,/ sia quelle che stanno nei cieli (20). grazie al suo Sangue, versato nella Passione e specie sulla croce (20 siano riconciliate tutte le cose,/ avendo pacificato con il sangue della sua croce), (20). Crediamo in lui, adoriamolo, ringraziamolo, speriamo e confidiamo in lui, amiamolo, affidiamoci a lui e impegniamoci a vivere secondo la Sua Parola.
EUCARESTIA. Questo Gesù, Dio e uomo, Maestro e Redentore, Primogenito di tutte le creature e Re universale, noi ascoltiamo e rendiamo presente col suo sacrificio salvatore nella Messa e riceviamo nella comunione come sorgente di vita. Preghiamo la Vergine Maria e S. Giuseppe, gli Angeli e i Santi, di ottenerci di andare a cantare le Sue lodi nell’eternità con loro.