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Tempo Ordinario: 1° novembre - Solennità di Tutti i Santi (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario; 1° novembre: Solennità di Tutti i Santi 2023-24)

Introduzione. Apocalisse ci fa contemplare i Santi in paradiso; Gesù ci insegna il modo di pensare e lo stile di vita da seguire per arrivarci; S. Giovanni ci rivela il nostro rapporto col Sommo Bene, al quale aspiriamo perché Egli stesso ci attrae.

I - Apocalisse 7,2-4.9-14 - Giovanni ha due visioni. (a) Prima che Dio castighi sulla terra i malvagi, l’Apostolo vede un angelo, salire dall’orientecon il sigillo del Dio vivente (2); egli gridò a gran voce ai quattro Angeli castigatori: Non devastate la terra né il mare…, finché non avremo impresso il sigillo divino sulla fronte dei veri servi del nostro Dio (3). I segnati con il sigillo furono 144 mila, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele, un numero simbolico (12x12x1000): 12 sono le tribù di Israele e 1000 è numero dell’indeterminatezza (4). Dio ama il suo popolo e protegge i suoi servitori, preservandoli dai pericoli. (b) Poi Giovanni vede in cielo una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, da tutte le nazioni (9). Tutti stavano in piedi davanti al trono (di Dio) e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, perché appartenenti al mondo di Dio, e tenevano rami di palma nelle loro mani (9), segno di vittoria; essi proclamano: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» (10) e viene da Loro. Gli Angeli, gli Anziani e i 4 Esseri viventi, intorno al trono divino, si prostrano in adorazione davanti a Dio (11) e proclamano: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen» (12). I salvati provengono da tutti gli uomini, perché Dio è padre di tutti e offre la salvezza a tutti e a ciascuno, che la voglia accogliere, facendo la sua volontà; i salvati cantano questo mistero e gli Angeli lo confermano. E noi accogliamo la salvezza come dono di Dio? (c) Come sono arrivati alla salvezza? Lo dice a Giovanni uno (13) dei 24 anziani (i 12 patriarchi degli Ebrei e 12 Apostoli): col battesimo hanno lavato le loro vestirendendole candide nel sangue dell’Agnello, purificando i peccati per la redenzione di Gesù (14), e hanno portato la croce della grande tribolazione (14). Per essere salvati occorre credere in Gesù Redentore ed essere battezzati e anche ricevere gli altri sacramenti, che consentono di conservare l’unione con Cristo, anche in mezzo alle tentazioni e alle sofferenze: così si è ammessi davanti alla Trinità in unione agli Angeli e dei Santi del Paradiso.

I - Matteo 5,1-12a - 1. (a) Gesù è assediato dalle folle; sale sul monte, che fa pensare al monte Sinai, dove Dio diede la legge al popolo ebreo per  mezzo di Mosè; si siede come maestro e si avvicinarono a lui i suoi discepoli (1) per ascoltare la sua Parola. E Si mise a parlare e insegnava loro (2). Anche noi apriamo docilmente a Gesù maestro la mente con la fede e il cuore con la carità. Dio ci parla direttamente in Gesù; accostiamoci a lui in una delle sue presenze, specie nella Parola scritta e ascoltata e meditata. Abbiamo fede in Lui; alimentiamo la speranza nelle sue promesse; accresciamo la carità verso lui e verso il prossimo, che è a Sua immagine e Sua presenza.  (b) Le Beatitudini formano un’unità, perché la prima e l'ultima sono chiuse dalla stessa promessa: perché di essi è il regno dei cieli (3.10); quindi tutte parlano del Regno di Dio e come comportarsi per entrare a farne parte ora e avere la ricompensa nell'eternità. L'appartenenza al Regno è già attuale, perché i verbi sono al presente: il modo di  pensare e agire è già in corso; le promesse, espresse al futuro, certamente saranno realizzate da Dio, perché è Lui che lo assicura. Si entra nel Regno con la conversione, che è il cambiamento di mentalità, che include il pentimento dei peccati e il proposito di non più commetterli, l'impegno ad assumere i comportamenti nuovi proposti da Gesù, che ne dà l’esempio. Tutto è dono di Dio dall'inizio alla conclusione del pellegrinaggio terreno: tutto è grazia sul piano naturale e soprattutto in quello soprannaturale.

2. (a) Beati sono coloro che appartengono al Regno di Dio e ai quali esso appartiene. Anzitutto lo sono i poveri in spirito (3), che ripongono la loro speranza in Dio e non nei beni della terra; quelli che sono nel pianto (4), afflitti per il male che c'è nel mondo; i miti (5), dolci e pazienti; quelli che hanno fame e sete della giustizia (6), fanno la volontà di Dio; i misericordiosi (7) col prossimo; gli operatori di pace (8) fra gli uomini; i puri di cuore (9), cioè mirano a Dio in tutto quello che fanno; sono i perseguitati per il loro impegno a praticare la giustizia (10), la volontà di Dio. Le promesse di Dio per il futuro: saranno consolati (4) da Dio in ogni sofferenza; avranno in eredità la terra (5), il paradiso; saranno saziati (6) nel loro desiderio di giustizia; troveranno misericordia (7) presso Dio; vedranno Dio (8), che si offrirà alla loro visione; sono e saranno chiamati figli di Dio (9), loro padre per sempre. Una beatitudine particolare Gesù riserva ad alcuni che avvisa: vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (11); a questi dice: Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (12); Dio promette l'assenza di ogni male e la presenza di ogni bene a coloro che non fanno il male ma il bene per essere fedeli a Dio; avranno da soffrire in questo mondo, ma ci sarà per loro la gioia eterna in paradiso. “Grazie, Signore. crediamo alla tua Parola, adoriamo te come sorgente di ogni bene; ci affidiamo a te, ti preghiamo per noi e per il prossimo perché tutti accogliamo questa e ogni tua Parola”.

III - 1Giovanni 3,1-3 – (a) Giovanni invita: Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre; meditiamo e gustiamo: siamo chiamati figli di Dio, per suo dono, e lo siamo realmente! (1). Non rende figli dei genitori adottivi l’adozione umana ma dà diritti; invece l'adozione divina fa partecipe della natura (2Pt 1,4) e vita divina. E’ Dio che ce lo rivela e Gli crediamo. S. Giovanni insiste: Carissimi, noi già fin d’ora siamo figli di Dio (2). Gesù aveva detto che chi segue Lui “avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29), ma completa: Chi crede nel Figlio già da ora ha la vita eterna (Gv 3, 36; cfr. 3,15; 5,24; ecc.). Siamo figli nel Figlio, fratelli di Gesù e membra del suo Corpo mistico. Crediamo e gustiamo la “nostra” vita divina, la filiazione divina e i diritti presenti e futuri, che il Padre ci comunica per suo amore misericordioso. (b) Non capiamo granché di questa figliolanza e non ci è stato ancora rivelato che cosa essa ci riserva nell'eternità: ciò che saremo (2).  Sappiamo però che quando egli, il Padre o Gesù, si sarà manifestato a noi (2) e lo vedremo, faccia a faccia, così come egli è  (2), apparirà che noi saremo simili a lui (2): saremo come uno specchio, in cui Egli si riflette. Tale somiglianza con Dio è già incominciata sin da ora in noi, perché l’immagine di Dio (Gn 1,26) fu restaurata in noi per mezzo di Cristo, a cui dobbiamo essere conformi (cfr. Rm 8,29). Quando più riflettiamo su questo e lo gustiamo, ammiriamo l'amore di Dio per noi. (c) Chiunque ha questa fede e speranza in lui, Cristo o Dio, purifica se stesso dai peccati  tutti ne abbiamo bisogno -, come Egli è puro (3), e vive la sua vita secondo la volontà di Dio, amando Dio e il prossimo, nel rispetto dei comandamenti. (d) Ancora meno capisce la nostra dignità di figli di Dio chi non ha fede, perché non ha conosciuto Lui, come p. es. il mondo (1). Noi ci impegniamo a crescere nella conoscenza di Dio e quello che Lo riguarda. Col dono della pietà regoliamo il nostro rapporto col Padre come veri figli.

EUCARESTIA. La vita divina è dono di Dio, che ci rende adatti a riceverla. Nella Messa ci uniamo a Gesù, che ce l’ha meritata e ne è la sorgente. Preghiamo la Madre celeste, regina di tutti i Santi, e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, e i nostri familiari e parenti del Paradiso, di ottenerci la grazia di aprirci alla vita divina, come hanno fatto loro. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Le beatitudini vanno praticate tutte per entrare nel Regno provvisorio di Dio sulla terra e, perseverando nella fedeltà della loro pratica, finalmente in quello definitivo del Cielo. Faremmo bene a impararle a memoria come impariamo le preghiere comuni, perché sono anche un ottimo esame di coscienza per la confessione. 

2. La pratica delle beatitudini approfondisce il nostro rapporto con Dio e col prossimo e ci fa vivere la vita cristiana, avendo come modello il Maestro che le ha insegnate. Abitua anche all’essenzialità e a evitare i fronzoli nella vita personale e nelle relazioni. Non sono solo per i chiamati con una vocazione speciale, ma per tutti i discepoli di Cristo.

3. Nella vita spirituale si parla di virtù teologali e morali, dei 7 doni dello Spirito, dei 9 o 12 frutti dello Spirito, e delle 8 beatitudini. Queste sono il vertice dell’attività divina in noi. Esse non indicano la perfetta felicità, ma sono mezzi efficacissimi per giungere alla beatitudine eterna, anche perché, praticandole, si imita molto da vicino Nostro Signore.

4. La salvezza è dono di Dio (Ap 7,10), ma noi dobbiamo collaborare con la fede in Dio e nel suo dono e nell’opera redentrice del Figlio di Dio e nell’opera santificatrice dello Spirito. Anche tutto questo è dono di Dio, dono che egli fa a tutti senza preferenza di persone. Tutti sono chiamati alla salvezza e, se qualcuno resta fuori, è solo perché ha rifiutato tante volte questo dono nella vita.

5. Essere figli di Dio è un dono di Dio, ma obbliga ad assumere uno stile di vita, che suppone l’impegno della purificazione (1Gv 3,3) e della crescita spirituale. Questo cammino è fatto sotto la guida dello Spirito Santo, che riceviamo nel battesimo (Ap 7,14) e ci accompagna e sostiene in tutta la vita. Non siamo soli a combattere contro il male. (mons. Francesco Spaduzzi)

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