“Folgore da San Gimignano” di Luciana Benotto. Historia di un poeta cavaliere
Recensione a cura di Manuela Moschin
Ho imparato ad apprezzare i sonetti di Folgóre da San Gimignano, che è anche il titolo del romanzo storico, grazie alla scrittrice Luciana Benotto, che gli ha dedicato una biografia ricca e dettagliata. Un grande merito dell’autrice è quello di aver riportato nel suo romanzo i versi del poeta, spiegandone i significati attraverso i dialoghi dei personaggi. Jacopo di Michele da San Gimignano era soprannominato Folgóre «perché fulgida era la sua poetica» (Benotto, 2024). Di lui ci sono pervenuti trentacinque sonetti, tra cui due “corone”: una di otto sonetti dedicati ai giorni della settimana e un’altra di quattordici sonetti dedicati ai mesi dell’anno. Ogni componimento esprime gioia e un’esaltazione della vita, riflettendo l’ideale di una vita cortese, festosa e colma di allegria.
Nel romanzo, Jacopo spiega il suo stile poetico in una conversazione: «Mi diletto a stendere versi che inneggiano alla gioia e ai divertimenti e ne scrivo anche di beneaugurali per gli amici». Prosegue poi con una riflessione che trovo particolarmente significativa: «Vedete, i dolori e le preoccupazioni è meglio non andarseli a cercare, ché già arrivano da soli» (Benotto, 2024).
Vissuto a cavallo tra il Duecento e il Trecento, Jacopo non fu solo un poeta, ma anche un valoroso cavaliere, impegnato nelle guerre tra guelfi e ghibellini. La narrazione intreccia la sua attività letteraria con la vita familiare, arricchita da episodi intriganti.
Un aspetto interessante è il rapporto di rivalità con Cenne da la Chitarra, che rispondeva ai sonetti di Jacopo con parodie. Luciana Benotto cita anche molti altri poeti contemporanei di Folgóre, tra cui il celebre Dante Alighieri, che Jacopo ebbe l’opportunità di incontrare, Guittone d’Arezzo, Chiaro Davanzati e Cecco Angiolieri, quest’ultimo di poco più anziano di Dante. I versi pregiati di questi autori emergono in tutto il romanzo.
La vita di Folgóre si intreccia inoltre con quella di celebri pittori, un aspetto che ho trovato particolarmente interessante. Mi ha fatto molto piacere leggere di Memmo di Filippuccio, esponente della scuola senese, e di altri grandi maestri come Duccio di Buoninsegna, autore della celebre Madonna Rucellai conservata agli Uffizi, Simone Martini, e suo cognato Lippo Memmi. Martini e Memmi collaborarono all’Annunciazione degli Uffizi e alla Maestà di San Gimignano, affresco per cui Memmi si ispirò alla Maestà di Martini nel Palazzo Pubblico di Siena.
Luciana Benotto, autrice anche di altri romanzi storici, come la pregiata trilogia dedicata a Sofonisba Anguissola, si distingue per il rigore storico e artistico con cui costruisce i suoi racconti. La sua metodologia, basata su un’accurata ricerca storica, letteraria e artistica, ci offre volumi sempre ricchi di sapere. In questo caso, gli studi sono stati ancora più ardui, data la scarsità di notizie biografiche su Jacopo.
Un’altra caratteristica distintiva dell’autrice è la sua passione per l’approfondimento: visita personalmente i luoghi descritti nei suoi romanzi, garantendo un’accuratezza unica. Leggendo i suoi libri, si ha la certezza che i fatti storici e letterari siano stati esposti con la massima cura e veridicità.
Luciana descrive inoltre i costumi dell’epoca medievale, le pietanze e i luoghi con assoluta minuzia. La quantità di informazioni che si assimilano leggendo i suoi libri è sorprendente e rappresenta un valore aggiunto per ogni appassionato di romanzi storici. Inoltre, avendo insegnato letteratura e storia in una scuola superiore, l’autrice possiede una prosa poetica ricca di vocaboli e una capacità narrativa lodevole. Racconta di amori, battaglie e poesia con grande maestria.
Ogni pagina dei suoi libri è un viaggio nel tempo, un’immersione totale in epoche passate che prendono vita attraverso descrizioni vivide e dettagliate. La scrittrice intreccia magistralmente le vicende dei suoi personaggi con il contesto storico, creando una narrazione avvincente e coinvolgente. Luciana Benotto riesce a evocare emozioni tramite le sue descrizioni di paesaggi, architetture e opere d’arte, trattando i fatti storici con precisione e cura straordinarie. Ogni suo libro si trasforma in una lettura appassionante e istruttiva, capace di trasportare il lettore nei luoghi e nei tempi narrati.
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Sinossi
Sappiamo poco di Folgóre, di lui ci sono rimasti solo trentacinque sonetti sopravvissuti all’oblio del tempo; e tuttavia da essi, dalla loro forza, dalla profonda carica emotiva e spirituale che li caratterizza, emerge l’uomo che egli fu, il tempo storico in cui visse, il suo trascorso esistenziale e politico. Il romanzo delinea la personalità e le gesta di Jacopo di Michele, ribattezzato “Folgóre” dai contemporanei per le sue qualità poetiche e militari, nonché lo spirito del Medioevo comunale a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, contraddistinto da eventi rilevanti quali le guerre tra guelfi e ghibellini e tra guelfi bianchi e guelfi neri che hanno influenzato non solo la vita del protagonista, ma anche la storia dell’Italia tutta. Il romanzo racconta la sua vita e il suo destino che si intreccia indissolubilmente con quello della sua città, la mirabilissima San Gimignano, narrandone gli ultimi anni di splendore prima del suo assoggettamento a Firenze e della successiva decadenza seguita alla terribile pestilenza del 1348.