La Basilica di Santa Caterina di Galatina
Un Capolavoro Gotico-Romanico nel Cuore del Salento
A cura di Manuela Moschin
Il Salento, terra dalle vivaci sfumature e dai profumi inebrianti, che al tramonto si tinge di arancio, custodisce preziosi tesori, tra cui la celebre Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, esempio di arte romanica e gotica. Fu edificata tra il 1369 e il 1391 nel cuore di Galatina, su richiesta del nobile Raimondo Orsini del Balzo. La tradizione vuole che la storia della chiesa sia legata al culto di Santa Caterina, originario della cultura bizantina. Una reliquia della santa giunse a Galatina grazie al crociato Raimondello, nipote di Raimondo, che, mentre pregava presso la tomba della santa nel monastero sul Monte Sinai, riuscì a staccare con un morso un dito della martire. Oggi la reliquia è custodita nel museo della Basilica.
La facciata della chiesa è caratterizzata da tre cuspidi e da un rosone in stile romanico. Al vertice della cuspide centrale si trova una croce, mentre a destra e a sinistra ci sono rispettivamente le statue di San Francesco d’Assisi e di San Paolo apostolo. Sull’architrave della porta destra appare un’iscrizione in greco, parzialmente leggibile, che recita: “Questa è la nuova casa e porta del cielo”. L’architrave centrale raffigura Cristo circondato dagli apostoli, accompagnato dalla scritta latina: “Ego elegi vos ut eatis” (Vi ho eletti perché andiate). Nel rosone è inciso lo stemma dei signori del feudo: Del Balzo, Orsini, D’Enghien – Colonna.
Alla morte di Raimondello, fu la moglie Maria d’Enghien a far affrescare la basilica, affidando il compito a maestranze di scuola giottesca e senese. La navata centrale, suddivisa in quattro campate, è decorata con affreschi eseguiti tra il 1416 e il 1443. Questi affreschi, di straordinaria bellezza e intensità, trattano temi del Vecchio e del Nuovo Testamento, e sono organizzati in sei registri, leggibili in sequenza a partire dalla destra, proseguendo sulla parete centrale e poi verso sinistra, dall’alto verso il basso.
Il ciclo pittorico inizia con la narrazione dell’Apocalisse, proseguendo poi con la Genesi, il Vangelo e la vita di Santa Caterina. Le scene rappresentano, tra gli altri, la Creazione, la Caduta dell’uomo, episodi della vita di Cristo e la vita dei santi, con particolare enfasi su Santa Caterina d’Alessandria e San Francesco. La prima campata è dedicata all’Apocalisse, in cui Giovanni scrive una lettera alle sette chiese dell’Asia (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea), portando conforto ai cristiani perseguitati. La seconda campata rappresenta episodi della vita di Cristo, tra cui la Natività, mentre la terza si concentra sulla Passione e Resurrezione. Infine, la quarta campata narra visioni dell’Apocalisse e il Giudizio Universale, con immagini di paradiso, inferno e figure angeliche e demoniache.
Un dettaglio degno di nota è la scena della Resurrezione di Lazzaro, in cui alcune figure si coprono il naso a causa dell’odore, un chiaro esempio di innovazione giottesca, che segnala il passaggio dalla staticità delle figure medievali a una maggiore interazione e realismo. Giotto, precursore del Rinascimento, gettò le basi per un linguaggio figurativo nuovo, caratterizzato da prospettiva e realismo, introducendo uno stile che rivoluzionò l’arte sacra.