Il Papa “Partigiano”.
«Tutte le cerimonie [per la Festa della Liberazione] sono consentite, naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone». Così si esprimeva il ministro per la Protezione civile qualche giorno fa. A quale circostanza il rappresentante dell’Istituzioni si riferiva? Ovviamente alla morte di Papa Francesco. Quindi il rispetto per le circostanze impone “sobrietà”. Domanda lecita: cosa si intende per sobrietà? Secondo i dizionari, essa sarebbe la virtù, la qualità di colui che è sobrio, ovvero ‘non-ebbro’: formato dal prefisso so- (sine = senza) con il termine latino ebrius = ubriaco. Pertanto, l’invito del ministro è quello di non “ubriacarsi”. Non ridurre la Festa a un baccanale. A rituali dionisiaci. Che non finisca, come si suol dire, “a tarallucci e vino”. Ma di onorare con saggezza ed esercizi di memoria e di civiltà il Giorno della Liberazione. Di celebrare la Resistenza con partecipazione. Di onorare la lotta partigiana con esempi di cittadinanza attiva. Perché lo richiede, lo impone la “circostanza”, sia per quanto concerne la Liberazione sia il papa. Motivo per cui, tutti dovremmo essere uniti in un'unica condanna, senza se e senza ma, al nazifascismo. Tutti dovremmo onorare il sacrificio e la memoria dei partigiani. A partire proprio dalle Istituzioni. Perché celebrare la Resistenza, il martirio dei partigiani, è onorare Francesco, che senza ombra di dubbio, potremmo e dovremmo definirlo il Papa partigiano. La domanda sorge spontanea: chi è un partigiano? Gramsci ce ne ha dato una definizione ineccepibile: «Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà […] e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. […] Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. […] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti». Un partigiano è colui che non rimane indifferente dinanzi alle ingiustizie e agli orrori della storia e del presente. Partigiano è chi prende parte, chi parteggia, appunto. E Papa Francesco, innanzitutto, ci ha ricordato, ammonendoci, che «Gesù Cristo non ci vuole come principi che guardano in modo sprezzante [sprezzo e indifferenza erano ‘qualità’ tipiche dei fascisti], ma come uomini e donne del popolo», quali erano i partigiani. Inoltre, nel dicembre del 2015, in occasione della XLIX Giornata Mondiale della Pace, il papa ha affermato con chiarezza e determinazione che “Dio non è indifferente!” E ci ha avvertito «che l’indifferenza costituisce una minaccia per la famiglia umana»; mettendoci in guardia dalla «“globalizzazione dell’indifferenza”», la cui «prima forma […] è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato». Indifferenza, se non odio, verso gli altri, gli ultimi, gli emarginati, i migranti; e indifferenza, se non incuria, nei confronti di Madre Natura. E infine il Pontefice ha dichiarato esplicitamente che «L’indifferenza, e il disimpegno che ne consegue, costituiscono una grave mancanza al dovere che ogni persona ha di contribuire, nella misura delle sue capacità e del ruolo che riveste nella società, al bene comune, in particolare alla pace, che è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Quando poi investe il livello istituzionale, l’indifferenza nei confronti dell’altro, della sua dignità, dei suoi diritti fondamentali e della sua libertà, unita a una cultura improntata al profitto e all’edonismo, favorisce e talvolta giustifica azioni e politiche che finiscono per costituire minacce alla pace. Tale atteggiamento di indifferenza può anche giungere a giustificare alcune politiche economiche deplorevoli, foriere di ingiustizie, divisioni e violenze, in vista del conseguimento del proprio benessere o di quello della nazione» E, citando il suo predecessore, invitava a «“partecipare attivamente alla costruzione di una società più umana e fraterna”».
Tutti i giorni, quindi, siamo chiamati a essere partigiani. A prendere parte. A non restare mai indifferenti. A parteggiare. Come il Santo Padre si è ‘fatto carne’ della Resistenza, con gesti e parole, contro ogni forma d’indifferenza e di odio; contro le ingiustizie e i ‘fascismi’ che minacciano l’umanità e la sua ‘casa’. Allora, a questo punto, non ci resta che intonare a squarciagola, in ogni piazza, da sinistra a destra, tutti in coro Bella Ciao, per celebrare la Festa della Liberazione e onorare il Papa “Partigiano”.
Buon 25Aprile!
Gerardo Magliacano