Una gioia indescrivibile
Quella vissuta ieri sera, ad opera dei tifosi del Napoli, è stata una gioia grande ed incontenibile: il raggiungimento del secondo posto ed, al tempo stesso, il primato di goal di tutti i tempi, ad opera del calciatore più rappresentativo di quella squadra, hanno rappresentato un fattore duplice, che non poteva non far scoppiare la gioia incontenibile e l'entusiasmo di quanti erano andati allo stadio ovvero erano rimasti a casa, davanti alla TV.
È questa l'ennesima dimostrazione che il calcio, nel nostro Paese, è uno dei fattori aggreganti di vitale importanza, visto che, attraverso lo sport, vengono veicolati messaggi che, certamente, hanno poi conseguenze non secondarie.
L'immagine di Napoli, in particolare, è purtroppo sovente legata ai fenomeni tristi tipici del suo consesso sociale: le istantanee di ieri sera, invece, sono servite ad associare, finalmente, un evento felice ad una città, che troppe volte viene ricordata solo per la grande criminalità organizzata e per i morti, che essa causa.
Invece, esiste anche una Napoli vincente, quella certo del calcio, che è pur sempre una delle principali industrie del nostro Paese, oltreché un momento essenziale di condivisione di valori per milioni di Italiani.
Nello sport, come nella vita di tutti i giorni, Napoli è spesso vicina all'America Latina. Venti anni fa Maradona, oggi Higuain: sono sempre degli Argentini a segnare la storia del calcio partenopeo, così come, invero, Napoli è molto più simile a Buenos Aires, che non a Berlino o a Monaco di Baviera.
Evidentemente, anche i campioni devono trovare la dimensione più confacente ai loro bisogni personali, per esprimersi al meglio e per regalare ai tifosi una gioia, che spesso è incontenibile.
Orbene, una vittoria sul campo di calcio deve, ora, trasformarsi in un successo sociale ed economico: in Champions, non solo va la squadra, ma in particolare la città, che deve vincere molte scommesse fondamentali per il suo futuro, dal risanamento di Bagnoli agli investimenti necessari per ridare il giusto lustro al centro storico più bello d'Europa.
Il calcio non può, di per sé, bastare a guarire le cicatrici di secoli, ma deve essere invero il primo volano di un cambio di prospettiva per l'ex-capitale borbonica.
Napoli non può e non deve essere ricordata solo per Gomorra e per i morti ammazzati nella sua periferia, ma è giusto che risplenda, opportunamente, per la bellezza dei suoi monumenti e per il fascino della cultura millenaria, che essa reca nel suo ventre urbanistico, culturale e storico-antropico.
Forse, un goal di Higuain non basterà per una simile, difficile operazione, ma sarà in verità il primo abbrivio perché cambi la considerazione che i non-Napoletani hanno della nostra città.
Forse, dallo sport può partire un messaggio, finalmente, positivo che la politica e la classe dirigente meridionale devono saper cogliere, se non si vuole che il Sud intero rimanga tragicamente vittima di luoghi comuni tanto immeritati, quanto ingiusti verso una storia, invece, fatta di uno splendore straordinario, che deve tornare a rilucere, come ai tempi dei Greci o di Federico II o di Carlo III.
Contribuiamo, noi tutti, a realizzare questo goal e la Champions non sarà solo per i calciatori, ma anche per i cittadini, che si sentiranno, di nuovo, parte di una terra nobilissima, benché deturpata dalla cattiveria altrui ed, a volte, dal proprio ingenuo ed insano fatalismo.
Rosario Pesce