Tempo Ordinario: Domenica 30.ma dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 30.ma dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Geremia presenta l’amore di Dio per il popolo come motivo di tutti i suoi benefici; Gesù con cuore compassionevole opera miracoli per guarire l’anima e il corpo delle persone; Paolo ci presenta Gesù che col suo sacrificio ci guarisce dalle nostre infermità spirituali.
I - Geremia 31,7-9 - Il Profeta, a nome di Dio, invita: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, agli occhi di Dio, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele” (7). Dio promette: Ecco, di persona li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra, dove era disperso (9); fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente, che rappresentano la speranza: ritorneranno qui in gran folla (8); Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; la strada sarà comoda e senza ostacoli e avranno acqua in abbondanza, perché Dio dice di sé: io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito (9). Dio promette libertà e ritorno in patria al suo popolo, riportandolo nella gioia e con ogni comodità dall'esilio in Babilonia, perché egli si sente padre del suo popolo, che considera il primogenito fra tutti i popoli. Fino agli ultimi decenni prima di Cristo gli Ebrei pensavano a Dio solo come padre del suo popolo, ma proprio allora incominciarono a riflettere su una paternità di Dio nei confronti di singole persone, specie dei giusti, idea che matura nella Sapienza. Gesù insegna che Dio è veramente padre di ogni uomo, in particolare dei giusti, ai quali comunica la sua vita divina per mezzo di Gesù Redentore e dello Spirito Santificatore. Dio esercita la sua paternità nei confronti anche di tutti i popoli, ma in particolare della Chiesa e di coloro che hanno la fede nella sua Parola, che ci illumina, e la carità, che fa osservare i suoi comandi.
II - Marco 10,46-52 – 1. (a) Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli ed era con lui molta folla (46). Il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva sul ciglio della strada a mendicare (46); Marco ne dà il nome, forse perché discepolo di Gesù e noto ai cristiani di Roma. Avverte un gran movimento di persone, ne chiede la ragione e gli si dice che passava di là Gesù, il Nazareno; sa dei suoi miracoli e pensa che è occasione unica per avere la guarigione. Incomincia a gridare, per superare il vociare della folla e fargli arrivare la sua invocazione: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (47), manifestando la sua fede nel Suo cuore buono e compassionevole di Messia. Anche la nostra preghiera deve esprimere la nostra fede in Dio Padre e Figlio e Spirito o in Gesù, o nell’intercessione di Maria e Giuseppe o degli Angeli e Santi, certi che conoscono i nostri bisogni, sono potenti e buoni e vale la pena chiedere il loro aiuto. E preghiamoli effettivamente. (b) La voce sempre più alta del cieco infastidisce Molti presenti, che lo rimproveravano e facevano pressioni perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte, per arrivare a Gesù, che forse stava lì vicino, ripetendo la stessa invocazione (48). La perseveranza nella preghiera è indispensabile in attesa che il Signore ci esaudisca, e a volte è necessaria anche per settimane e mesi e anni, come avvenne a S. Monica per la conversione del marito Patrizio e del figlio Agostino. Anche l'intensità della preghiera mostra il nostro desiderio e interesse di essere esauditi. La preghiera vocale, che è la più diffusa e la più semplice, dev’essere una vera supplica per ottenere grazie o per lodare Dio; impegniamoci a mettere attenzione e intensità nelle preghiere della Messa e Liturgia delle Ore, nelle preghiere di mattino e sera e in quelle vocali in genere, per evitare l’abitudine e l’automatismo.
2. (a) Gesù sentì il cieco gridare il suo bisogno, si fermò e disse: «Chiamatelo!» e i più vicini lo Chiamarono… dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» (49). Egli, gettato via il suo mantello, per essere libero nei movimenti, balzò in piedi e venne da Gesù (50). Dio ascolta sempre chi prega; non sempre l’esaudisce o non subito, ma sempre gli dà grazie: mai preghiamo a vuoto; il Signore ci fa le grazie che Lui vede per noi più necessarie e urgenti. Siamo perseveranti nella preghiera e non seguiamo i suggerimenti di Satana e le tentazioni di sfiducia, che sempre provengono dalle nostre tendenze cattive e dalla debolezza della nostra fede. (b) Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?»: ne conosce il bisogno, ma vuole una chiara professione di fede, inclusa nel rinnovo della richiesta. E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!» (51), come per il passato. Gesù opera il miracolo: E subito vide di nuovo (52), e lo collega con la sua fede, che gli porta anche la salvezza: «Va’, la tua fede ti ha salvato» (52). La prova del profondo mutamento interiore dell'uomo guarito è che lo seguiva lungo la strada (32), verso Gerusalemme, dove Gesù sarà crocifisso. La fede e la fiducia ottengono ogni grazia e l'amore perfeziona l’unione con Gesù in tutti i misteri della Sua vita, compresi i dolorosi. Anche noi, grati a Gesù per tante grazie che ci ha ottenute dal Padre, vogliamo seguirlo con fede, speranza e carità, dovunque egli va e ci porta.
III - Ebrei 5,1-6 - (a) Per gli Ebrei Ogni sommo sacerdote… è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, il culto liturgico, specie per offrire doni e sacrifici per espiare i peccati (1); essi consistevano nei (primi) frutti della terra, cibi e animali, per riconoscere la Sua infinità e la nostra dipendenza e ottenere il perdono. Però il sacrificio, che Dio voleva e vuole, consiste nell'offrirsi a Dio per fare la Sua volontà e compierla (Sal 39,7-9; Eb 10,5-10), come Gesù sulla terra. Le offerte di cibo sono solo un segno che l'offerente vuole fare la volontà di Dio. Anche Gesù presentò le offerte dell'AT come segno; ma nell'Ultima Cena offrì pane e vino come segno, li trasformò nel suo Corpo e Sangue, vi rese presente se stesso e il suo sacrificio, e ordinò ai suoi discepoli di farlo anche loro. Col suo sacrificio Gesù adora, ringrazia, espia, prega per noi. Nella Messa ascoltiamo la Parola di Dio, ci impegniamo a metterla in pratica e offriamo pane e vino come segno di tale volontà; lo Spirito li trasforma nel Corpo e Sangue di Cristo, che riceviamo come cibo, che ci rende capaci di fare la volontà di Dio, come Gesù. (b) Il sommo sacerdote ebreo, anche lui rivestito di debolezza, ignorante e peccatore, è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore (2). A causa di questa egli deve offrire sacrifici per espiare i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo (3). Gesù, uomo come noi, è innocente e prova per noi e le nostre miserie l’amore compassionevole, che gli fa offrire la vita in sacrificio per noi (Ef 5,1-2). (c) Ora Nessuno attribuisce a se stesso questo onore del sommo sacerdozio, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne (4), e i suoi discendenti. Nello stesso modo anche Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma venne scelto da Dio Padre; Questi gli disse (5) da tutta l'eternità: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, e lo genera come Figlio, e nel tempo: Tu sei sacerdote per sempre,/ secondo l’ordine di Melchisedek, e gli conferì (6) il sommo sacerdozio. L’alleanza sinaitica con il culto e la Legge fu sostituita dalla Nuova Alleanza e Nuovo Culto con nuovo sacerdozio e Nuova Legge. Ebrei chiama Gesù Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, ma chi continua la sua missione è vescovo, presbitero o diacono, e non sacerdote, per distinguerlo da quelli dell’AT e del paganesimo.
EUCARISTIA. Gesù è il sommo sacerdote, che rende presente sé e il suo sacrificio nel pane e vino consacrati. Unendoci a lui con fede e carità, ci guarisce da tutti i mali fisici e spirituali e ci dà ogni bene. Preghiamo la Vergine Maria e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci la fede e carità necessarie per unirci perfettamente a Gesù. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Bartimeo chiede aiuto a Gesù, gridando per farsi sentire, ma alcuni ne sono infastiditi. Se preghiamo, il diavolo prova fastidio e farà di tutto per impedircelo; tante le scuse: prego più tardi; sono stanco e pregherei distratto; quel che conta è l’orientamento interiore verso Dio, anche se non prego… Preghiamo secondo un regolamento della giornata, che è molto utile.
2. Gesù esaudisce la preghiera subito e secondo il desiderio dell’orante. Qualche volta bisogna aspettare anni prima di esser esauditi; il Signore ci esaudisce quando questo è per la sua gloria e fa bene a noi ed eventualmente anche agli altri. Fidiamoci del suo amore onnipotente e della sua sapienza infinita. Egli ci vuole dare non solo il bene, ma anche il meglio e l’ottimo.
3. La fede ha salvato il cieco nel senso che gli ha restituito l’integrità fisica, che per la sua fede e conoscenza limitata egli desiderava vivamente, ma anche la salvezza eterna, che egli certamente incominciò a gustare per l’incontro con Cristo, ormai avvenuto. Dobbiamo pensare che Gesù prima gli ha perdonato i peccati, come fece col paralitico, e poi gli ha dato la guarigione.
4. La profezia di Geremia, che riguarda Dio che salverà il popolo, si riferisce in parte a un futuro non lontano, fra una 80.ina di anni, e pienamente a un futuro lontano, alla venuta di Gesù. Gli Ebrei dispersi e i popoli pagani saranno guidati da Dio nella vera Patria, quando il Messia verrà a salvare l’umanità. A tutti sarà offerta la salvezza, purché credano in Gesù e aderiscano a Lui.
5. Gesù con la sua vita, passione e morte, ha offerto al Padre il sacrificio perfetto di adorazione, ringraziamento, espiazione e supplica; lo ha voluto presente in ogni Mersa perché tutti potessero attingervi come alla sorgente della salvezza tutte le ricchezze che i credenti, contemporanei di Gesù, vi hanno ottenuto 20 secoli fa. (mons. Francesco Spaduzzi)