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Tempo Ordinario: Domenica 25.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 25.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. La Sapienza ci dice che il giusto è tormentato dai cattivi, ma ripone la sua fiducia nell’aiuto di Dio; Gesù è il giusto che patisce per la salvezza dell’umanità e vuole l’umiltà dai suoi; Giacomo esorta a seguire la sapienza divina e a evitare la carnale, mondana e diabolica.

I - Sapienza 2,12.17-20 - I malvagi si accordano: Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo…: perché ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta (12); poiché il giusto si dichiara figlio di Dio (18), decidono di tormentarlo con violenze e tormenti per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione (19) e anche di condannarlo a una morte infamante (20); così - secondo il loro modo di pensare – potranno verificare se le sue parole sono vere, se egli è il figlio di Dio (17); essi vogliono osservare ciò che gli accadrà alla fine (17), se Dio verrà in suo aiuto (18), perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà (20), e lo libererà dalle mani dei suoi avversari (18). Ovviamente essi non credono in Dio e che il giusto sia figlio di Dio, e sono certi che nessuno lo può aiutare. Essi sono fuori strada: Dio esiste e i giusti sono figli di Dio ed essi sono pazienti nelle sofferenze, perché credono che Dio li aiuta o preservandoli dalla sofferenza o sostenendoli in essa, o liberandoli dalla morte o accompagnandoli in essa, e comunque glorificandoli, almeno dopo la morte. Nessuno conosce il tempo dell'aiuto di Dio per il giusto, ma egli si sente nelle mani di Dio e protetto da lui in vita e in morte. I nemici di Gesù ragionavano come questi empi; già gustavano la loro vittoria per la sua crocifissione, ma i fenomeni miracolosi, che ne accompagnarono la morte, misero subito in discussione il loro successo. In realtà la Pasqua di Gesù segnò l'inizio del tramonto del dominio, che il diavolo, il peccato e la morte, hanno sull’uomo - e anche del potere dei malvagi. Nelle sofferenze affidiamoci a Dio, che ci ama e non ci lascia mai soli.

II - Marco 9,30-37 – (a) Gesù attraversa la Galilea (30), diretto a Gerusalemme di nascosto, perché vuole istruire i suoi discepoli (31) su questioni più importanti e più difficili da accettare: la sua passione e morte per salvare l’umanità e la loro partecipazione all’opera della redenzione. Apprezziamo questa speciale cura di Gesù per i continuatori della sua opera redentrice; egli la continua attraverso i secoli per ciascuno di noi per mezzo dello Spirito Santo con ispirazioni, studio e meditazione, e l'insegnamento della Chiesa, che è il Cristo, continuato nei secoli. Con docilità ci mettiamo in ascolto di Lui, per non sciupare le occasioni di imparare di più e meglio. (b) Gesù avverte di nuovo gli Apostoli che a Gerusalemme Il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini (31) - la situazione peggiore di una persona, perché sono malvagi -, e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà (31). Gesù parla di Sé come Figlio dell'uomo, riferendosi a un misterioso personaggio, cui Dio darà un regno universale (Dn 7,14); Gesù si identifica con lui, ma egli deve soffrire per giungere alla gloria. Noi dobbiamo credere alla Parola di Gesù e accettarla sempre, anche se non la comprendiamo, come facevano Maria e Giuseppe, che in tante occasioni si trovavano di fronte a sue parole e azioni, incomprensibili per loro; essi le accettavano senza riserve, le conservano nel cuore e le meditano, in attesa di più luce (Lc 2,50-51). (c) Gli Apostoli però non capivano – o meglio non accettavano – queste parole e avevano timore di interrogarlo (32), perché ricordavano il rimprovero a Pietro, che non chiedeva spiegazioni, ma voleva imporre a Gesù le sue idee sbagliate. Noi invece vogliamo aderire a Gesù senza riserve e dialogare, convinti che solo lui ha Parole di vita eterna e può aprire la nostra mente alla comprensione. Accetteremo anche il suo silenzio, perché Egli, nella sua sapienza infinita, ritiene più utile per noi tenerci nell’oscurità.

2. Quando Giunsero a Cafarnaoin casa Gesù chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?» (33), ma essi tacevano per vergogna, perché l’oggetto delle loro discussioni frequenti e animate Per la strada era stato tra loro chi fosse più grande (34). Gesù ha sempre insegnato e dato esempio di umiltà. Adesso Sedutosi solennementecome maestro, chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti (35): nella sua comunità il primo di tutti deve essere disposto a mettersi al servizio di tutti, perché si sente e vuole essere e mostrarsi l'ultimo di tutti, secondo il Suo esempio; Lui, il Figlio di Dio, fatto uomo, ha nascosto la sua divinità agli occhi degli uomini, in  vita e specie nella Passione e Morte; sempre stette al servizio di tutti, fino a lavare i piedi ai discepoli (Gv 13,8-17); solo con la Risurrezione rivela la sua gloria. Seguiamone l'esempio e mortifichiamo il nostro desiderio di primeggiare e la nostra superbia: correggiamoci con impegno, perché queste tendenze sono rovinose per la vita psicologica e spirituale e relazionale. (b) Gesù insegna anche per la vita della comunità, come trattare i poveri e piccoli: E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo (36); così vuole significare che egli, nonostante e proprio per la sua piccolezza e situazione di dipendenza, attira lo sguardo benevolo di Dio; Gesù aggiunge: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, in vista e per amore di Lui, accoglie me (36-37), e addirittura chi accoglie me accoglie… colui che mi ha mandato (37). Gesù si identificherà anche con i bisognosi: se vogliamo avere Gesù e il Padre con noi, accogliamo il bisognoso, trattiamolo come vorremmo essere trattati noi al suo posto e come tratteremmo Gesù o il Padre.

III - Giacomo 3,16-4,3 - (a)  Giacomo parla di una sapienza che viene dall’alto, da Dio, e si manifesta specie nei buoni rapporti col prossimo: essa anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera (17); sono coloro che fanno opera di pace e producono nella pace un frutto di giustizia (18), opere buone, che rendono giusti davanti a Dio. Chiediamo questa Sapienza, che Dio ha promesso di darci (Gc 1,5), come il dono dello Spirito (Lc 11,13) e le richieste del Padre Nostro (Mt 6,9ss; Lc 11,2ss). Essa guida i nostri rapporti con Dio e con il prossimo. (b) C'è anche l’insipienza e Giacomo la definisce terrestre, materiale (Gc 3,15), perché nasce dalle tendenze cattive e dalla mentalità mondana, e diabolica (Gc 3,15), perché ispirata dal diavolo. Essa porta alla gelosia e spirito di contesa, che creano disordine e ogni sorta di cattive azioni (16). Le guerre e le liti che sono in mezzo a voi… vengono… dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra (1). Anche noi cristiani siamo pieni di desideri mondani di possedere i beni terreni (2) e siamo invidiosi dei beni altrui, che non riusciamo a ottenere (2); il risultato è che uccidiamo…; combattiamo e facciamo guerra! (2), almeno nel cuore o con la lingua. Questi non otteniamo grazie spirituali e materiali perché o non preghiamo (2), nonostante l’invito di Gesù (Mt 7,7-8); e anche chiediamo e non otteniamo perché chiediamo male, per soddisfare cioè le nostre passioni (3) e non stiamo in grazia di Dio. Preghiamo mali, male, mala, cioè senza stare in amicizia col Signore, senza attenzione e chiediamo cose cattive o che non ci giovano; Dio, comunque, presta attenzione alla nostra preghiera, ma vuole darci anzitutto la grazia santificante, che ci salva.

EUCARESTIA. L’Eucarestia è il memoriale della Passione del Signore ed è per noi la sorgente della salvezza. Preghiamo la Vergine Maria Addolorata e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Padroni, di ottenerci di accostarci con viva fede e ardente amore al Cristo presente, che si offre  ancora per noi nell’Eucarestia. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. «Il Figlio dell’uomo… lo uccideranno,,, ma… risorgerà» (Mc 9,31), sono le parole più sgradevoli che mai avrebbero voluto sentire gli Apostoli dalla bocca del Maestro e Messia e Amico amatissimo; perciò Pietro si ribellò e fu respinto da Gesù; gli Apostoli odono, vorrebbero capirci di più, ma non osano interrogare per timore che Gesù confermi quello che ha detto.

2. Gli Apostoli sono condizionati e condividono le idee sbagliate sul Messia e la sua missione, che corrono fra gli Ebrei, perché i Capi religiosi lo presentavano come il restauratore della libertà politica e del regno di Israele, come lo avevano fino a una novantina di anni prima, quando i Romani entrarono in Gerusalemme con Pompeo. Questa idea non corrispondeva al piano di Dio.

3. Gli Apostoli non capivano la missione spirituale di Gesù e così non riuscivano ad accettare il suo insegnamento sull’umiltà, l’autorità come servizio, il rinnegamento di sé, il portare la croce, ecc., ciò è normale per chi non sviluppa una spiritualità secondo la Parola di Dio. Siamo uomini carnali e non meravigliamoci che lo fossero gli Apostoli, nonostante la vicinanza di Gesù.

4. I buoni creano difficoltà ai cattivi, perché questi vogliono camminare nelle tenebre e lontano da Dio e i giusti vogliono stare nella luce e vicini a Dio. E così gli ingiusti perseguitano quelli che vogliono seguire la via del bene e li costringono a sviluppare la virtù della pazienza, che è strettamente connessa con la speranza (cfr. n. 4 di Spes non confundit di papa Francesco)

5. La sapienza carnale, mondana e diabolica (gli aggettivi ne indicano l’origine), rovina chi vi si abbandona e chi vi sta a contatto per propria volontà. Sta male chi si lascia guidare da essa e rende difficile la vita a chi gli sta vicino. Chiediamo continuamente la grazia a Dio del dono dello Spirito e specie del dono della sapienza. (mons. Francesco Spaduzzi)

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