Tempo Ordinario: Domenica VII dell'Anno B - Santissima Trinità (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica VII dell'Anno B - Santissima Trinità (2023-24)
Introduzione. Il Deuteronomio afferma l’unicità di Dio e il suo amore per il suo popolo e la necessità di rispondere con amore all’amore di Dio; il Vangelo ci parla della Trinità e dell’amore di Dio per il nuovo popolo; Paolo ci richiama i nostri rapporti con le singole Persone divine.
I - Deuteronomio 4,32-34.39-40 - (a) Mosè esorta gli ebrei a essere ben convinti che il Signore - Yahweh - è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro (39). La fede in un Dio unico è un fenomeno forse unico nell'antichità: si divinizzava di tutto. Gli ebrei credevano in Yahweh Dio della creazione e della storia, onnipresente e di sapienza e potenza e bontà infinita; tutto dipendeva da lui. Anche noi crediamo in questo Dio unico; Gesù ha completato la rivelazione: Dio è uno nella natura e trino nelle persone: Padre, Figlio, Spirito, e il Figlio è diventato uomo. Rinnoviamo la nostra fede con la recita del Credo o dei due misteri principali della fede e, in sintesi, col segno della croce. (b) Nel tempo: Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra, e nello spazio: da un’estremità all’altra dei cieli (32), solo una volta avvenne che un popolo - l’ebreo - abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco del Sinai e sia rimasto vivo (33). A noi Dio ha parlato nel Figlio, fatto uomo, senza manifestazioni terrificanti; con lui è completa la rivelazione, anche se cresce la comprensione, sotto la guida dello Spirito. Gustiamoci questa intimità e vicinanza di Dio in Gesù, che continua nei secoli in tanti modi. (c) Inoltre: ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore – Yahweh -, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? (34). Per formare il nuovo popolo, Dio ha fatto molto di più: Il Figlio si è fatto uomo per patire e morire e liberarci dalla schiavitù di Satana. (d) Mosè chiede al popolo dell’AT come risposta: Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre (40). Vale anche per noi, soccorsi con una bontà tanto maggiore. Sostenuti dalla sua grazia, osserviamo i 10 comandamenti, i due precetti dell'amore a Dio e al prossimo, e avremo la felicità eterna, ma anche la terrena, per quello che è possibile.
II - Matteo 28,16-20 – Dopo la resurrezione di Gesù Gli undici discepoli andarono in Galilea, all'appuntamento con Lui, sul monte che Gesù aveva loro indicato (16). Quando lo videro da lontano, lo riconobbero e si prostrarono (17) in adorazione, ma sembra che, forse a causa della lontananza, alcuni restano in dubbio (17 Essi però dubitarono). Gesù si avvicinò, facendo svanire le perplessità e parlò loro (18) ormai da risorto e glorificato. Essi già sapevano che, in quanto Figlio di Dio, aveva ricevuto tutto dal Padre (Mt 11,27), giacché Essi si conoscono e si amano reciprocamente in perfetta uguaglianza (Mt 11,17); adesso Egli dichiara: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra (18), cioè in quanto uomo risuscitato, ricevette i poteri pieni dal Padre con il dominio su Angeli e uomini e tutte le creature. Per questa autorità Egli ordinò ai suoi apostoli e discepoli: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (19), perché annunciassero Lui e il suo insegnamento a tutti, in modo da farli suoi discepoli; dopo che gli ascoltatori hanno creduto alla loro Parola, occorre battezzarli per l’autorità e nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (19), consacrando i singoli al Dio Uno e Trino. I discepoli dovranno anche insegnare loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato (20), i due precetti dell’amore con i 10 comandamenti. Noi crediamo; a suo tempo abbiamo ricevuto il battesimo; ora dobbiamo guardare a Gesù come Maestro, del quale accettiamo l’insegnamento, e come Modello da imitare. La grazia per vivere secondo il Vangelo ce l’ha meritata Gesù stesso. Abbiamo ricevuto il dono della fede; è giusto che ci preoccupiamo di collaborare alla sua diffusione con la preghiera, i sacrifici e la testimonianza, e anche con aiuti, se ne abbiamo la possibilità.
2. Gesù conclude il suo discorso con la promessa: Ed ecco, io sono con voi, con la Chiesa e con i singoli, tutti i giorni, fino alla fine del mondo (20). Egli intendeva riferirsi – è ovvio - anche ai successori degli Apostoli: ai Vescovi e ai loro collaboratori presbiteri e diaconi, oltre che a tutti i credenti e battezzati. Grazie alla fede già i discepoli entrano in comunione con Gesù e - per mezzo suo - con le altre due Persone Divine, perché cominciano a conoscere la realtà come la vede la Trinità; col battesimo la comunione diventa completa, per quel che è possibile ai credenti ora sulla terra: essi ricevono da Dio la sua vita divina e diventano partecipi della natura divina (2Pt 1,4). Padre e Figlio e Spirito non sono quindi Persone estranee e lontane, ma sono strettamente legate a noi – e noi a loro - per la fede e il battesimo: diventiamo figli del Padre, fratelli di Gesù Cristo e membra del suo Corpo, dimora e amici e sposa dello Spirito Santo. Per la fede sulla terra già intuiamo e nella riflessione e meditazione approfondiamo e gustiamo queste verità; ma il resto della conoscenza, il di più e il meglio, ci è riservata solo nell’Aldilà, nella visione faccia a faccia, in paradiso, nell'eternità. Crediamo, adoriamo, ringraziamo, continuiamo ad approfondire, chiediamo la comprensione delle Sacre Scritture.
II - Romani 8,14-17 – (a) Noi abbiamo ricevuto lo Spirito (15) dal Padre (Gv 14,26; Gal 4,6), ma anche dal Figlio (Gv 15,26), perché Spirito del Padre (Mt 10,20; Rm 8,9.11; 1Cor 3,16; 6,11) e del Figlio (Rm 8,9, Gal 4,6; Fil 1,19; 1Pt 1,11) e procede dal Padre (Gv 15,26) e dal Figlio (cfr. Gv 15,26). E’ lo Spirito che ci rende figli adottivi di Dio Padre (15). Lo Spirito è un dono gratuito di Dio Padre e del Figlio e ci fa entrare nella Famiglia trinitaria, rendendoci partecipi della natura e della vita divine. Facciamo atti di fede, adorazione, ringraziamento, lode per questo dono. (b) Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, cioè la nostra intelligenza, illuminata dalla fede, attesta che siamo figli di Dio (16). Lo diventiamo per mezzo del battesimo ma solo con lo sviluppo dell'intelligenza e della fede ne prendiamo coscienza e ne facciamo esperienza per l'opera dello Spirito in noi. (c) E’ sempre lo Spirito … per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (15; cfr. Gal 4,6), nella preghiera liturgica o personale; Egli ci fa rivolgere a Dio, chiamandolo Abbà!, in aramaico come Gesù. Gustiamo questa meravigliosa realtà di figli ed esprimiamola nella parola e nella vita. (d) I figli di Dio sono guidati dallo Spirito nella loro vita di fede e di carità, perché hanno ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi (15): Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio (14), Spirito ben diverso dallo spirito da schiavi, caratterizzato dalla paura (15). Lo Spirito realizza la nostra rassomiglianza con Gesù: prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (17). Con il sostegno dello Spirito, imitiamo il modello che è Gesù. (e) Infine, se siamo figli, siamo anche eredi (17; cfr. Gal 4,7), eredi di Dio Padre (17), e coeredi di Cristo (17), nostro fratello. Per i meriti di Gesù abbiamo l'adozione a figli (Gal 4,4-5). Meditiamo spesso questi argomenti; rinnoviamo con frequenza la nostra fede in queste verità; pensiamoci, gustiamole, rendiamocele familiari.
EUCARESTIA. Nella Messa Gesù rende presente se stesso e il suo sacrificio per offrirsi al Padre, ancora oggi per la nostra salvezza, rinnovandoci tutte le grazie che ci ha meritate con la sua vita, passione e morte. Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, di ottenerci la grazia di partecipare bene alla Messa e di offrici insieme con Gesù alla Trinità. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Lo Spirito, che trasforma gli Apostoli e gli altri discepoli nel Cenacolo, opera la trasformazione fisica profondissima di Cristo con la resurrezione: il suo Corpo è spiritualizzato, al punto che Paolo dice: Il Signore (Gesù risorto) è lo Spirito (2Cor 3,17). È un’idea difficile per noi, che opponiamo lo spirito alla materia, ma non per Paolo che lo opponeva alla carne.
2. Per evitare che la la Trinità resti solo nella fede senza influire nella nostra vita interiore, conviene pensare alla nostra relazione con ciascuna Persona della Trinità: Dio Padre è mio Padre; il Figlio Gesù è mio fratello, perché siamo figli nel Figlio; lo Spirito Santo è mio amico, ospite, sposo, santificatore.
3. La missione affidata agli Apostoli è immensamente al di là delle loro possibilità. Ma il Padre ha dato ogni potere a Gesù risorto, che ha provvisto gli Apostoli della propria presenza efficace e del dono dello Spirito, sorgente di tutti i carismi, per renderli adeguati al loro compito. Tutto essi possono col sostegno di Gesù e con l’aiuto dello Spirito.
4. Sono impressionanti le manifestazioni d’amore e che Dio mostra per il suo popolo nell’AT: poco meno di 2000 anni di pazienza, durante i quali interviene sempre in suo favore, anche quando si comporta male. Molte di più e di più grande valore sono le prove d’amore di Dio per il popolo del NT, in questi oltre 2000 anni di storia; non c’è ringraziamento che possa bastare.
5. Dobbiamo condividere tutto con Cristo: se vogliamo essere partecipi della sua gloria, dobbiamo anche sopportare le sofferenze, che egli ha dovuto affrontare. Maria e Giuseppe sono quelli che hanno condiviso in tutto la vita di Gesù e sono anche partecipi in maggior misura della sua beatitudine. Chiediamo con insistenza grazia, coraggio e forza. (mons. Francesco Spaduzzi)