Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore dell'Anno C
I - Luca 9,11-17 – 1. (a) Gesù mostra di voler stare con gli Apostoli, che sono tornati dalla missione e gli hanno riferito della loro predicazione e dei miracoli operati. Ma la gente li raggiunge e Gesù si intrattiene con essa per compassione e per misericordia e riprende a dare loro il pane della Parola, per guarire l’intelligenza con la verità, e a operare miracoli per guarire i corpi (11 Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure). Noi tutti, e specie i suoi ministri, dobbiamo condividere questo amore compassionevole per tutti ed essere sempre disposti a dare la Parola di vita e la testimonianza, e la vicinanza. (b) Il giorno va verso la fine e i discepoli o perché condividono i sentimenti del cuore di Gesù per i bisogni materiali e spirituali della gente o per tentare di restare soli con Gesù, gli suggeriscono di congedare i presenti, perché vadano a cercare cibo e alloggio nei dintorni (12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta»). Ma Gesù li invita a provvedere loro alla gente (16 Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare»). Essi fanno notare la loro incapacità a risolvere il problema per l’inadeguatezza dei mezzi a loro disposizione; si limitano a proporsi per tentare di comprare cibo per la folla (13 Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente»); splendido atto di umiltà, ma che rivela che hanno dimenticato che Gesù ha il potere di fare i miracoli e l’ha dato anche a loro. Stiamo attenti a non dimenticare la nostra dignità di cristiani: per la fede e il battesimo siamo sempre uniti a Gesù e, pur se non abbiamo ricevuto il carisma della fede che “opera” i miracoli, comunque abbiamo con noi Gesù, che può tutto e al quale o per i meriti del quale noi possiamo chiedere tutto nella preghiera. (c) Gesù ordina agli Apostoli di distribuire in gruppi di 50 (14 Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa») le circa 5000 persone (14 C’erano infatti circa cinquemila uomini) e di farle sedere (15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti). Poi prende nelle sue mani i cinque pani e due pesci (16 Egli prese i cinque pani e i due pesci) e, come al solito, recita la preghiera, con cui benedice il Padre per averli dato come cibo, li spezza e moltiplica, e li dà agli Apostoli per distribuirli alla folla (16 alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla). Ammiriamo Gesù, che mantiene sempre vivo il rapporto col Padre in ogni situazione, anche nel relazionarsi con gli uomini, e lo ringrazia per i suoi doni, riconoscendo che tutto viene dal Padre. Se alimentassimo questa unione con Dio, quanto bene faremmo a noi e agli altri! (d) Tutti mangiano a sazietà e con piena soddisfazione pane e companatico e si raccolgono 12 cesti di pane avanzato (17 Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste). Gesù non dà solo l'essenziale per vivere, il pane, ma anche quello che dà gusto al pane, il companatico. Tale è il suo stile nei confronti dell'umanità: non dà solo il necessario ma anche la sovrabbondanza; ammiriamo la bontà e la potenza infinite di Gesù; imitiamoLo nel nostro piccolo e dilatiamo il nostro cuore per desiderare tutto il bene per il prossimo e preghiamo per ottenerglielo. Lo Spirito Santo ci renda sensibili ai bisogni del prossimo.
2. (a) Gesù orienta i discepoli a una spiritualità “eucaristica”, di ringraziamento a Dio e di donazione a Dio e al prossimo. Gli Apostoli hanno raccontato a Gesù le vicende della loro missione ed egli li prende con sé e si ritira a Betsaida (Lc 9,10), ma la folla Lo “sequestra” di nuovo: egli offre loro il pane della Parola del Regno di Dio e opera miracoli (11); i discepoli tentano di nuovo di ritirarsi in disparte con Gesù (13), ma Gesù dice loro di sfamare la gente (12-14). Gesù li mette al loro servizio, con l’invito a farli sedere in gruppi (14) e poi li associa al miracolo nella distribuzione del pane (15-16). E infine raccolgono il sopravanzato (17). Gesù fa uscire gli Apostoli da loro egoismo e li porta al servizio degli altri: è quello che Gesù vuol fare con ciascuno di noi: farci gustare i doni di Dio e insegnarci a non tenerli per noi ma anche parteciparli agli altri. (b) Il miracolo della moltiplicazione dei pani fa pensare al discorso di Gesù in Gv 6; egli collega l'eucaristia con la manna nel deserto: Dio sfama per 40 anni il popolo nel deserto col pane della sua Parola e con la manna. Gesù dice di sé di essere il Pane della vita (Gv 6,33-35); aggiunge che egli dà la sua Parola come un Pane di vita (Gv 6,43ss); infine promette che darà il suo Corpo e il suo Sangue come cibo per la vita eterna (Gv 6,51ss). Così gli Apostoli devono dare Gesù agli altri in queste tre maniere, ma anche donare se stessi, mettendosi al servizio del prossimo; e così dobbiamo fare anche noi. Gesù ci ama e si dona a noi e a tutti per la vita del mondo; dobbiamo imitare l'amore, con cui Gesù si dona a tutti. Ringraziamo Gesù per l’esempio che ci dà e per la forza che ci comunica per donarci agli altri.
II - Genesi 14,18-20 - Abramo raccoglie 318 uomini, tutti suoi schiavi, cresciuti con lui, mette in fuga l'esercito di 4 re, che hanno sconfitto cinque re del Sud del Mar Morto e hanno catturato il nipote di Abramo con la sua famiglia e i suoi beni. E’ un miracolo: Abramo libera tutte le persone e recupera i loro beni e anche si impossessa del ricco bottino, frutto delle razzie fatte dai 4 re; egli è pieno di gratitudine a Dio, al quale attribuisce la vittoria e ogni bene che viene in suo possesso. Gli viene incontro il re di Gerusalemme Melchisedech, sacerdote dello stesso Dio di Abramo, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra (18 Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo); anche lui è grato a Dio e ad Abramo per l'allontanamento dei nemici dal suo territorio e associa Abramo al sacrificio del pane e del vino, che egli offre come segno del loro impegno di fare sempre la volontà di Dio: questo è il sacrificio gradito a Dio e ciò che Dio si aspetta dagli uomini. Melchisedech fa una duplice benedizione: una con la quale invoca per Abramo da Dio tutti i beni (19 e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,/ creatore del cielo e della terra) e poi loda e ringrazia Dio per la bontà e l'onnipotenza, con cui ha sostenuto Abramo e il suo piccolo esercito (20 e benedetto sia il Dio altissimo,/ che ti ha messo in mano i tuoi nemici). Abramo, come segno di riconoscenza a Dio, dona a Melchisedech la decima di tutto il bottino (20 Ed egli diede a lui la decima di tutto). (a) Melchisedech è una figura di Gesù Messia, Re e Sacerdote. Il gesto di offrire pane e vino sarà reinterpretato come figura dell’Eucarestia. (b) Dio gradisce moltissimo che noi ci offriamo a Lui in sacrificio per fare la sua volontà, quando ascoltiamo la sua Parola (la Bibbia e l'omelia), specie ogni volta che partecipiamo alla Messa; poi, con la preghiera di benedizione, presentiamo il nostro pane e vino come segno di questa nostra volontà; quindi il pane e il vino sono trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo, che noi accogliamo con fede e speranza, carità e adorazione, e che ci sono dati come nostro cibo e bevanda, per renderci capaci di vivere il nostro sacrificio, cioè di fare la volontà di Dio, come Gesù e Maria e Giuseppe. Viviamo la nostra Messa con questi sentimenti.
III - 1Corinzi 11,23-25 - (a) Paolo dichiara di aver ricevuto direttamente dal Signore il racconto della Cena, che trasmette ai suoi discepoli (23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso) e chiede la fede nella sua Parola. Crediamo anche noi alla Parola di Dio. (b) Gesù, nella notte in cui fu tradito da Giuda, durante l'ultima vera cena pasquale ebraica, prese il pane (23 il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane) e fece i gesti, che di solito accompagnavano la preghiera di benedizione al Padre per esso; di nuovo aggiunse che, spezzandolo per darlo ai presenti, cioè agli Apostoli, a Maria e alle Pie Donne, una ventina di persone, disse loro parole mai usate nelle cene pasquali precedenti: «Questo è il mio corpo» (24), cioè, anche se voi vedete e gustate pane, in realtà questo non è più pane, ma è il mio corpo, sono Io; «che è per voi» (24), che viene offerto per voi, in sacrificio (Ef 5,25; 5,1-2; Gal 2,20) di adorazione al Padre, di ringraziamento, di espiazione dei peccati, per ottenere grazie; e anche per vostro nutrimento per conservarvi nella vita soprannaturale e sostenervi nella lotta contro le tentazioni e come pegno per la resurrezione dei vostri corpi (Gv 6,51); «fate questo in memoria di me» (24), della mia persona, di tutto quello che sono e tutto quello che ho fatto per voi. (c) Poi, alla fine della Cena (25), Gesù prese il terzo solito calice, detto “della benedizione” e fece la preghiera; quindi lo diede da bere ai discepoli, dicendo parole nuove: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»; completando con quanto dicono gli Evangelisti: Questo è il mio sangue, versato per voi (Lc 22,20), per molti (Mc 14,24; Mt 26,28), in remissione dei peccati (Mt 26,28). Con questo Sangue Gesù istituisce la nuova Alleanza, che offre a tutta l'umanità; esso è il sacrificio che sostituisce tutti quelli dell'AT. Ogni volta che mangiamo e beviamo questo pane e vino consacrati, rendiamo presente Gesù, morto (26 Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga) e ormai risorto, e il suo sacrificio per la gloria del Padre e la salvezza dell'umanità; avremo gli stessi effetti di perdono dei peccati, che ebbero il ladro pentito (Lc 23,39-43), il centurione coi soldati (Mt 27,51), e quella parte del popolo, che si batteva il petto (Lc 23,47-48).
EUCARESTIA. Tutto questo, e anche altro, è la Messa, alla quale siamo tenuti a partecipare tutte le domeniche e faremmo bene a parteciparvi anche nei giorni feriali; si celebra per i vivi e per i defunti, p. es. per l’onomastico e il compleanno, Pasqua e Natale, cioè quando facciamo gli auguri, e nell’anniversario della morte della persona cara). Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni di ottenerci la grazia di capire l’importanza della Messa e valorizzarla per noi e per gli altri. (mons. Francesco Spaduzzi)