Tempo Ordinario: Domenica VI dell'Anno C (2024-25)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica VI dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. In Geremia Dio dichiara maledetto chi appoggia alle creature e benedetto chi si confida in Lui; Gesù proclama le Sue beatitudini; Paolo vede nella resurrezione di Cristo la sorgente della nostra salvezza e della nostra resurrezione gloriosa.
I - Geremia 17,6-8 – (a) Dio dichiara Maledetto, infelice e separato da Lui, l’uomo che confida nell’uomo, che è sempre debole, e pone… il suo sostegno in qualsiasi creatura, e perciò allontana il suo cuore dal Signore (5); egli dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere, per mancanza di acqua, che consente la vita; si ridurrà come una pianta di tamerisco nella steppa, dove non vedrà venire nessun bene (6). E noi? Riponiamo la nostra speranza nelle creature di questo mondo, che sono deboli e passeggere? Cercare le creature in modo disordinato ci allontana da Dio, Bene supremo, e ci fa perdere i beni, di cui è la sorgente. (b) Invece è Benedetto, arricchito dei Suoi doni, l’uomo che ha fede e confida nel Signore, che è la sua fiducia (7); egli È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, perché non lo può danneggiare: le sue foglie rimangono verdi e fresche e non smette di produrre frutti; inoltre nell’anno della siccità non subisce danno (8); quest’uomo sta vicino a Dio, che è il sommo Bene e fonte di ogni bene, e perciò da Lui riceve ogni bene, di cui ha bisogno. Impariamo a riporre la nostra fede e speranza solo in Dio: ci ama con amore infinito e dirige tutti gli eventi a nostro favore.
II - Luca 6,17. 20-26 - 1. (a) Gesù, Disceso con gli Apostoli, appena scelti, si fermò in un luogo pianeggiante, forse in ricordo di Mosè che scende dal Sinai con la Legge. Lo attorniava una gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente, da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone (17): la sua fama era diffusa. Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, insegnava (20). Oggi lo stesso Maestro con le stesse parole si rivolge a noi. Mettiamoci in ascolto di Lui, sostenuti dalla sua grazia, che illumina la nostra intelligenza e attira la volontà alla pratica. (b) Gesù dice: Beati voi, poveri,/ perché vostro è il regno di Dio (20), perché essi appartengono al Regno di Dio ed esso è loro proprietà; è un Regno formato da persone, che fanno la volontà di Dio, di un popolo, dove Egli abita. Questi discepoli, poveri di beni materiali, ora hanno fame e piangono per le sofferenze, ma in futuro saranno saziati e staranno nella gioia: Beati voi, che ora avete fame,/ perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete,/ perché riderete (21). Certo nell’Aldilà avverrà il ribaltamento, ma potrebbe realizzarsi anche qui, da come parla Gesù ai perseguitati (22-23). I discepoli sono coloro che credono in Gesù e nel suo insegnamento, sperano in lui e nelle sue promesse, lo amano e per suo amore amano il prossimo secondo la sua parola (Lc 6,27ss). I poveri, pur nella sofferenza, si fidano di Dio, confidano in Lui e si affidano alla sua Provvidenza: si aspettano tutto da lui, ma si impegnano anche a risolvere i propri problemi. Anche noi distacchiamo il cuore dai beni della terra e a riponiamo solo in Dio la nostra speranza e fiducia; una grande fede ne è la base e l’amore a Dio e al prossimo ne è il frutto e corona. (c) Una beatitudine speciale è per i perseguitati per la loro fedeltà a Gesù: Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo (22). Lo furono anche profeti: Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i veri profeti (23). Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo (23), corrispondente all’infinità di Dio e al suo amore per il Figlio e per i suoi discepoli (Gv 15,9.12; 17,23). E sono consolanti queste parole per i perseguitati nelle varie parti del mondo, specie nei paesi dei musulmani e induisti fondamentalisti e dei regimi dittatoriali di destra e di sinistra; riguarda anche noi cristiani di qui, quando siamo presi in giro per la nostra fedeltà all'insegnamento di Cristo, perché difendiamo i valori dell'onestà, della castità, della fedeltà nel matrimonio, della verginità, del rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale, dell’uguaglianza di diritti e doveri fra uomo e donna, ecc. Siamo rifiutati dal mondo e dai falsi cristiani, che si fanno la religione a modo loro..
2. A queste 4 benedizioni Gesù oppone 4 maledizioni, che piuttosto sono ammonimenti a tenere gli occhi aperti per non perdere la beatitudine dell’appartenenza al Regno di Dio. Il primo guai è per i ricchi, che ripongono sicurezza e consolazione nei beni materiali (24) e non in Dio; il male non sta nelle ricchezze, ma nel loro cattivo uso. Il secondo guai è per i sazi, perché trovano la loro soddisfazione nei beni passeggeri e non cercano quelli eterni (25). Il terzo guai è per quelli che cercano gioia non in Dio, sorgente della felicità perpetua, ma altrove, e perciò soffriranno (25). Infine il quarto guai è per coloro che godono di essere lodati: ciò vuol dire che essi sono come i falsi profeti, lodati dagli ebrei cattivi (26): il mondo li riconosce come suoi e non di Dio. In effetti essi non rimproverano i cattivi a nome di Dio, come fanno i veri profeti, ma si adeguano ai loro peccati. Esaminiamoci per vedere se apparteniamo a qualcuna di queste 4 categorie per correggerci.
III - 1Corinzi 15,12-16-20 – Nella comunità di Corinto si annuncia che Cristo è risorto dai morti e ci si crede con fede incompleta (12), e Paolo si domanda con meraviglia: come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? (12); perciò aiuta a riflettere sulle conseguenze di tale fede imperfetta. (a) Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto (16). Egli è Dio ma anche uomo come noi; le ragioni, che si oppongono alla nostra resurrezione, valgono anche contro la sua. Essi pensano che la materia viene dal Maligno ed è un peso per la nostra anima, perché impedisce il cammino verso Dio. In realtà Dio è il creatore di tutto, anche della materia; quindi essa è buona in sé e può aiutare l’uomo a unirsi a Dio. (b) Inoltre se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati (17). In effetti, se Cristo non è risorto, vuol dire che Dio non l’ha confermato come Messia e non ha accettato la sua vita e morte come sacrificio di espiazione per i nostri peccati; quindi non siamo stati perdonati. Invece Gesù è resuscitato e tutto quello che Egli ha detto e fatto è stato approvato da Dio: quindi siamo salvi. (c) Ancora: Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti (18). Noi crediamo che i nostri morti, per la fede in Cristo, furono riconciliati con Dio e stanno ora con Dio; ma se il perdono non è stato dato, sono all'inferno. Però stiamo tranquilli! Gesù è risorto e i nostri cari sono in paradiso. (d) Ultima: Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (19). La nostra fede è che Cristo è morto per i nostri peccati ed è resuscitato per farci giusti davanti a Dio (Rm 4,25); la nostra speranza, la riponiamo in Cristo; ora se fede e speranza sono infondate, noi ci troviamo ad aver creduto e sperato in Cristo in questa vita senza risultati per l'altra: fallimento! Ecco però la conclusione gioiosa di Paolo: Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti (20) e anche come causa della loro resurrezione spirituale e di quella fisica futura, perché è il capo del Corpo Mistico, e come è risuscitato il Capo, così deve avvenire di noi, sue membra.
EUCARESTIA. Cristo è morto e resuscitato; la Messa ne rende presente il mistero per la nostra salvezza; la grazia connessa ad esso ci viene riofferta. Nella comunione con lui, Gesù ci aiuta a morire al peccato e a risorgere a vita nuova. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe di ottenerci la grazia della resurrezione spirituale ora e quella gloriosa a suo tempo. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Beati voi poveri… Il problema non sono i beni, che sono creatura di Dio, e quindi buone, ma l’uso che ne viene fatto. Ci sono stati re e principi e ricchi, uomini e donne, che hanno usato la ricchezza con sobrietà e con attenzione ai bisognosi. I beni della terra sono serviti loro per avvicinarsi a Dio, perché se ne sono serviti per il bene dell’immagine di Dio, che sono i fratelli.
2. Beati voi quando gli uomini vi odieranno… Ci dispiace l’odio di un uomo contro di noi, perché offende Dio e si rende infelice per il suo odio, e gli rispondiamo col nostro amore. Ma gioiremo nella difficoltà e nella sofferenza per il Signore, perché vuol dire che qualcuno si è reso conto della presenza di noi, che amiamo Gesù e Lo mettiamo al centro della nostra vita.
3. Ecco la vostra ricompensa è grande nel cielo. Certo vogliamo amare Dio perché Bene infinito, perfetto, eterno e vogliamo pentirci dei peccati per aver offeso Dio, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Ma è Gesù stesso che ci parla di ricompensa e di inferno; amare Dio per la ricompensa e pentirsi per l’inferno può essere un ottimo inizio per una vita spirituale seria.
4. Maledetto l’uomo… Benedetto l’uomo: la differenza sta sul modo di pensare e amare e agire della persona. È maledetto l’uomo che confida nelle creature e non ama Dio e agisce male contro il fratelli; è benedetto l’uomo che confida in Dio e spera tutto da Lui e ama Lui e si comporta con carità verso i fratelli, perché li considera immagini di Dio,
5. Cristo è risorto dai morti. La risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana, trasmessa come fondamentale dalla Tradizione, stabilita dai documenti del Nuovo Testamento, predicata come parte essenziale del mistero pasquale insieme con la croce (CCC 638). (mons. Francesco Spaduzzi)