Tempo di Quaresima: Domenica I dell'Anno C (2024-25)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo di Quaresima: Domenica I dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. Deuteronomio ci trasmette l’antica professione di fede del popolo ebreo; il ricorso continuo di Gesù alla Parola del Padre nell’AT ci rivela la sua piena adesione a Lui, sorgente della vittoria su Satana; Romani sottolinea ancora l’importanza della fede per la salvezza.
I - Deuteronomio 26,4-10 – (a) Ecco la professione di fede degli Ebrei nell’AT: Mio padre era un Arameo errante (5), nomade; entrarono in pochi in Egitto come ospiti e diventarono tanto forti e numerosi (5), che gli Egiziani per paura li maltrattarono e schiavizzarono (6). Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce (7); ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi (6); infine Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele (9), perché splende per la fecondità degli animali. Dio per grande amore liberò gli Israeliti per mezzo di Mosè, mostrando la sua onnipotenza; ma Egli per amore infinito ci libera per mezzo del Figlio, obbediente fino alla morte di croce, e ci porta in paradiso. Con la Quaresima prendiamo sul serio l’invito alla conversione. (b) Gli Ebrei professavano la fede davanti al Signore, tuo Dio (4) quando presentavano le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato (10), deponendole per le mani del sacerdote… davanti all’altare del Signore, tuo Dio (4), prostrandosi davanti al Signore (10). Così mostravano fede e gratitudine a Dio, offrendo i primi frutti della terra, loro donata, come segno dell’osservanza dell’Alleanza. Anche noi ogni domenica nella Messa presentiamo i nostri pane e vino, frutti della terra e del lavoro, come segno che vogliamo osservare la Parola di Dio, ascoltata e creduta; lo Spirito li trasforma nel Corpo e Sangue di Cristo, cibo e bevanda e sostegno nel cammino verso la patria del Cielo.
II - Luca 4,1-13 - 1. (a) Gesù, subito dopo il battesimo, riceve un’effusione speciale dello Spirito, che lo abilita a compiere la sua missione; sempre pieno di Spirito Santo e guidato dallo Spirito, si allontanò dal Giordano… ed andò nel deserto (1). Si separò dalla gente per stare in intimità col Padre e per quaranta giorni fu invano tentato dal diavolo (2); lo fu allora e in tutta la vita, specie durante la Passione e Morte. Non mangiò nulla in quei giorni, ma alla fine sentì gli stimoli della fame (2), come se nel frattempo fosse vissuto in estasi. Per ascoltare Dio, anche noi abbiamo bisogno, almeno, di isolarci dalle creature e stare soli con il Creatore; il distacco si facilita e consolida, se riduciamo l'uso delle creature, con la penitenza di gusto e vista, udito e tatto, odorato e fantasia, e pratichiamo la mortificazione interiore: la Chiesa ce le propone in Quaresima, ma anche per sostenere la nostra vita spirituale di ogni giorno; essa aiuta il raccoglimento necessario per la preghiera, p. es. nella meditazione della Parola di Dio e nella recita del rosario. (b) La prima tentazione: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane» (2) sembra un consiglio compassionevole di Satana a Gesù; la frase condizionale: Se tu sei Figlio di Dio (2; cfr. 9) potrebbe significare che Satana non aveva la certezza di chi fosse veramente Gesù e con la tentazione vorrebbe costringerlo a rivelarsi. Fare un miracolo al proprio servizio e senza necessità è estraneo a Gesù, che gli rispose con la Parola di Dio: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo» (4; cfr. Dt 8,3); l'uomo nutre il corpo col pane, ma l’anima necessita la Parola di Dio per ottenere e alimentare la vita divina. Gli Ebrei furono sconfitti dal diavolo nelle tentazioni per la debolezza della loro fede; Gesù invece stravince, perché si affida totalmente al Padre e obbedisce; ci uniamo a Gesù con la preghiera e la mortificazione per vincere anche noi il diavolo col sostegno dello Spirito Santo.
2. (a) Nella seconda tentazione Il diavolo, , lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra (5) e gli fece una falsa promessa, fondata su una grande falsità: Ti darò tutto questo potere e la loro gloria (cfr. 7), perché a me è stata data e io la do a chi voglio (6), a una condizione: se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me (7). Ma Gesù gli rispose con un rifiuto netto, citando la Parola di Dio, che riserva a sé solo adorazione e culto: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (8; cfr. Dt 6,13). Il Padre vuole che Gesù compia la sua missione nell'umiltà e povertà, senza potere e gloria mondana, e anche Lui lo vuole. Seguiamo Gesù nella via dell'umiltà e del nascondimento come la via maestra e sicura per compiere la nostra missione di lasciarci salvare e collaborare alla salvezza del prossimo. (b) Nella terza tentazione Satana Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio di Gerusalemme e gli suggerì: Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui (9), insinuando l’interpretazione falsa di una promessa di Dio: sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo/ affinché essi ti custodiscano (10) e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani/ perché il tuo piede non inciampi in una pietra (11; cfr. Sal 91,11-12); così invitava Gesù a fare un miracolo con grande eco in Gerusalemme, per iniziare la sua missione con successo. Ma questo neanche concordava col piano di Dio e perciò Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo (12; cfr. Dt 6,16), obbligandoLo a un miracolo; piuttosto conviene affidarsi in tutto a Dio. (c) Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (13), la Passione e Morte, per l'ultimo assalto a Gesù; Egli come Dio vince in ogni caso e come uomo ci mostra che si vince con la forza che viene dal dialogo col Padre, dalla penitenza fisica e interiore e dall’affidamento alla Parola di Dio. Imitiamo Gesù con la preghiera, come risposta a Dio che ci parla, con la penitenza dei sensi e la pratica della carità fraterna, le opere di misericordia.
III - Romani 10,8-13 - (a) Paolo parla della Parola di Dio, cioè la parola della fede che noi predichiamo (8), quella parola, di cui Mosè dice al popolo: Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore (8; cfr. Dt 30,14) di credente. Riscrivendo secondo il nostro stile le sentenze parallele di Paolo diciamo: sarai salvo se con il tuo cuore crederai e con la tua bocca (e con la tua vita) proclamerai: «Gesù è il Signore!» e Dio lo ha risuscitato dai morti (9); Con il cuore infatti si crede e con la bocca si fa la predetta professione di fede, per ottenere la giustizia, essere giusti, e per avere la salvezza da Dio (10). Tale fede è indispensabile per essere salvati: Dio ce la dona, perché ci attrae a credere alla Parola e ci aiuta a credere. Alimentiamo la nostra fede sempre, ma specie in questo periodo di Quaresima, dando più tempo all'ascolto della Parola di Dio e allo studio e meditazione di essa. (b) Già Dice infatti la Scrittura dell’AT: Chiunque crede in lui non sarà deluso (11; cfr. Is 28,16), cioè certamente Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato (13; cfr. 3,5), una salvezza, che viene dal credere in Dio e invocarlo ed è destinata a Chiunque (11.13), a tutti, nessuno escluso. Tutto questo perché lui stesso, Cristo, è il Signore di tutti, ricco di misericordia verso tutti quelli che lo invocano, Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco (12), fra Giudei e pagani. Dio ci vuole salvare tutti - se abbiamo fede -, anche se nessuno di noi lo merita, giacché tutti siamo peccatori. Gustiamo la misericordia di Dio e alimentiamo la nostra fede e carità per diventare sempre più graditi a Dio.
EUCARESTIA. Nella Messa la Parola di Dio ci invita alla conversione; Gesù ripresenta al Padre se stesso e il suo sacrificio per ottenerci il perdono; la comunione ci dà l’energia spirituale per pregare di più e meglio, per digiunare e per fare le opere di misericordia corporale e spirituale. Chiediamo per l’intercessione di Maria e Giuseppe, degli Angeli e Santi, specie i più penitenti, che questa Quaresima rappresenti la nostra vera e duratura conversione. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Gesù è pieno dello Spirito Santo e guidato (1) in tutto da Lui. Tutta la vita spirituale è sotto l’influsso dello Spirito, anche quando siamo in peccato grave e spiritualmente morti: ogni movimento verso Dio, di riconoscimento dei peccati, di pentimento, di volontà di conversione, desiderio di Dio, ecc.; se siamo docili a questa attrazione dello Spirito, torneremo a Dio.
2. Non mangiò nulla in quei giorni (2). Riceviamo la vita spirituale quando moriamo al peccato e risuscitiamo a vita nuova; già l’adesione iniziale, fatta la con grazia di Dio, può rimetterci in amicizia col Signore, ma durante tutta la vita dobbiamo continuare a lottare contro il male e potenziare le nostre forze per fare il bene. Ciò esige la continua mortificazione fisica e interiore.
3. Dopo aver esaurito ogni tentazione… (13). Il diavolo, la mentalità mondana e le nostre tendenze cattive (la carne), sono sorgenti inesauribili di tentazioni per allontanarci da Dio col peccato e portarci all’inferno. Le tre opere penitenziali, proposte dalla Chiesa nella quaresima, valgono per tutto l’anno e per tutta la vita: più ascolto della Parola e preghiera; digiuno, opere di carità fraterna.
4. Pronuncerai queste parole davanti al Signore…(4). Sono le parole per esprimere la fede in Dio che crea ed è padrone di ogni bene e interviene nella storia come salvatore del suo popolo. Il nostro Credo, che esprime la nostra fede in modo più sintetico nel simbolo apostolico e più diffuso in quello niceno-costantinopolitano, parla di Dio Creatore e Redentore per mezzo di Gesù e lo Spirito.
5. Se… crederai…, sarai salvo (9). La salvezza del singolo e della comunità, supposta la fede nell’esistenza di Dio, è condizionata alla fede in Cristo Dio e uomo, morto e resuscitato. Gli Apostoli dovevano testimoniare la loro fede in Gesù come Dio e nella sua resurrezione dai morti: tutti già sapevano che era morto e tanti vi avevano assistito. (mons. Francesco Spaduzzi)