Solofra. "Il restauratore deve consegnare un quadro all’eternità”
E’ risultato un appuntamento culturale interessante quello tenutosi sabato scorso (16.11.2024) nei locali della Fondazione De. La disquisizione ha riguardato “L’eredità dei due Michelangelo nell’arte napoletana tra Cinquecento e Seicento”. A trattare l’argomento, dopo l’introduzione di Diodato De Maio, Presidente della Fondazione, sono stati Vincenzo De Luca (Docente di Storia dell’Arte), Bruno Tatafiore (Maestro restauratore), Nicola Saldutti (Caporedattore del Corriere della Sera) in collegamento video e Maria Serena Russo (Cultrice della materia in scienza politica) sempre in collegamento video da Trieste. Il pubblico intervenuto all’evento ha potuto ammirare due dipinti (di cui uno in video, ma acquisito dalla fondazione) degli artisti Bernardino Azzolino detto “il Siciliano” perché di Cefalù e Filippo Vitale, trattanti entrambi il martirio di Sant’Orsola. Esposto pure un terzo dipinto di Marco Pino da Siena raffigurante S. Michele Arcangelo. I tre dipinti non erano lì per caso ma perché ruotavano intorno alla vita dei due Michelangelo ossia Buonarroti e Merisi detto Caravaggio. De Luca si è soffermato sul fattore che i due Michelangelo hanno analizzato, e lo si nota nelle loro opere, il concetto del bene e del male “Michelangelo li separa così come tradizione dantesca in Inferno e Paradiso, mentre nel Caravaggio vengono a galla quando era pittore (il bene) prima di diventare assassino (il male)”, quindi il prima e dopo, l’angelo e il demone, le luci e le ombre”. Per Tatafiore, noto restauratore, “I tre dipinti qui presenti sono diversi come modus operandi pur presentando la stessa tecnica di esecuzione”. Ha ricordato che “quando si restaura un quadro questo ha già subito dei restauri precedenti quindi bisogna prestare attenzione” perché “il restauratore deve consegnare un quadro all’eternità” gli ha fatto eco De Luca.
D.G.