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Tempo Ordinario: Domenica 33.ma dell'Anno (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 33.ma dell'Anno (2023-24)      

Introduzione. Daniele annunzia la fine del mondo con la glorificazione dei giusti; Gesù nel discorso sulla fine del mondo annuncia anche la fine del culto dell’AT per la distruzione del Tempio di Gerusalemme; Ebrei sottolinea il carattere santificante del sacrificio di Cristo.

I - Daniele 12,1-3 - Alla fine del mondo ci Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo, unico nella storia. Ora, in quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe degli Angeli, che vigila sui figli del tuo popolo, ebreo, e in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, uomini e donne, chiunque si troverà scritto nel libro (1) della Vita. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere, la grande moltitudine dei morti, si risveglieranno, risorgeranno: gli uni, quelli col corpo glorioso, andranno alla vita eterna e gli altri con il corpo deforme alla vergogna e per l’infamia eterna (2), all’inferno. Un premio speciale sarà riservato ai saggi, i maestri di sapienza, che avranno indotto molti alla giustizia, insegnando la Parola di Dio per guidare gli uomini a fare la volontà di Dio: questi saranno circondati da luce e risplenderanno come lo splendore del firmamento e come le stelle per sempre (3). Daniele vede e preannuncia la fine del mondo con le sofferenze degli eletti e la loro definitiva liberazione e anche la resurrezione universale con la diversa destinazione dei buoni rispetto ai cattivi; un’attenzione particolare è per i missionari del bene. Prima della fine del mondo verrà per ciascuno di noi la fine di questo mondo, che lasceremo, e ci presenteremo a Cristo giudice nel giudizio particolare. Vigiliamo con impegno ora, per trovarci già nel giudizio personale ben preparati all'incontro col Signore: senza peccati gravi e quindi in grazia di Dio, ed essere ammessi alla salvezza eterna, in Paradiso o in Purgatorio. Se  che cosa sarebbe di me?

II - Marco 13,24-32 – 1. Marco nel brano parla della distruzione di Gerusalemme, e quindi della fine del tempio e del culto dell'AT, e anche della fine del mondo con la seconda venuta di Cristo. (a) Quando predicevano più eventi futuri, i profeti li vedevano come se avvenissero l'uno dopo l'altro, senza distanza fra loro; e così anche li annunciavano. Dopo che gli eventi si realizzavano, allora la distanza si faceva evidente. Certamente Gesù conosceva la distanza fra la distruzione di Gerusalemme e Tempio, operata dai Romani nel 70 d.C., e la sua seconda venuta con la fine del mondo, ma dagli Evangelisti sembra che gli Apostoli non percepirono tale distanza. (b) Gesù annunzia che ci sarà una grande tribolazione prima della fine del mondo (24; cfr. Mc 13,14-23) e poi fenomeni terrificanti nell'universo: il sole si oscurerà,/ la luna non darà più la sua luce (24)le stelle cadranno dal cielo/ e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte (25). La tribolazione sarebbe una grande persecuzione (cfr. Ap 7,14) contro i credenti, suscitata dal diavolo per indebolire la loro fede e carità: sarà l’ultima in aggiunta alle tante della storia. Allora vedranno il Figlio dell’uomo, Gesù, venire stavolta sulle nubi con grande potenza e gloria (26); egli terrà anche il Giudizio Universale (Mt 25,31-46). Marco parla solo della resurrezione gloriosa degli eletti: Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti, i salvati, dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo (27), per portarli in Cielo, a condividere la Sua gloria. Preghiamo di ottenere posto fra questi eletti, impegnandoci a vivere e morire nell'amicizia col Signore. Ricorriamo spesso all’intercessione di Maria, madre di Gesù e nostra: “… prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte: …  mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno”. (c) Gesù avverte i discepoli: Quanto però alla data di quel giorno o… quell’ora, della fine del mondo, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre (32). Occorre precisare che il Figlio è Dio come il Padre e lo Spirito e conosce tutto; però il Figlio, fatto uomo, può conoscere verità o eventi, che non ha la missione di svelare; in effetti altrove dice che non sa i posti che toccheranno a Giacomo e Giovanni nel Regno glorioso di Dio (Mc 10,40) o la data della restaurazione del regno di Israele (At 1,7). Affidiamoci anche noi alla scienza e potenza e bontà di Padre, Figlio e Spirito.

 2. Gesù usa la parabola del fico: Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina (28). E avverte che, quando vedrete accadere queste cose (29) sappiate che egli è vicino, anzi è già alle porte della città (29). Le cose, a cui si riferisce Gesù, sono la distruzione del tempio e di Gerusalemme, di cui chiedevano la data i discepoli (Mc 13,4); Gesù precisa che avverrà tutto a breve: In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga (30) e aggiunge che certamente tutto si verificherà, perché Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno in quanto sono sostenute dalla sua scienza e potenza infinite (31). I 40 anni della generazione, di cui parla Gesù, si compiranno nell'anno 70, quando l’esercito romano prese Gerusalemme e il Tempio e li distrusse (cfr. 31); così qualsiasi altra sua Parola si realizzerà infallibilmente. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù, vero Dio e vero uomo; adoriamoLo; adeguiamoci ai disegni di Dio: tutto quello che Egli vuole si compie certamente ed è con certezza il meglio per noi; ringraziamo la sua misericordia, che gli fa preannunciare gli avvenimenti, perché vuole che tutti siamo essere preparati e salvati con una vera conversione, nessuno escluso. Preghiamo che si compia in tutto la sua volontà.

III - Ebrei 10,11-14.18 – (a) Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto ebraico dell'AT e a offrire molte volte gli stessi sacrifici di animali, che non possono mai eliminare i peccati (11): erano fissi il sacrificio del mattino e della sera, quelli del sabato, dell'inizio del mese e dell'anno, e di varie feste, oltre le offerte spontanee; essi però servivano solo a purificare dalle colpe contro la purità legale. Per ottenere il perdono dei peccati veri, nell'AT c'era solo la festa dell'Espiazione, in cui si digiunava e il sommo sacerdote offriva il sacrificio; occorreva anche pentirsi delle colpe e convertirsi, impegnandosi osservare la Legge di Dio. (b) Cristo ha offerto al Padre un solo sacrificio per i peccati (12), cioè ha offerto se stesso al Padre per fare la sua volontà e l'ha compiuta effettivamente in tutta la sua vita e specie nella passione e morte. Con un’unica offerta di quell'unico sacrificio egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati (14): gli uomini sono perdonati dal Padre e resi giusti. Ricordiamo: Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre (Eb 10,9). Ora, avendoci Gesù ottenuto il perdono di queste colpe, non c’è più bisogno di nuova offerta per il peccato (18). Adesso Gesù si è assiso per sempre alla destra di Dio (12) Padre nella gloria e sta aspettando ormai che i suoi nemici, diavoli e uomini ribelli, vengano posti a sgabello dei suoi piedi (13). Riconosciamo anzitutto la gloria di Gesù risorto, sorgente di salvezza, mediante il suo sacrificio, che rendiamo presente in ogni Messa e ogni sacramento; nella Messa ascoltiamo la Parola di Dio, che trasforma il nostro modo di pensare; al sacrificio di Gesù uniamo il nostro, impegnandoci al compimento della volontà del Padre; unendoci a Cristo nella Comunione, diventiamo capaci di fare la volontà di Dio.

EUCARISTIA. Come Gesù salvò il ladro pentito sul Calvario, così ci salva ora per mezzo dell'Eucaristia (e dei sacramenti), che  rende presente lui e la sua opera redentrice.  Chiediamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni di ottenerci di partecipare alla Messa con fede e vivi sentimenti di offerta di noi stessi a Dio. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Ogni secolo ha i suoi avventisti dell’ultimo giorno, che vedono imminente la seconda venuta di Cristo e ne scoprono i segni nelle catastrofi, dovute ad agenti atmosferici. La data della fine del mondo è ignota, perché Gesù non ce l’ha rivelata e lo ripete in modo chiarissimo, come attestano i Vangeli. Conviene non perdere tempo appresso a queste cose.

2. E’ molto più sensato occuparsi della venuta di Cristo alla fine della nostra vita, di cui non conosciamo la data; comunque sappiamo che a cento anni arriva meno dell’1% della popolazione mondiale e allora la morte è imminente. Ma, attenzione! Possiamo morire in qualsiasi momento. Prepariamoci quindi seriamente all’incontro col Signore alla fine della vita.

3. Abbiamo una sola anima durante questa sola vita e, se non ci salviamo per i meriti di Gesù, siamo rovinati per sempre. In vita Dio ci segue con Amore incomprensibile e Provvidenza sapientissima, ma anche con rispetto della nostra libertà. Ci vuole salvare versando nel nostro cuore l’amore, che è indispensabile nel rapporto con Dio, quell’amore che affonda le sue radici nella fede.

4. La sofferenza accompagna la nostra vita nel mondo (Dn 12,1). Vale la pena angosciarsi per le croci, che ci capiteranno in futuro? E’ inutile e dannoso. Noi viviamo il presente, e la sua sofferenza, con la grazia di Dio; se pensiamo al futuro, lo facciamo senza la grazia di Dio e quindi danno psicologico e spirituale. Se il futuro sarà presente, avremo la grazia.

5. Il sacrificio degli Ebrei era imperfetto per gli uomini, che lo offrivano, e per l’offerta, fatta a Dio, e perciò si ripetette tante volte per circa 13 secoli; l’opposto fu il sacrificio di Gesù, perfetto per la Persona di Gesù, che l’offrì, e per l’offerta di se stesso, che Egli fece, e perciò non si ripete, ma viene ripresentato, non semplicemente rappresentato. (mons. Francesco Spaduzzi)

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