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Tempo Ordinario: Domenica 31.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 31.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Deuteronomio ci avverte che il culto perfetto consiste nel fare la volontà di Dio; Gesù precisa che sono necessarie la fede e la carità; Ebrei ci presenta Gesù come Sommo Sacerdote del NT e autore del culto perfetto.

I - Deuteronomio 6,2-6 - La professione quotidiana di fede dei pii ebrei era: il Signore Yahweh è il nostro Dio, unico è il Signore (4). Yahweh dichiara con questo nome a Mosè la sua esistenza (sum) e presenza (adsum), la sua potenza (prosum) e vicinanza (sum tecum) al popolo per aiutarlo. Occorre credere in Dio, ma anche avere disposizioni interiori ed atteggiamenti esteriori verso di lui in armonia con la fede. (b) Disposizioni interiori: A. Ascolta, o Israele (3; 4), perché la sua Parola ci fa conoscere i suoi precetti che ci devono stare fissi nel cuore (6): ogni giorno occorre leggere e meditare la Parola di Dio. B. Il vertice: Tu amerai il Signore, tuo Dio (5) con tutto il cuore, l'intelligenza, (5) con tutta l’anima, la persona (5), e con tutte le forze (5), con tutta l'intensità, perché tu tema il Signore, tuo Dio (2) - il timore è l'amore rispettoso verso di Lui -, in concreto osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do (3; cfr.2). (c) Il Signore, Dio dei tuoi padri (3) fa anche promesse: si prolunghino i tuoi giorni (2), e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele e perché tu sia felice (3). Capivano solo promesse di beni materiali; si eleveranno con gli insegnamenti dei Profeti e dei Sapienti. Comunque anche noi dobbiamo osservare i suoi comandamenti come espressione del nostro amore e timore per Lui. Noi intendiamo le promesse secondo l’insegnamento di Gesù, non di Mosè: Dio ci rende partecipi già in questo mondo della sua vita divina; la patria da desiderare è quella celeste, dove la felicità eterna verrà dalla contemplazione di Dio e dalla comunione con tutti i fratelli.

II - Marco 12,28b-34 – (a) Allora si avvicinò a lui uno degli scribi, uno che conosceva la Legge dell'AT, che li aveva uditi discutere e apprezzava come aveva ben risposto ai Sadducei, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» (28). Infatti alcuni dicevano che erano tutti uguali, come p. es. il comando di amare Dio (Dt 6,46) era uguale a quello di non prendere la madre con gli uccellini nel loro nido (Dt 22,6); altri distinguevano fra comandamenti più importanti e meno. Gesù rispose: Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore (29) (professare la fede nell'unico Dio), e amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza (30); nessuna azione dell’anima o del corpo deve essere sottratta a Dio; se entriamo in contatto con le creature angeliche, umane o subumane, Dio deve essere tenuto presente e rispettato nelle sue leggi. Egli è il bene supremo e merita ogni buon servizio. Esaminiamoci e vediamo se Dio entra così in tutta la nostra vita. (b) Gesù aggiunge qualcosa non richiesto dallo scriba: Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso (31; cfr. 19,18). Gesù vuol dire che l'amore verso Dio non è completo se non amiamo l'immagine di Dio, che è l'uomo (Gn 1,26), e che definirà presenza di se stesso (Mt 25,31-46). Dobbiamo amare Dio per se stesso e il prossimo per amor di Dio, Dio in se stesso e Dio o Cristo nel prossimo o il prossimo in Dio o in Cristo. Nessuno è escluso da questo amore, neanche i nemici e chi ci fa del male, per i quali occorre pregare e beneficarli, seguendo l'insegnamento e l'esempio (Lc 23,34) di Gesù (Mt 5,44-48). Gesù nell’Ultima Cena precisa l’insegnamento sull’amore al prossimo: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi (Gv 15,12). Esaminiamoci e troveremo tanto da correggere. (c) Non c’è altro comandamento più grande di questi (31): solo Dio può darci la grazia per compiere qualsiasi atto soprannaturale, piccolo o grande, e quindi anche per amare Lui e il prossimo; perciò dal battesimo, o da quando ci è donata la grazia santificante, Dio infonde in noi lo Spirito, che porta con sé l'amore di Dio (Rm 5,5), che versa nei nostri cuori; è l'amore, che Dio ha per noi, per ogni uomo. Lo Spirito stesso ci spinge ad amare Dio e il prossimo e a esercitare per questo le opere di misericordia. Chiediamo la venuta continua dello Spirito in noi coi doni della fede e dell'amore.

 2. (a) Lo scriba approva la Parola di Gesù su tutta la linea, sia circa l'affermazione dell'unicità di Dio: Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui (32), che stava molto a cuore agli Ebrei, e conferma che amarlo con tutto il proprio essere: con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza, e amare il prossimo come se stesso (33) vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici (33), l'atto di culto più gradito a Dio. Gesù gli manifesta il suo apprezzamento che egli aveva risposto saggiamente, e gli disse con una frase in forma negativa ma con significato molto positivo: Non sei lontano dal regno di Dio (34), cioè il suo cammino spirituale l’ha portato molto vicino a entrare nel Regno di Dio. Stiamo attenti a restare sempre nel Regno di Dio. (b) Marco conclude questo mistero, ricordando che nessuno ormai aveva più il coraggio di interrogarlo per mettere in difficoltà Gesù con domande insidiose (34): con la sua Sapienza trovava sempre la risposta adatta, che lo liberava da ogni imbarazzo. Anche noi con lo scriba confermiamo la Parola di Gesù e con Lui apprezziamo la verità delle parole dello scriba: il culto, gradito a Dio, consiste nel fare la Sua volontà; ma Dio vuole che pratichiamo la fede in Gesù e nel suo insegnamento e la carità verso Dio e il prossimo. E noi lo vogliamo fare.

III - Ebrei 7,23-28 – (a) La Legge, data da Dio per mezzo di Mosè agli Ebrei, costituisce sommi sacerdoti (23: e semplici sacerdoti) uomini (28) in gran numero e di breve durata, perché la morte impediva loro di durare a lungo (23); la loro intercessione e il loro servizio erano interrotti dalla morte; si trattava di uomini soggetti a debolezza (28), imperfetti e peccatori, che dovevano offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo (27); essi offrivano a Dio animali in sacrificio e la salvezza, che potevano proporre, era solo di ordine temporale e imperfetta. Dio invece voleva come sacrificio l’offerta di se stessi a Lui per fare la Sua volontà e il compimento effettivo della sua volontà, come la fece Gesù. (b) Ma la parola del giuramento di Dio, posteriore alla Legge, costituisce Sommo sacerdote il Figlio di Dio (28), Gesù, perfetto per sempre (28) come il Padre e lo Spirito Santo e perciò Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori (26), che non ha bisogno di offrire sacrifici di animali per i propri peccati (27): Egli ha offerto se stesso al Padre in sacrificio per fare la sua volontà - e la compie effettivamente -, e lo ha fatto una volta per tutte (27). Egli resta per sempre come unico Sommo Sacerdote, perché possiede un sacerdozio che non tramonta (24) ed è elevato sopra i cieli (26), cioè continua in cielo. Poiché egli… è sempre, in eterno, vivo per intercedere a loro favore (28), dei fedeli, la sua preghiera (25) può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio (25). La salvezza incomincia in questo mondo nella fede e carità e dura nell’eternità nella visione. Ringraziamo Dio; collaboriamo con Gesù alla gloria di Dio e alla salvezza del prossimo.

EUCARESTIA. Rendiamo presente Gesù col suo sacrificio, che salvò tutti gli uomini. La Parola di Dio ce lo dice e noi lo crediamo. Preghiamo la Vergine SS.ma e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, che ci ottengano la grazia di partecipare all’Eucarestia con fede e amore per riceverne tutte le grazie, di cui è sorgente. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Chiedendo circa il più importante comandamento, lo scriba rivela che vuol mettere ordine nella sua mente alla congerie delle 613 norme, che si trovavano nella Legge dell’AT, e ne cerca l’elemento unificatore come è il vertice per la piramide e un’idea centrale per la vita di una persona. Gesù raccoglie tutto intorno a Dio e al nostro rapporto d’amore con lui e il prossimo.

2. La fede in Dio, che esiste e premia i buoni e castiga i cattivi (Eb 11,6), è indispensabile per la salvezza di tutti gli uomini. Per questa fede e per i meriti di Gesù Cristo, tutti gli uomini possono essere salvati, anche se non hanno mai conosciuto la Trinità e Gesù Cristo come Dio e Salvatore. Il fondamento di tutto questo è la volontà salvifica universale di Dio.

3. Centrare il nostro rapporto con Dio sulla conoscenza e sull’amore e, ancora meglio, sulla fede e sulla carità, porta alla massima maturità umana naturale e soprannaturale chi segue questo cammino. E’ ovvio che esso è possibile solo con l’aiuto della grazia di Dio, perché siamo sul piano soprannaturale, e si inizia e si prosegue e si conclude  solo con l’aiuto di Dio.

4. Tante volte, specie nell’AT, si parla di timore di Dio (Dt 6,2) e della necessità di temere Dio. La parola italiana temere è strettamente connessa con quella della paura, ma chi ha un rapporto serio con Dio, impastato di fede e carità, non può aver paura (1Gv 4,18). In realtà già in Dt 6,4 si parla di amore a Dio: il timore è l’amore rispettoso verso Dio, l’amore che include il rispetto.

5. I sacerdoti dell’AT col loro culto e preghiera e col loro insegnamento dovevano collaborare con Dio alla salvezza del popolo di Dio, ma tutto era così imperfetto! Invece Gesù è un sacerdote perfetto, non muore mai, offre se stesso in sacrificio, fa un’alleanza nuova ed eterna, intercede sempre a favore degli uomini e offre una salvezza perfetta. (mons. Francesco Spaduzzi)

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