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PRC: "Strage di Piazza della Loggia, noi non dimentichiamo!"

Ieri il governo delle destre ha letteralmente tentato di cancellare dal calendario civile dell'Italia, come se non fosse mai avvenuta, una delle più odiose ed efferate stragi che questo Paese abbia mai conosciuto: quella di Piazza della Loggia a Brescia, 28 maggio 1974, 8 morti e oltre 100 feriti, compiuta da "Ordine Nero". Una strage commessa contro una pacifica manifestazione antifascista, indetta dai sindacati confederali e dai partiti democratici contro gli atti sanguinari della destra eversiva, la quale con particolare violenza in quel periodo stava colpendo la città di Brescia, la Lombardia e l'intero Paese. Ebbene, nessun esponente del governo, fatta eccezione per la ministra dell'Università, Bernini, ha ritenuto meritevole della propria partecipazione alla commemorazione ufficiale dell'eccidio. La presidente del Consiglio ha preferito la solita passerella a Caivano (con tanto di astioso e greve fuori programma), salvo pubblicare in extremis, sul sito di Palazzo Chigi, un comunicato scialbo e dal sapore qualunquista, in cui l'aggettivo "fascista", in riferimento alla strage, non è mai pronunciato. Rispetto a tale studiata noncuranza, che sa di boicottaggio, risalta obiettivamente l'intervento del Capo dello Stato, che a Brescia ha proferito parole di chiarezza, verità storica e solidarietà non formale verso le vittime e i loro familiari, riconoscendo apertamente l'esistenza dei depistaggi che hanno ostacolato negli anni l'azione della magistratura e richiamando a più riprese la matrice fascista dell'attentato insieme all'obiettivo dei suoi autori: abbattere le istituzioni democratiche e fermare le prospettive di progresso del Paese. Esemplare inoltre, per equilibrio e precisione nella ricostruzione degli eventi, l'intervento di Manlio Milani, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime e tenace custode della memoria storica di quegli eventi, in apparenza lontani, ma che in realtà l'esistenza di un governo animato dal più pervicace revisionismo storico, nonché da un'aperta ostilità verso i valori costituzionali primari (come la cosiddetta riforma del premierato elettivo sta dimostrando) rende a noi vicini, quale lezione e monito per il presente.

Luigi Caputo per la Federazione provinciale del PRC.

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