Il mio augurio di buon Natale
Formulare gli auguri di buon Natale in un momento storico, come quello attuale, è forse ancora più importante, visto che la povertà crescente ed, in particolare, le difficoltà incipienti, dopo gli attentati terroristici parigini, hanno segnato in modo marcato l’inizio di una nuova epoca, ben diversa da quella che noi tutti avremmo auspicato.
Soprattutto, i conflitti religiosi minano la prospettiva di un avvenire florido, nella quale noi tutti abbiamo sperato, rivolgendo – a quanto pare – invano le nostre attese.
Infatti, non solo i conflitti non sono cessati, ma è venuta meno la serenità di altri momenti, nei quali, pure a fronte di molte difficoltà, la società andava avanti, speranzosa in un cambiamento rilevante.
Oggi, invece, prevale il disincanto, per cui non solo l’idea del mutamento radicale non è protagonista fra i pensieri degli esseri umani, ma sembra dominante piuttosto un atteggiamento di sfiducia, tipico di chi è abituato a sconfitte e sa bene che ogni ambizione per il futuro prossimo non solamente è mal riposta, ma va progressivamente affievolendosi, finanche nello spirito di chi sarebbe, pure, animato da un anelito idealistico ed innovatore.
Nonostante queste premesse, sarebbe urgente, però, che l’umanità si imponesse un cambiamento, volto in particolare a far prevalere una sensibilità filantropica, che possa in qualche modo surrogare la scomparsa delle grandi ideologie ugualitaristiche, che si sono eclissate con la fine del XX secolo ed il passaggio al nuovo millennio.
Saranno gli uomini capaci di amare i loro simili, anche a prescindere dal colore della pelle o dalla fede del proprio vicino?
Saranno le società in grado di promuovere la crescita e lo sviluppo di quanti, gruppi o individui, ostentano i giusti meriti, pure a fronte di una debolezza atavica, che deriva loro dalla mancata appartenenza a clan di potere precostituito?
Molti sono i quesiti, che potrebbero essere formulati, ma noi, molto più sommessamente, rimaniamo in silenzio religioso di fronte alla statua del Bambino Gesù, ben sapendo che, in quel simbolo potentissimo, si conserva la forza di intere generazioni, che, in passato, sono state in grado di vincere i dolori e le sofferenze di guerre, pestilenze, odi ed inimicizie tanto profonde, quanto immotivate.
D’altronde, su tale terreno, davvero irrisoria è la distanza fra spirito cristiano ed idea laica del mondo: lo sviluppo dell’umanità verso nuovi traguardi, non solo materialistici, è il terreno comune di confronto di chi crede in una prospettiva trascendente e di chi, invece, accetta razionalmente l’orizzonte di un’immanenza tanto cogente, quanto ricca di un sentimento di speranza non meramente velleitario.
Forse, su tale sentiero sarà possibile abbattere contrapposizioni ed ostilità, altrimenti pericolose per le generazioni presenti e quelle future?
O, forse, ci illudiamo solo di poter costruire un mondo migliore, all’unico scopo di non vedere le nefandezze e le protervie dell’età contemporanea?
Rosario Pesce