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Buon compleanno al Corriere!

Compie, oggi, novant’anni una testata importantissima del mondo giornalistico italiano, il Corriere dello Sport, che – come è noto – è il secondo grande organo informativo in campo sportivo, dopo la Gazzetta. 
Per molti decenni, infatti, i due giornali si sono sfidati e, naturalmente, in virtù del bacino demografico, cui attinge la Gazzetta, questa è divenuta in modo stabile la testata più letta dagli Italiani. 
Però, il Corriere dello Sport ha sempre avuto un grande fascino, forse perché il suo radicamento era essenzialmente concentrato nell’Italia centro-meridionale, per cui, quando le squadre di calcio, da Roma a scendere giù, hanno tentato di sfidare lo strapotere dei grandi clubs del Nord, hanno sempre trovato nella testata, stampata nella capitale, un valido ausilio da un punto di vista mediatico. 
Non possiamo dimenticare le battaglie che il Corriere ha intrapreso al fianco del Napoli di Maradona, quando questo sfidava la Juve degli Agnelli ed il Milan di Berlusconi, ovvero quelle accanto alla Roma di Falcao e Pruzzo, quando i giallorossi vincevano in Italia e hanno corso il serio rischio di vincere, finanche, in Europa. 
I giornali, quelli naturalmente importanti, che fanno opinione, rappresentano un pezzo della storia del Paese, a prescindere se si condividano o meno le loro posizioni, quando esse inevitabilmente determinano rotture e conflittualità. 
Per il Corriere vale la medesima verità: d’altronde, la testata sportiva romana ha avuto la grande fortuna di essere diretta, nel corso degli anni, da alcuni direttori, che non erano semplici giornalisti sportivi, ma erano principalmente lucidi intellettuali, prestati al calcio e al mondo dell’agonismo. 
Un esempio significativo è costituito, certamente, da Antonio Ghirelli, il famosissimo giornalista napoletano, autore peraltro di scritti di grande rilievo pubblicistico e, per breve tempo, collaboratore del Presidente della Repubblica Sandro Pertini nelle vesti – per nulla comode – di responsabile della comunicazione del Quirinale. 
Questa firma, come altre, hanno impreziosito un giornale che, negli anni più recenti, ha condotto battaglie volte a moralizzare il fenomeno sportivo, quando esso viene inquinato da dinamiche che poco hanno a che fare con l’agonismo sano e puro. 
Non possiamo dimenticare, ad esempio, le campagne di opinione realizzate per giungere alla verità quando scoppiò Calciopoli ovvero quelle condotte quando il calcio italiano è stato vittima delle scommesse, come avvenne nei primi anni ’80 e, purtroppo, anche molto più recentemente. 
Noi stessi, da meridionali e da tifosi delle squadre di calcio, i cui colori sociali sono legati a città, che si trovano al di sotto della Linea Gotica, non abbiamo potuto non preferire la lettura del Corriere a quella della Gazzetta e, tuttora, ci piace leggere la prima pagina di un giornale che, in anticipo rispetto ad altri, ha capito come il successo dell’impaginazione molto si gioca su un corretto equilibrio fra parole ed immagini. 
La Gazzetta, invece, solo molto tempo dopo ha intuito tale verità giornalistica, per cui più recentemente ha iniziato ad impaginare la sua prima pagina alla medesima maniera del Corriere, prediligendo lo spazio dedicato alle immagini piuttosto che quello offerto ad opinioni e dati di cronaca, che - nell’epoca della televisione a pagamento e della fruizione in diretta di un evento sportivo - sono già ampiamente acquisiti dal tifoso comune, che certamente, il giorno successivo alla partita, conosce numeri, cifre e tabellini dei propri campioni o di quelli delle squadre avversarie. 
Ci piace chiudere questo breve omaggio al Corriere dello Sport, ricordando la prima pagina, che venne pubblicata nell’estate del 1982, dopo la vittoria del Campionato del Mondo ad opera della Nazionale guidata da Enzo Bearzot. 
Una sola parola campeggiava in quella mitica pagina del Corriere: “Campioni”. 
Forse, il calcio italiano non deve morire affossato nella palude odierna e, soprattutto, i tifosi del nostro Paese meritano di vedere, di nuovo, i grandi campioni giocare per i colori sociali delle squadre più blasonate d’Italia; d’altronde, se si ridimensiona il calcio, inesorabilmente diventa provinciale il giornalismo, che ne racconta le gesta. 


Rosario Pesce

 

 

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