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Se il calcio diventa una questione politica…

Nel pomeriggio di domenica, moltissimi Italiani hanno assistito alla partita di calcio fra Juventus e Roma, fondamentale per gli esiti del campionato, visto che la squadra torinese e quella capitolina sono in corsa per lo scudetto e, molto probabilmente, lo scontro diretto risulterà, poi, decisivo ai fini dell’attribuzione dello scudetto nella prossima primavera. 
Orbene, tutti hanno potuto assistere allo spettacolo messo in scena dall’arbitro, il quale, pur essendo uno dei più competenti in Italia, ha commesso una serie di errori, che hanno deciso il risultato finale del match in favore del club della famiglia Agnelli. 
Tutti gli sportivi, pur riconoscendo il beneficio della buona fede, non hanno potuto non rammaricarsi per l’esito della partita suddetta, dato che il valore delle due squadre avrebbe meritato, invero, un arbitraggio ben diverso da quello visto sul campo di Torino: d’altronde, il ricordo di Calciopoli è fin troppo vivo negli Italiani, perché qualcuno non possa non pensare ai misfatti di quella brutta stagione del calcio, quando le partite venivano decise, anche, per effetto di rapporti non chiari fra i dirigenti di talune società e la classe arbitrale. 
Come abbiamo detto, quello di Calciopoli è solo un lontano ricordo, perché gli errori, compiuti nella partita di ieri, hanno un’origine diversa: la tensione nervosa, forse la consapevolezza di un primo errore, commesso ad inizio partita, hanno indotto l’arbitro a sbagliare le decisioni susseguenti, per cui il tifoso allo stadio e quello a casa hanno potuto assistere ad una serie successiva di errori, che invero nessuno ricorda a memoria d’uomo. 
Ma - si potrebbe dire - è solo una partita di calcio, il tempo per rimediare alla sconfitta immeritata c’è tutto e, magari, al ritorno la Roma potrà surclassare i suoi avversari storici. 
Questo può accadere in un Paese normale, dove il calcio è l’argomento di dibattito nazionale solo di domenica, ma in Italia la situazione è ben diversa: infatti, ancora nei prossimi giorni e, molto probabilmente, per molti mesi ancora si parlerà dell’evento di domenica sera. 
Gli errori dell’arbitro Rocchi sono divenuti un caso nazionale, per cui, nelle prossime ore, il Parlamento chiederà chiarimenti al Governo in merito alla partita falsata da errori commessi, in buona fede, da un arbitro vittima, forse, dello stress e della tensione agonistica. 
La Roma, infatti, è una società quotata in Borsa, per cui l’eventuale mancata vincita dello scudetto comporterebbe danni economici notevoli sia al sodalizio sportivo, che ai suoi soci, i quali, oltreché essere tifosi, sono innanzitutto degli investitori, i quali - certo - non provano piacere nel vedere un loro investimento svilito da una serie di errori umani, che hanno capovolto il quadro dei valori tecnici, così come questi erano emersi chiari prima che le decisioni arbitrali cambiassero il senso della partita. 
Peraltro, l’onnipresenza dell’Unione Europea fa sì che l’organismo comunitario possa intervenire nella questione suddetta, per verificare - a livello di Federazione - se siano stati compiuti profili di illegittimità nella gestione del settore arbitrale, in un momento peraltro delicato per lo sport italiano, visto che i vertici della stessa FIGC sono sotto inchiesta per le note vicende della scorsa estate, che videro coinvolto il Presidente Tavecchio, prima che egli venisse eletto alla massima carica federale. 
È evidente che l’intero sistema calcistico, dunque, ieri abbia compiuto un notevole passo indietro in termini di credibilità, rispetto sia ai tifosi italiani – che, peraltro, accedono sempre più numerosi al mercato delle scommesse – sia agli organismi comunitari, i quali già nutrono un giudizio molto negativo del calcio nostrano, visto che, finanche in tale settore, l’Italia non ha compiuto i medesimi progressi, fatti registrare da altri Paesi europei. 
Pertanto, cosa può fare il tifoso medio, che vorrebbe solo assistere ad uno spettacolo, su cui non ricada il dubbio di eventuali combine, né l’ipotesi di errori che, pur realizzati senza dolo, modificano comunque l’esito di un evento sportivo in modo irreversibile? 
I mali del Paese sono tanti e, certo, per l’ennesima volta il calcio è una cartina di tornasole dello scenario triste del Belpaese: dubbi, diffidenze, rancori, vittimismo, violenza verbale ed - a volte – fisica, sono i mali che, dallo sport, si trasferiscono alle istituzioni politiche e a quelle rappresentative della democrazia, per cui, non poche volte, viene meno la serenità del cittadino, che subisce turbamento da patologie, che non possono essere eradicate dal cuore della società. 
Peraltro, è ben noto che le Federazioni sportive siano autonome dalla politica, per cui nessun organismo, parlamentare o governativo, può assumere decisioni in merito a fatti sportivi, che ricadono sotto l’esclusiva egida della sovranità federale: l’eventuale avvio di indagini ed inchieste, in merito alle vicende della domenica calcistica, non può che concludersi con un mandato meramente esplorativo, dal momento che poteri sostanziali l’Esecutivo non ne ha in tale materia. 
Pertanto, non ci rimane che sperare che l’episodio di ieri sia l’ultimo di una lunga catena di pessimi momenti di sport, perché, in tempo di crisi, quando manca il “panem”, solo i “circenses” possono dare un po’ di ottimismo agli Italiani; se poi nasce il dubbio circa la regolarità del gioco, allora davvero il Paese è prossimo alla morte civile. 
Sarà sufficiente tifare, sperando nella correttezza e nella lealtà degli attori, sportivi e societari? 


Rosario Pesce

 

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