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Candelora a Montevergine: coesione territoriale e comunità unite oltre ogni contrasto

Da giorni, sulla stampa, tiene banco il botta e risposta istituzionale tra i sindaci di Mercogliano, Ospedaletto d’Alpinolo e Summonte, che avrebbero dovuto creare una sinergia tra Comuni per portare avanti la tradizione della Candelora a Montevergine, con tutti i suoi riti e le istanze che la caratterizzano.

 

È il motivo per cui oggi le associazioni scelgono di prendere posizione: Arci Avellino, Avionica, Caos, I-Ken Asp Ets, Partenio Natura E Cultura, PGR-Per Grazia Ricevuta da tempo sono a lavoro, in rete, per la programmazione dal basso di appuntamenti che hanno l’obiettivo di coinvolgere la collettività in questa festa religiosa contemporanea - da sempre simbolo di incontro, rinascita, luce - attraverso momenti immaginati per superare differenze e pregiudizi, riscoprendosi comunità.

 

Sono diversi i significati culturali riconosciuti alla Candelora, bisogna cercare di non perderli in rivendicazioni e sterili campanilismi. Ogni anno, il 2 febbraio, i figli e le figlie di Mamma Schiavona trovano il loro spazio al Santuario di Montevergine, in mezzo al turbinio della fede e del folklore, della passione e della devozione. E questo avviene a prescindere dagli eventi più o meno organizzati.

 

Quello della Candelora è un rito unico che in Campania apre il ciclo Mariano, una celebrazione capace di tenere dentro sia la liturgia che l’evento popolare condiviso. E siccome i processi culturali sono sempre anche processi politici - nel senso più ampio del termine - la Candelora è diventata anche la data simbolo per l’affermazione e il riconoscimento dei diritti civili della comunità LGBTQIA+: lo è stata fin dagli anni ‘70, ma si è consolidata nel 2002, anno in cui i femminielli devoti hanno subito la cacciata dal Santuario.

 

Nella produzione di questo processo culturale si è costituita quella rete per la Candelora - era il 2009 - che metteva in campo tutti: la comunità LGBTQIA+, gruppi locali e parti politiche. Da un gesto violento è nato un movimento di pace che si è moltiplicato in vent’anni di manifestazioni, dibattiti, assemblee, spettacoli, progetti, visioni e conquiste, per ricordare al mondo che tutti hanno diritto alla fede, che tutti hanno pari dignità davanti a Dio e dinanzi agli uomini.

 

Doveroso a questo punto ribadire che la Candelora non appartiene a nessuno. E questa rete di associazioni ha cercato di contribuire a realizzare un momento di unione, nonostante le difficoltà dovute alla diversità degli attori coinvolti. Avellino è il territorio condiviso su cui ci muoviamo quest’anno, dove prenderanno forma molte delle nostre iniziative, realizzate in collaborazione con l’Amministrazione guidata dalla Sindaca Laura Nargi, nonché utilizzando forme di finanziamento e autotassazione che coinvolgono soci e amici: dalla proiezione del film “Quir” al cinema Eliseo, passando per il ritorno del Freebus che attraverserà il centro del Capoluogo, fino all’accensione del falò di Terrafuoco a Collina della Terra.

 

 

L’ambizione è ragionare di Candelora in Irpinia, con consapevolezza, in maniera inclusiva e democratica, aprendo il confronto con tutti i Comuni. A tal proposito invitiamo il sindaco di Mercogliano - Vittorio D’Alessio - il primo cittadino di Ospedaletto - Luigi Marciano - e la fascia tricolore di Summonte - Ivo Capone - ad essere parte di questo percorso, perché la Candelora non si esaurisce con il pellegrinaggio del 2 febbraio, ma va avanti sempre, tutto l’anno, come movimento popolare in continua evoluzione che crea relazioni generative, capaci di costruire e prendersi cura.

 

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