La mattanza del verde continua
"Festa della Castagna in Irpinia? Solo apparenza e ipocrisia"
Tra Montella e Volturara Irpina, negli scorsi giorni, sono stati abbattuti abusivamente da ignoti decine e decine di giovani alberi. La porzione di bosco interessata ricade, ancora una volta, nell’areale di Ripe della Falconara. Uno dei luoghi più iconici del Parco regionale dei Monti Picentini. Questa destinazione è da sempre molto apprezzata, sia dalle persone del luogo che dai turisti, grazie alla sua posizione panoramica che offre un’incantevole vista sulle montagne circostanti.
Qui, da ormai un mese, mani armate di motosega continuano indisturbatamente a fare man bassa del patrimonio verde. Il triste fenomeno si ripete con cadenza quasi giornaliera. Nonostante l’allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste e i preannunciati interventi del presidente dell’Ente parco Pompeo D’Angola, sembra non cambiare nulla.
In mezzo a tutto ciò, non c’è stato un sussulto di dignità da parte dei Comuni interessati e di tutti gli organi competenti. Parallelamente e a pochi chilometri di distanza, le amministrazioni locali lavorano alacremente per celebrare la quarantesima edizione della Festa della Castagna. Si tratta di un vero e proprio controsenso, perché non c’è marketing che possa rimediare ai danni derivanti dalla cattiva gestione del territorio.
È comprensibile cercare di dare un’immagine positiva di sé… con l’obiettivo di «attrarre migliaia di visitatori non solo dalla Campania, ma anche da altre regioni» – come ha affermato il sindaco di Montella e presidente della Provincia di Avellino, Rizieri Buonopane, durante la presentazione della manifestazione tenutasi ieri a Palazzo Caracciolo –, non bisogna però nascondere i problemi.
A livello generale, i principali attori istituzionali di fronte alla distruzione sistematica dei nostri boschi hanno mostrato comportamenti davvero irresponsabili. Viviamo in una terra condannata alla mediocrità soprattutto per colpa della malapolitica. E non sarà una Festa all’insegna dell’apparenza e dell’ipocrisia a salvarci.
Carmine Pascale