L’elogio del calcio-business
Ormai, lo spettacolo più gradito agli Italiani è divenuto il principale business di un Paese, come l'Italia, la cui economia è in grave difficoltà; infatti, nonostante i portafogli dei nostri connazionali siano sempre più vuoti, c’è chi ha interesse ad investire massicciamente nel fenomeno calcistico.
D’altronde, come si spiegherebbe l’ingresso nel calcio professionistico della massima Serie di ingenti capitali di provenienza straniera?
Eppure, il mondo del pallone italiano riesce ad assicurare un minor numero di profitti rispetto a quello inglese e a quello spagnolo: infatti, in quei due Paesi, i ricavi da merchandising sono notevolmente superiori ai nostri, anche perché non esiste un mercato parallelo del falso che, inevitabilmente, contrae la capacità espansiva dei traffici legali.
Nonostante tali problematiche, il calcio è in grado di attirare, tuttora, gli appetiti di investitori stranieri, perché l’Italia dovrà rifarsi il look con particolare attenzione alle strutture sportive, che sono vecchie ed obsolete, dal momento che il loro modello risale, ancora, a quello di Italia ’90.
Pertanto, la costruzione dei nuovi stadi rappresenta la prospettiva che riesce a determinare l’arrivo di danaro fresco, che, nel giro di pochi anni, dovrà essere messo a frutto con interventi di natura urbanistica, che modificheranno, sensibilmente, il volto delle grandi città.
Infatti, realizzare un nuovo impianto significa, innanzitutto, andare ad edificare in un’area vergine ovvero modificare l’originaria destinazione d’uso di parti importanti di tessuto urbano, che aspettano di essere riadattate in funzione delle rinnovate esigenze.
Costruire, oggi, uno stadio significa prevedere una serie di interventi che integrano la struttura meramente sportiva con servizi annessi, che determinano profitto attraverso l’avvio di attività commerciali, quali ristoranti, musei, parchi-giochi, impianti di divertimento per adulti e bambini, per cui, in tale ottica, l’investimento per il nuovo stadio di proprietà delle società professionistiche diventa, meramente, l’occasione per intervenire – talora, in deroga – su piano regolatori, che necessitano di una rivisitazione, visto che risalgono, non poche volte, agli anni ’80.
Evidentemente, come ogni investimento, anche questo non genera subito profitto, perché sono necessari almeno cinque anni, affinché vengano abbattuti i costi di ammortamento e le nuove strutture possano, così, generare ricavi rilevanti per i club, che hanno la possibilità di munirsi di servizi siffatti.
Peraltro, le società calcistiche sono diventate, per effetto di una legislazione assai recente, delle S.p.A. quotate in Borsa, per cui esse hanno bisogno di poter contare sulla proprietà di beni immobili – oltreché dei cartellini dei loro calciatori – perché il mattone, come da tradizione italiana, ne consolida il patrimonio ed, in qualche modo, offre certezza a quanti – i singoli risparmiatori – investono i risparmi nell’acquisto delle azioni sul mercato finanziario.
Quindi, il calcio diventerà volano di sviluppo edile e finanziario, solo se le società italiane più importanti sapranno, nel prossimo decennio, cavalcare tale business, che l’asfittica economia italiana è in grado di offrire all’attenzione degli investitori.
È chiaro che, in siffatti casi, diventa decisivo il ruolo dell’Ente Locale Comune ed, in modo residuale, della Provincia, nella misura in cui questa interviene, ancora, in sede di controllo della politica urbanistica: infatti, la Pubblica Amministrazione può rallentare investimenti, che si aggirano intorno alle centinaia di milioni di euro, causando così uno stop per l’indotto che, su simili attività, conta per riprendere ossigeno, dal momento che l’edilizia tradizionale, in particolare, ha subito l’effetto devastante della stagnazione economica molto più di altri settori, pure gravemente compromessi dalla crisi innescata dopo il 2007.
Un goal di Totti o di Higuain, quindi, sul campo verde di un nuovo stadio rappresenterebbe una vittoria per l’intero sistema-Italia e non solo per i colori sociali della singola squadra: sarà l’Italia capace di non perdere tale occasione, agendo rigorosamente nel rispetto dei vincoli ambientali e degli essenziali parametri di legalità, previsti pure dalle normative comunitarie?
Rosario Pesce