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Cisal, Picone: "Preoccupazione per la vertenza Denso"

"Necessaria una riflessione sulle politiche industriali"

“Per la vertenza della Denso di Pianodardine auspichiamo un epilogo positivo, ma non possiamo sottacere le nostre legittime preoccupazioni e perplessità, per una vicenda complessa e delicata per i lavoratori”. Così Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino.

“Si tratta di una questione – prosegue il dirigente sindacale – che ormai viene da lontano, determinata dalla flessione di commesse che si registra nella filiera, nello specifico della Stellantis, connessa al passaggio ai motori elettrici, evento tutt'altro che inatteso e attorno al quale non si potesse programmare una strategia di lungo respiro, e più in generale inscritta nella perenne crisi dell'automotive.

Durante il percorso sono stati assunti impegni e espresse pubbliche rassicurazioni, ma a quanto pare i primi non potranno essere mantenuti e le seconde sono risultate vane. Ci troviamo quindi, di fronte ad una situazione già vista tante altre volte. Bisognerebbe pertanto cominciare a chiedersi con lucidità e onestà intellettuale perchè ciò accade.

Sul tavolo restano, intanto, 239 esuberi sui 900 operai in forze allo stabilimento, i contratti di solidarietà per 12 mesi che dovrebbero partire a fine agosto, pensionamenti anticipati per chi ha le condizioni per accedervi e l'opzione della mobilità volontaria con incentivi. Resta poi il nodo irrisolto dei lavortaori degli staff leasing. Ed una prospettiva di stabilizzazione, collegata alle uscite prospettate, senza però certezze e cronoprogramma, risultata congelata.

Un problema, dunque, l'ennesimo per l'Irpinia e per il comparto industriale del territorio, che ci consegna un altro dolente capitolo, peraltro non nuovo, considerato che già da tempo alla Denso è stata adottata la cassa integrazione, con una progressiva riduzione dei giorni lavorativi.

“Occorre, come si diceva – conclude Picone - una riflessione critica a tutto tondo. Al centro della quale dovrebbe trovare spazio un serio e concreto ragionamento sulla mancanza di una politica industriale nazionale e un impegno istituzionale in tale direzione, l'assenza di un confronto su una programmazione di interventi strutturali per lo sviluppo della provincia e l'assenza di investimenti sulla risorsa umana, insieme a una cultura di valorizzazione del lavoratore. Prevale invece una logica del minimo sforzo, che alimenta la precarietà”.

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