Tempo Ordinario: Domenica XIII dell'Anno A (2022-2023)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica XIII dell'Anno A (2022-2023)
Introduzione. Per il bene fatto a Eliseo profeta, una donna sterile partorisce; per Gesù, se accogliamo un Apostolo, riceviamo Lui e il Padre, attirando una ricompensa grande per piccole cose; Paolo ci ricorda che ogni incontro con Cristo è trasformante e tanto più in un sacramento: nel battesimo lo Spirito realizza in noi la morte al peccato e la resurrezione a vita nuova.
I - 2Re 4,8-11.14-16a - Eliseo, uno dei grandi profeti dell'AT, passò per Sunem ed ebbe cortese ospitalità da parte di una donna (8); in seguito, quando passava di lì, era ospite regolare della donna (8). Essa espresse al marito la sua convinzione: Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi (9) e gli propose di costruire una stanza al piano superiore con un minimo di arredamento, in modo da consentirgli di riposare (10). Eliseo continuò a utilizzare la stanza (11), ma desiderava anche mostrare la sua gratitudine alla donna; dal proprio servitore seppe: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio» (14). Eliseo la fece chiamare (15), le profetizzò: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia» (16). Certo bisogna fare del bene a tutti quelli che stanno nel bisogno, buoni e cattivi, ma è giusto che si presti attenzione particolare alle persone che si dedicano al servizio di Dio, specie se a tempo pieno, cosa che impedisce loro di lavorare per mantenersi. L'AT aveva norme precise sulla materia; Dio mostrava di gradire molto chi le rispettava e faceva del bene ai suoi ministri. Ricordiamoci i benefici di Dio a quelli che aiutarono Geremia e i castighi a quelli che trascuravano il culto e i suoi servitori (cfr. i Libri dei profeti Aggeo e Zaccaria). Anche noi dobbiamo sostenere il culto e le persone che vi si dedicano, e Dio non mancherà di farci sentire la sua benedizione.
II - Matteo 10,37-42 – Gesù, alla folla, nella quale erano persone, che lo seguivano per curiosità o per i miracoli o per le loro aspettative messianiche sbagliate, dichiara che, per essere suoi veri discepoli, occorre dare la precedenza a Lui in tutto. In sostanza, poichè c'è sempre conflitto tra la sua Parola e le nostre tendenze cattive o la mentalità mondana o i suggerimenti del diavolo, noi dobbiamo dare sempre la preferenza a Gesù. Questo potrebbe anche comportare di doversi distaccare da persone carissime se la conservazione dei rapporti con loro dovesse ostacolare la nostra unione con Cristo (37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me); così i consacrati e quelli che ricevono una missione da Gesù si allontanano dalla famiglia; amano i familiari ma di più Gesù. Per amore a Gesù occorre affrontare anche sofferenze più o meno pesanti, cosa che Egli esprime con queste parole: chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me (38): così avviene in questo mondo che va in direzione opposta alle indicazioni di Gesù; in alcune zone si potrebbe arrivare anche a essere uccisi (33 e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà) come nel caso dei tanti Martiri del passato, soprattutto dei primi tre secoli della Chiesa e nel secolo scorso, ma anche di oggi nei paesi, dove ci sono religioni fondamentaliste o sotto le dittature di destra e di sinistra. Coloro che perdono la vita per Cristo in realtà la salvano (33), perché per la loro fedeltà entrano nella vita eterna, nel Paradiso; perdono la vita eterna quelli che, per salvare la vita fisica, rinnegano Gesù (39). Esaminiamoci per vedere che cosa ci impedisce di vivere in pieno la nostra fedeltà a Cristo: le tre grandi e comuni insidie da tenere sotto controllo sono sempre le tendenze cattive che ci portiamo dentro, la mentalità mondana, dalla quale ci mette in guardia Gesù - e anche tante volte il Papa -, e infine Satana, che fa di tutto per allontanarci dal Salvatore e sfrutta abilmente i nostri punti deboli.
2. Gesù ricorda agli Apostoli che considera fatto a sé il trattamento, che sarà riservato loro dagli uomini: Chi accoglie voi accoglie me (40), perché a essi ha dato la missione, ricevuta dal Padre (Gv 20,21-22) e perciò accoglierli bene è anche ricevere bene lo stesso Padre (40 e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato). Gesù chiarisce che chi accoglie bene un profeta perché tale riceverà la ricompensa, riservata al profeta (41), e anche chi accoglie bene un osservante della legge di Dio ne condividerà la ricompensa (41). Anzi in questo campo nulla resta senza premio, neanche la più piccola opera buona, fatta per amore di Gesù a un suo discepolo: persino un bicchiere di acqua fresca: Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa (42). Di questo troviamo già esempi nell'AT: erano ricompensati con grande generosità da Dio coloro che accoglievano i Suoi inviati, come avvenne alla vedova, che accolse Eliseo (1Re 17,9-16). Ricordiamoci anche che il bene, che facciamo o rifiutiamo ai fratelli bisognosi, è fatto o rifiutato a Cristo (Mt 25,31-46). Trattiamo bene il prossimo e specie i consacrati al servizio del Signore ed Egli sarà generoso con noi.
III - Romani 6,3-4.8-11 – (a) Cristo Gesù (11) morì (10) e questo avvenne per i peccati degli uomini, per espiarli una volta per sempre (10 e morì per il peccato una volta per tutte) e ottenerne il perdono. Fu sepolto (cfr. 4), è risorto dai morti e non muore più; la morte non ha più potere su di lui (9); egli ormai vive per sempre per la vita divina che il Padre gli comunica (10 ora invece vive, e vive per Dio; cfr Gv 6,57). Rinnoviamo la nostra fede nella morte e resurrezione di Gesù, che egli ha vissute per espiare i nostri peccati e per comunicarci la vita divina. Egli si è sottomesso alla morte fisica per sottrarci alla morte spirituale del peccato e così poterci comunicare la sua vita, che riceve dal Padre. Per realizzare in noi la morte al peccato e la resurrezione a vita nuova, anzitutto crediamo nella sua Persona e nel suo insegnamento e opera redentrice – così moriamo al nostro modo di pensare e assumiamo il suo, e questo è un'iniziale unione con lui (Gv 6,29.35.40.47); poi obbediamo al suo ordine di farci battezzare (Mt 28,19; Mc 16,16), che porta all’unione piena con Lui, che è destinata a crescere ancora. (b) In effetti quanti siamo stati battezzati in Cristo, lo siamo stati nella sua morte (3) e resurrezione (4); nel battesimo noi siamo morti e siamo stati sepolti con Cristo; e in esso siamo anche risorti con lui e viviamo della sua vita divina (8 Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui). Perciò dobbiamo considerarci in Cristo morti al peccato, ma viventi per mezzo di Dio, perché inseriti in Cristo Gesù (11), membra del Corpo mistico di Cristo. Ogni sacramento è un modo di presenza di Gesù per incontrarci e darci la morte al peccato e la resurrezione a vita nuova; il primo dei sacramenti è il battesimo, che raffigura e ripresenta la morte di Cristo con l'entrata della battezzando nell'acqua e la resurrezione di Cristo con la sua uscita dall'acqua. Cristo agisce nel battezzato - perché così lui ha stabilito di fare nel sacramento e lo ha istituito per questo - e realizza il fine proprio del sacramento: appunto la morte del credente al peccato e la sua resurrezione a vita nuova. Il battesimo ci fa membra del Corpo di Cristo, dimora dello Spirito Santo, figli di Dio bambini; diventiamo adulti nella cresima. Chi oggi vuole incontrare Gesù perché crede in lui e vuole morire al peccato per condividere la sua vita divina, lo può fare ricevendo i sacramenti: in essi Gesù si rende presente, unisce la persona a sé e le comunica la sua vita divina; ogni sacramento dà la grazia santificante o la rafforza e la grazia sacramentale propria di ogni singolo sacramento per far diventare il fedele più maturo. Crediamo, decidiamo di approfondire meglio la dottrina dei sacramenti come incontro con Cristo per avere lo Spirito, e alimentiamo in noi le disposizioni necessarie per renderli fruttuosi.
EUCARESTIA. In essa riceviamo Gesù nella Parola e nel Pane e Vino consacrati e riceviamo la grazia di rafforzare la nostra morte al peccato e intensificare la vita divina e anche di accogliere bene i suoi rappresentanti e tutti gli uomini, segni della sua presenza. Chiediamo queste grazie alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. L’amore ai familiari e agli amici, al prossimo in genere, è indispensabile per la maturazione umana e soprannaturale nostra e degli altri; il cristiano li ama, oltre che con un “amore squisitamente umano nelle espressioni, scambiando aiuto e superando ogni isolamento”, anche perché immagine di Dio e presenza di Cristo, quindi per amor di Dio, che merita la precedenza assoluta.
2. Dio è il bene assoluto e fonte di ogni bene. Tutto quello che esiste e abbiamo è suo e ci viene da Lui; dobbiamo essere capaci di rinunciare a tutto pur di conservare il rapporto di amore con Lui.
3. Accogliere un Apostolo è ricevere Gesù e, in Lui, il Padre e lo Spirito. Se cresciamo nella fede, faremo esperienza continua della presenza di Cristo e di Dio e della Vergine in mezzo a noi.
4. Ogni sacramento è incontro con Cristo risorto, che continua per mezzo di esso quello che Egli faceva sulla terra durante la vita privata o pubblica; ma Egli agisce anche senza i sacramenti.
5. Tutto quello che facciamo a Dio o a una creatura per la sua relazione con Dio ha da Dio una ricompensa certa e moltiplicata per cento in questa vita e la vita eterna nell’altro mondo. Dobbiamo avere fede. (mons. Francesco Spaduzzi)