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Parthenium Calling: il Festival che respira: tra boschi e paesi

A Moschiano la performance con la regia di Roberto Aldorasi, ispirata all’opera di Cesare Pavese “ La luna e i falò”. Mentre a Mugnano del Cardinale ci sarà il trekking notturno accompagnato dalla narrazione di “Pinin e le Masche” di Luciano Nattino.

 

 

È entrato nel vivo il festival Parthenium Calling, dopo gli interventi di arte eco-integrata nel territorio di Mugnano del Cardinale, ampio spazio alle performance teatrali sotto il cielo del Parco Regionale del Partenio.

 

Il prossimo appuntamento è fissato per il 25 agosto sempre Mugnano del Cardinale, già protagonista di due interventi di Land Art: il primo in località Campo Spina dove oggi si trova l’installazione permanente del fiorentino Sedicente Moradi (https://www.facebook.com/MoradiSedicente) che ha trasformato in Presenze Animali i legni di recupero e le radici del bosco. Mentre in in Località Litto sono intervenuti gli artisti Giuseppe Di Giovanni e Ilaria Restivo ( http://www.wpsmultimedia.com/) per dare forma alla loro Area di connessione boschiva su un’antica neviera oggi attraversata da metri di corde di juta intrecciata.

 

Sempre in Località Campo Spina, il 25 agosto alle ore 21 ci sarà lo spettacolo di Massimo Barbero con il Teatro degli Acerbi (https://www.teatrodegliacerbi.it/) che accompagnerà il pubblico in un trekking notturno per seguire le storie dei personaggi di “Pinin e le Masche”, una pièce immersiva con la partecipazione del pubblico in cammino sui sentieri tra gli alberi e i fitti boschi.

 

Itinerante sarà anche lo storytelling di comunità “La luna e i falò – un paese ci vuole?” di Luigi D’Elia e INTI (http://www.inti-tales.com/), con la regia di Roberto Aldorasi, liberamente ispirato all’opera di Cesare Pavese, che andrà in scena il 27 agosto alle 18.30 muovendosi dal Centro Storico del Comune di Moschiano verso la Chiesa di Santa Maria della Carità.

 

 

PROGRAMMA E SPETTACOLI

 

 

 

 

SABATO 27 AGOSTO, ORE 18.30

MOSCHIANO (AV), BELVEDERE CHIESA SANTA MARIA DELLA CARITÀ

LA LUNA E I FALÒ: MA UN PAESE CI VUOLE DAVVERO?

UNO STUDIO di Luigi D'Elia. Regia di Roberto Aldorasi.

UNA PRODUZIONE INTI, LANDSCAPE OF THE MOVING TALES

In collaborazione con Fondazione Cesare Pavese

 

Un uomo, conosciuto da ragazzo come Anguilla, torna dopo lungo tempo nella sua terra natale. Ritrova Nuto, il vecchio amico, complice e compagno di avventure e risate. Trova un ragazzino, Cinto, che abita nella sua vecchia casa ed è capace di parlare con l’invisibile. Tutto è lì, ancora lì, eppure è abitato da altro, sospeso in una dimensione straniante e sfocata. Tra ricordi e vita reale, vecchi scherzi e parole sussurrate sotto la luna, lentamente scivoleranno in un sogno feroce e meraviglioso che li porterà così lontano da sfiorare, nelle maglie più luminose della memoria, un luogo sacro che va ben oltre i paesi, le identità, le Patrie.

Pochi mesi prima del suicidio, ne La luna e i falò, Cesare Pavese coglie il frutto aspro e maturo del tema di tutta una vita, quello del ritorno sui luoghi che da sempre sono i nostri e che, per poter vivere, siamo costretti a fuggire. È un testo che tutti amiamo così tanto da esserci accontentati, forse, della sua versione più facile, più italiana. Abbiamo voluto attraversare La luna e i falò con domande nuove: e se avessimo sbagliato tutto? Se la memoria avesse bisogno di essere cantata in un altro modo intorno al quale non ci siamo mai realmente interrogati? E se invece fosse l’oblio a portare la luce? In questo tempo di grandi cambiamenti e domande, collettive e private, sui temi delle origini, delle identità, del passato e delle patrie, desideriamo fare tesoro di un’apertura e osare attraversare quest’apertura con coraggio e con il caro, carissimo, Cesare Pavese. Come se lo incontrassimo per la prima volta. Qui e oggi.

 

GIOVEDÌ 25 AGOSTO ORE 20.30

LOCALITÀ CAMPO SPINA, MUGNANO DEL CARDINALE O LOCALITÀ ACQUA FIDIA A MERCOGLIANO (AV)

PININ E LE MASCHE

DI LUCIANO NATTINO, LIBERAMENTE TRATTO DAL RACCONTO DI DAVIDE LAJOLO

CON MASSIMO BARBERO

REGIA DI FABIO FASSIO

DURATA DELLO SPETTACOLO: ATTO UNICO DI 40'

 

Pinin è un solitario abitatore dei boschi. Non torna più in paese da tempo. Ai pochi che riescono a trovarlo egli parla della sua vita, di un lungo viaggio, di un amore, di ricordi, di mondi possibili. E di “masche”, amiche e sconosciute, protettrici e crudeli. Per incontrare Pinin è necessario andare nei suoi luoghi, che sono distanti dalla civiltà, dai rumori dell'oggi. Dunque occorre innanzitutto camminare per piccoli sentieri e poi attendere in un luogo specifico, tra il fitto degli alberi, prendendo posto attorno a una torcia.

 

E, se non si è troppo rumorosi o curiosi, lui, Pinin, potrebbe arrivare.

È brusco, selvatico, non parla volentieri ma, se gli prende la vena buona, può parlare a lungo.

Le sue sono storie di alberi, di uomini, di un amore lontano.

Sono anche storie di guerre, di ricordi, di viaggi, di fughe.

 

E sono, soprattutto, storie di masche, storie di quegli esseri che proteggono, a modo loro, la terra.

Gli spettatori saranno accompagnati al luogo dello spettacolo da guide esperte.

Si consiglia di portare con sé una torcia, un telo o una coperta per sedersi a terra, abbigliamento comodo e caldo, scarpe da montagna, acqua. Se volete anche cibo, ma qualcosa di buono da mangiare e da bere troverete anche lì.

 

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