Tempo Ordinario: Domenica 20.ma dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 20.ma dell'Anno C
I - Luca 12,49-53 – 1. (a) Gesù proclama il motivo della sua venuta (49 Sono venuto) dal Cielo sulla terra, per cui egli si è fatto uomo, vive in mezzo agli uomini, insegna, gioisce e patisce, e muore: sono venuto a gettare fuoco sulla terra (49). Quale fuoco? Dio apparve a Mosè in un roveto ardente (Gn 3,2ss) e in varie apparizioni si presentò con lampi, come al Sinai (Es 19 e 24); e viene detto sole (Sal 84,12) e luce (Sal 26,1; Is 60,1) e sorgente della luce (Gn 1,3ss); Gesù stesso definisce se stesso luce del mondo (Gv 8,12; 9,5) ed è chiamato sole che sorge (cfr. Lc 1,78). Giovanni Battista associa il battesimo, che Gesù darà, allo Spirito Santo e al fuoco (Lc 3,16); d'altra parte a Pentecoste lo Spirito viene e scende sui discepoli come fiamme di fuoco (At 2,3-11) e quindi porta la luce della verità e il calore dell’amore, che vuole propagare e lo farà per mezzo degli Apostoli. Gesù è venuto appunto per accendere e diffondere questo fuoco (49 e quanto vorrei che fosse già acceso!), prima fra i discepoli e poi in tutti gli uomini, e ha desiderio ardente che ciò avvenga al più presto. Il suo desiderio si realizzerà con l’invio dello Spirito dopo la sua Pasqua di Passione e Morte e di Resurrezione e Ascensione. Condividiamo il desiderio di Gesù che si faccia l’unità delle menti nella Verità, che è Lui e che da lui è annunciata, e l’unità dei cuori nella carità, che lo Spirito effonde nei cuori. (b) Gesù continua a rivelarci i pensieri e i sentimenti del suo Cuore: Ho un battesimo nel quale sarò battezzato (50). Egli realizzerà la sua missione di salvare gli uomini solo affrontando e superando le loro resistenze alla Parola di Dio; questa opposizione arriverà a provocare la sua Passione e Morte, che è come immergerlo nelle acque fino a farlo affogare e morire (Mr 10,38; Rm 6,3-5); il suo battesimo con l'immersione nelle acque del Giordano ne fu il preannunzio e il preludio (Lc 3,21). Gesù si dichiara angosciato mentre aspetta questo evento (50 e come sono angosciato finché non sia compiuto!), perché la sofferenza e la morte lo spaventano come avviene a ogni uomo: nel Getsemani egli prega il Padre di allontanare il calice e suda sangue al pensiero della morte dolorosa (Lc 22,43-44). Ma angosciato è in parallelismo con vorrei (49) e potrebbe esprimere anche il desiderio di Gesù che si compia presto la volontà del Padre per la salvezza dell'uomo. Anche noi dobbiamo patire in questo mondo. E’ normale che non ci piaccia la sofferenza, ma sappiamo che è parte necessaria della nostra vita e quindi è necessario pregare Gesù di darci la pazienza di affrontarla con coraggio come Lui, Maria e i Santi.
2. Gesù ha detto che la sua missione è di portare il fuoco dello Spirito e dell'amore sulla terra (49) e la realizzerà pienamente dopo la sua Passione e Morte (50); preannunzia anche un effetto, che provocherà la sua presenza, la sua predicazione e la sua opera di salvezza fra gli uomini: la sua volontà è di portare la pace nei loro cuori e fra loro (cfr. 51 Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?), ma purtroppo ci saranno divisioni (51 No, io vi dico, ma divisione). In effetti alcuni accetteranno Gesù e la sua Parola; altri, nell'ambito della stessa famiglia, lo rifiuteranno e quindi saranno divisi fra loro con tutto il seguito di odio e di persecuzioni da parte di coloro non credono in Gesù contro quelli che lo accettano nella loro vita (52-53 D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53 si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera). Appunto questo è avvenuto tante volte nel corso dei secoli: genitori e fratelli non cristiani hanno ammazzato o fatto ammazzare figli e fratelli cristiani; è avvenuto anche in tempi recenti, p. es. nei paesi musulmani. A volte i governanti delle nazioni, come le dittature comuniste o quelle di destra, hanno portato avanti la persecuzione fino ad ammazzare i Cristiani. Noi mettiamo Gesù al centro della nostra vita; nelle nostre zone non siamo perseguitati con maltrattamenti fisici o prigione o la morte, ma siamo presi in giro, anche perché non sempre la nostra fede e carità sono abbastanza solide e la nostra testimonianza adeguata. Rafforziamoci nella fede e carità con la grazia di Dio. Preghiamo perché i cristiani perseguitati siano fedeli e lo siamo anche noi, senza farci intimidire dalle forme velate o evidenti di persecuzioni.
II - Geremia 38,4-6.8-10 – (a) Siamo prima del 587 a.C.; Geremia per ordine di Dio annuncia che Gerusalemme cadrà per la seconda volta nelle mani di Nabucodonosor, che l’assedia col suo esercito da un paio d’anni; se si consegnano spontaneamente al re nemico, avranno salva almeno la vita, come 10 anni prima. Ma alcuni dei collaboratori più stretti del re Sedecia, che vogliono fare la propria volontà e non quella di Dio, accusano Geremia di disfattismo (4 appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole) e che vuole il male del popolo (5 poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male); perciò ne chiedono la condanna a morte (4 I capi allora dissero al re: «Si metta a morte quest’uomo). Il re debolissimo, anche se sa che Geremia è un vero profeta, consente alla richiesta dei nemici del Profeta (5 Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi»); lo fa calare in una cisterna ormai senza acqua, ma con molto fango, la quale si trova nell'atrio della prigione (6 Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione); Geremia affonda nel fango, forse fino ai fianchi (6 Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango). Sembra tutto perduto. Dio aveva promesso al profeta la sua presenza e assistenza nel compimento della missione e la sua protezione contro i nemici (Gr 1,5-10), ma adesso pare averlo abbandonato. Geremia non ci riferisce i suoi sentimenti, come fa altrove, ma possiamo pensare che egli provasse tanta sofferenza, pur rinnovando la sua professione di fede in Dio e la sua fiducia in Lui, la confidenza e l’affidamento a Lui. (b) Dio per mezzo di un ministro interviene presso il re (8 Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re); egli prende le difese di Geremia (9 O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna) e gli parla della possibilità di una sua rapida morte per fame, che tormenta tutta la città (9 Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città»); il re gli dà l'ordine di liberarlo (10 Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia»). Dio non ha abbandonato il suo profeta; non è ancora arrivata la sua ora e ha molto da fare ancora a favore del popolo; quindi sopravvivrà alla caduta di Gerusalemme; egli rifiuterà di seguire i vincitori, che gli offriranno protezione, e resterà col popolo più povero di Gerusalemme; le sofferenze continueranno per lui fino alla morte in Egitto, forse ammazzato dagli stessi suoi connazionali. La grande sofferenza di Geremia fu di vivere in mezzo a un popolo di ribelli, che rifiutarono l’obbedienza a Dio fino all’autodistruzione. Ma l’annuncio della misericordia di Dio e la sua disponibilità al perdono restano ancora attuali per la nostra salvezza. Dio ci chiede sempre la stessa cosa: convertirci, lasciare il peccato e osservare i comandamenti.
III - Ebrei 12,1-4 – (a) L'Autore di Ebrei invita i lettori a guardare a Cristo, a tenere fisso lo sguardo su di lui (2 tenendo fisso lo guardo su Gesù), che è l'ultimo definitivo rivelatore: colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (2), cioè ha insegnato il contenuto della fede e ne è l'oggetto principale, e inoltre è colui che con la sua grazia porta la nostra fede alla sua piena maturazione e ad aprirsi alla visione beatifica. Nella sua vita terrena Egli poteva scegliere la gioia (2 Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi) e invece preferì subire l'ignominia della Croce (2 si sottopose alla croce, disprezzando il disonore): in premio dal Padre ebbe la glorificazione della Resurrezione e Ascensione e di sedersi alla destra del Suo trono (2 e siede alla destra del trono di Dio). Essi devono guardare a lui come modello e pensare con attenzione a quanto ha sopportato per loro amore; Egli ha dato la vita per loro ed essi non sono arrivati ancora a questo punto nella lotta contro il male, che è il peccato (4 Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato); non hanno motivo di sentirsi stanchi o scoraggiati (3 perché non vi stanchiate perdendovi d’animo), se pensano a quanto ha sofferto Gesù da parte dei suoi nemici (3 Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori). Anche noi guardiamo a Cristo con queste disposizioni interiori per testimoniare con coraggio la nostra fede. (b) Oltre Gesù, come modello e sorgente di forza, hanno anche una moltitudine di testimoni dei secoli precedenti (1 circondati da tale moltitudine di testimoni) e di contemporanei, e sono sostenuti dal loro esempio e dalla loro preghiera. Però devono impegnarsi a spogliarsi di ciò che rallenta la corsa, cioè il peccato (1 avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia) e le tendenze cattive che stanno sempre dentro di noi, e continuare a correre avanti con costanza (1 Anche noi dunque … corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti) fino a giungere a destinazione. Lo stesso invito è rivolto a noi. I santi, e soprattutto Gesù, sono modello e sorgente di grazia per proseguire il nostro cammino con fedeltà alla chiamata di Dio; non ci mancheranno mai le sofferenze, che vengono dalla lotta al peccato e alla carne, al mondo e al diavolo, ma c’è anche la grazia di Dio, che ci ha meritato Gesù e che Dio ci dona. Con la preghiera teniamo sempre aperto questo canale della grazia fra Dio e noi.
EUCARESTIA. Qui c’è Gesù vivo e vero; qui è la sorgente della luce della Verità con la Parola di Dio e del calore dell’amore con il Corpo e Sangue di Cristo. Chiediamo di accostarci a Lui con fede, speranza e carità, per intercessione della Vergine e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni.