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Con l’integrazione si vince…

I successi della nostra delegazione italiana ai Giochi di Tokyo sono la dimostrazione concreta che l’integrazione è la carta vincente nello sport, come nella vita sociale.
Molti nostri campioni, infatti, sia nei giochi individuali che in quelli di squadra, hanno un’origine mista, per cui, figli di Italiani e di persone di altra nazionalità ed etnia, sono stati in grado di costruire i successi che li hanno portati a salire sui gradini più alti in molte discipline olimpioniche.
L’Italia, come d’altronde gli altri Paesi europei, non può che trarre vantaggio dalla costruzione di società multirazziali: le competenze, i talenti e le abilità, tipici degli Italiani, si mescolano con quelli dei “nuovi” Italiani, creando un mix vincente, come appunto nello sport.
Ormai, lo stereotipo dell’Italiano bianco ed ariano deve, finalmente, cessare: i movimenti migratori degli ultimi anni hanno creato, ineluttabilmente, un nuovo modello di cittadino e di individuo, che non può essere racchiuso in forme idealtipiche razziali che non esistono più.
Certo, in molti casi l’integrazione è, ancora, una meta difficile da raggiungere.
Lo sport non solo è perciò la cartina di tornasole della società, ma può e deve favorire processi che, nei prossimi anni, correranno con una velocità ben diversa.
D’altronde, neanche il più retrogrado dei nostri connazionali può negare che il nostro è un consesso sociale già multirazziale ed i matrimoni e le unioni civili fra persone di diversa etnia non possono che implementare ancora più rapidamente ciò che è nei fatti.
Ed, allora, evviva le Olimpiadi di Tokyo, visto che hanno contribuito a trasmettere l’immagine di un’Italia vincente, che mancava da decenni, e soprattutto hanno inferto un colpo a chi può nutrire sentimenti che contrastano con il presente ed, a maggior ragione, con il futuro dell’Italia.

 

Rosario Pesce

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