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Una squadra normale

Tutti noi, che siamo tifosi del Napoli, non possiamo che essere felici per una squadra, come la nostra, che da diverso tempo è ai vertici del calcio nazionale, arrivando o seconda o terza con diversi allenatori, da Mazzarri a Benitez, da Sarri ad Ancelotti.
È ovvio che manca, in questo processo di crescita, l’ultimo step, quello che dovrebbe portare il Napoli a vincere lo scudetto, dopo tutti questi nobili piazzamenti.
Ma, questo passo non sarà mai compiuto, perché per farlo occorrono ingenti risorse, che dovrebbero mettere il Napoli nelle condizioni di acquisire le prestazioni di calciatori come Messi o Ronaldo: cosa – al momento – chiaramente impossibile.
Non è un caso se i nostri unici due scudetti risalgono all’epopea di Maradona, il calciatore unico al mondo che ha portato alla vittoria una squadra che era inferiore sia al Milan di Sacchi, che alla Juve di Lippi e Capello o a quella odierna, prima, di Conte e, poi, di Allegri.
Né tanto meno si può incolpare la società per i mancati acquisti: ciascuno nella vita compie il passo che può, sapendo bene che, se va oltre, rischia poi di finire tragicamente, come è successo a molti sodalizi del nostro calcio, che sono falliti dopo aver vinto lo scudetto.
Ed, allora, ci dobbiamo rassegnare ad essere gli eterni secondi, se ci va bene?
Credo che, al momento, non ci sia soluzione diversa, auspicando che le due società milanesi rimangano sempre un passo indietro, per avere la certezza di non perdere, finanche, il secondo posto.
Peraltro, non si può che essere grati ad una società, che ha riportato il Napoli nell’élite del calcio europeo, anche se si ha sempre la sensazione di apparire dei parvenu al cospetto di Juve, Barcellona, Real Madrid, Bayern, Manchester, Chelsea, Liverpool.
D’altronde, se molte partite giocate in campo europeo non finiscono con l’esito che auspichiamo, ciò accade anche perché i nostri giocatori migliori subiscono la sudditanza psicologica rispetto a chi è abituato a calpestare i terreni di gioco importanti da molto più tempo.
Ed, allora, cosa fare per vincere qualcosa di davvero gratificante?
Affidarsi a qualche santo in paradiso o alla buona sorte, perché solo dalla coscienza dei propri limiti si può partire per un serio piano di miglioramento, sperando che gli errori compiuti in campo dai calciatori possano essere sempre di meno


Rosario Pesce

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