Se l'anti-Juve è il Sassuolo.
È evidente che, dopo tre partite di campionato, non si può fare alcuna analisi credibile dell’andamento tecnico di un campionato di calcio difficile, come la Serie A.
A guardare la classifica, non si può non notare come tutte le squadre, in sede di pronostico, individuate come l’anti-Juve, hanno steccato in una o più partite, per cui sono lontane dalla Juve, che conduce il campionato in beata solitudine, al momento inseguita solo dal Sassuolo, che ovviamente ha altri obiettivi stagionali ed è secondo, solo, per fatti di natura contingente.
Il Napoli, la Roma, il Milan, l’Inter, la Lazio sono, ad oggi, incapaci di dare fastidio ai campioni, se almeno si guardano le partite finora giocate, perché sono tutte squadre - al momento - impegnate a trovare una quadra tattica, che non hanno, perché hanno cambiato allenatore o hanno cambiato molti calciatori, per cui gli equilibri dell’anno precedente sono saltati.
È chiaro che, nel calcio, chi è più ricco, ha maggiori chance di vittoria, come in tutti gli sport di squadra, per cui il primato della Juve, numeri alla mano, non dovrebbe essere messo in discussione da chi ha un fatturato di gran lunga inferiore a quello del club della famiglia Agnelli.
È molto probabile che, per propri meriti e per demeriti altrui, la Juve vincerà di nuovo lo scudetto, ma è chiaro che un simile esito, che appare oggi quasi scontato, non può che essere un fattore negativo per lo sport italiano, visto che l’eventuale ottavo scudetto consecutivo in favore della medesima squadra non sarebbe un segnale di vitalità per l’intero movimento calcistico italiano.
Per cui, sarebbe cosa saggia ed utile se quel primato venisse interrotto, ma non sembra che possano esserci le condizioni per un simile esito nel prossimo mese di maggio, quando molto probabilmente tutte le altre squadre dovranno ammettere la loro incapacità di programmazione rispetto alle indubbie competenze dei manager juventini.
Forse, lo sport è l’immagine della società?
Forse, in Italia oggi non esistono le condizioni di un mutamento di gerarchie, consolidate ormai nei decenni?
Certo è che in Inghilterra può vincere la Lega, finanche, una società piccola come il Leicester; in Spagna, l’Atletico Madrid può seriamente mettere in discussione il primato atavico di Real e Barcellona.
In Italia, invece, bisogna assistere al trionfo, sempre, degli stessi colori.
Sarà colpa, anche, di noi Italiani?
Rosario Pesce