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Sarri ed Ancelotti: una differenza di stile

Due sono gli allenatori, che fanno parlare maggiormente di sé: Sarri ed Ancelotti, cioè il vecchio ed il nuovo mister del Napoli.
Sono diametralmente opposti, eppure entrambi ci sono simpatici, non solo per il legame con la squadra del cuore.
Il primo è un toscanaccio sincero ed autentico, abituato a dire le cose così come le pensa, senza alcun filtro o mediazione possibile: cosa, questa, che forse gli ha rallentato l’ingresso nel calcio che conta.
Il secondo, invece, provenendo da un’esperienza di eccellente calciatore, ha avuto un percorso più facile nel calcio importante nelle vesti di mister, per cui ha allenato i club più importanti d’Europa ed, ora, si trova a guidare la squadra che aspira a riportare lo scudetto al di sotto del Garigliano, dopo il trionfo ai tempi di Maradona.
Certamente, Ancelotti, contrariamente a Sarri, conosce la virtù della prudenza e della moderazione nel linguaggio, per cui mai una parola fuori dal seminato e sempre molto corretto, come si addice a chi appartiene, per natura, alle lobby del calcio.
Sarri, dopo Zeman, rappresenta per definizione il modello del mister integralista, per cui per lui viene prima il sistema di gioco e, poi, le caratteristiche tecniche del calciatore: il suo calcio prevede che l’atleta si adegui al mister e non viceversa.
Ancelotti, invece, interpreta il calcio dell’intelligenza e della flessibilità: non esiste un unico modulo di gioco; non solo in una stagione, ma nello stesso arco di una partita si possono alternare più sistemi di gioco in base alle contingenze ed alle doti tecniche degli avversari.
Mai una parola contro gli arbitri, a partita conclusa: questo, il motto di Ancelotti, che ha sempre avuto un rapporto sereno con la stampa, finanche quando venne massacrato per la perdita dello scudetto a Torino.
Ci piacciono entrambi, perché Sarri ha portato idee nuove al calcio nostrano, mentre Ancelotti, pur non inventando nulla, ha vinto decine di trofei in tutte le nazioni più ricche ed evolute d’Europa.
Non possiamo che augurare buon lavoro ad entrambi, visto che - di fatto - si sono scambiati le panchine: Sarri ora è dove è già stato Ancelotti, mentre questi prova a vincere quel trofeo che, a Napoli, manca da tanto, troppo tempo.
Invero, un occhio di riguardo per mister Ancelotti, perché, davvero, ci piacerebbe che riportasse lo scudetto in Campania colui che portò al successo - nei primi anni ‘90 - il Milan di Berlusconi, il cui avversario principale fu, proprio, il Napoli di Maradona, Careca e Ferlaino.

  Rosario Pesce
 
 

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