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Domenica 11 dicembre torna la Fiolosofia con “Tempo cosmico e tempo umano” dal Politico di Platone

“Genealogia di una città. Letture in scena dal Politico di Platone”. Secondo appuntamento con la Filosofia a Lustri Cultura in dies, rassegna di teatro, musica, epica/scienze, letteratura e filosofia, in corso a Solofra. Le letture critiche del Politico di Platone, cominciate lo scorso 6 novembre, riprenderanno infatti domenica 11 dicembre, alle 17,30, nel suggestivo scenario del Complesso Monumentale di Santa Chiara, nel centro storico della cittadina irpina. Quello di domenica, che sarà incentrato sul tema “Tempo cosmico e tempo umano” e vedrà il commento critico del professor Enrico Nuzzo, dell’Università degli studi di Salerno, è il secondo di un ciclo di sei incontri curati da Piera De Piano e Lidia Palumbo, nel corso dei quali l’opera platonica sarà rivisitata con contributi critici e teatrali, nel segno di una formula ormai consolidata.

Letture in scena a cura di Hypokrites Teatro Studio. Regia di Enzo Marangelo. Direttore musicale Nico D'Alessio. Gruppo Vocale Musikè: Raffaella BellezzaFilomena De RosaEleonora BresciaHera GuglielmoMilu PiruHelena SantoroFederica Lombardi. Pianista: Remo Mazzeo.

Nel Politico, Platone distingue due diversi cicli temporali. Il primo, precedente l’attuale, che egli definisce “Tempo di Crono”, era governato dalla divinità e caratterizzato dalla pace tra tutti gli esseri e dall’abbondanza. In quest’età gli uomini non erano generati dalla donna, ma nascevano spontaneamente dalla terra e vivevano guidati dal dio, senza bisogno di leggi e costituzioni politiche. Il secondo ciclo, che Platone chiama “Tempo di Zeus”, è quello che ancora perdura e ebbe inizio allorché i destini del primo ciclo furono compiuti. Allora la divinità lasciò quella che il filosofo chiama “la barra dei timoni”, abbandonando a se stesso l’universo, che da quel momento cominciò a ruotare in direzione opposta alla precedente. Tale inversione si ripercosse negativamente sugli esseri viventi e sui loro rapporti. Gli animali, divenuti feroci, attaccarono gli uomini, ai quali peraltro la terra non offriva più spontaneamente i propri frutti. La narrazione del mito induce a considerare che il tempo della Storia sia il Tempo di Zeus. Con l’inversione del moto, non solo l’universo, ma l’uomo stesso diventa padrone del proprio destino. L’abbandono dell’uomo da parte della divinità, dunque, è la conditio sine qua non dell’autonomia, del darsi delle regole che è propria dell’esistenza libera.

 

Ufficio Stampa Piera Carlomagno eventisapress@libero.it  9 dicembre 2016

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