Tempo di Avvento: Domenica III dell'Anno C (2024-25)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo di Avvento: Domenica III dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. Sofonia invita alla gioia il popolo d’Israele, perché Dio è il suo Re e sta in mezzo a lui; Giovanni il Battista ci avverte che non è lui il Messia, ma questi verrà a giudicare gli uomini per come si sono comportati; Paolo esorta alla gioia e amabilità perché il Signore è vicino.
I - Sofonia 3,14-17 – (a) Il Profeta dichiara a Gerusalemme (14) e a tutto il popolo d’Israele (14): per il futuro tu non temerai più alcuna sventura o minaccia di sciagura, poiché Il Signore ha revocato la tua condanna, meritata per i peccati e ha disperso il tuo nemico (15), che poteva fargli del male. Ciò è avvenuto perché Re d’Israele è il Signore Yahweh, venuto e presente in mezzo a te (15); come Dio unico e speciale protettore di Israele. Perciò Rallegrati… esulta e acclama con tutto il cuore, con pieno trasporto, ed esprimi la tua felicità con grida di gioia (14). Si esorteranno a vicenda: Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! per lo scoraggiamento (16), perché Il Signore Yahweh, tuo unico Dio, in mezzo a te/ è un salvatore potente (17), per salvarti con la Sua potenza infinita. Dio ti rinnoverà con il suo amore, ti trasformerà da cattivo in buono e cambierà la tua sorte, perché ti ama (17); anzi Egli Gioirà per te… esulterà per te con grida di gioia (17). E’ lo stesso messaggio, che si trova in Gioele (2,21) e Zaccaria (2,9). Sorgente e motivo di gioia per Israele è la venuta e la presenza di Dio in mezzo al popolo e l’efficacia della sua protezione, che eliminerà ogni male e porterà ogni bene. Già nell'AT il Tempio era il segno della dimora di Dio; ma la profezia si realizza già in parte con la venuta di Gesù di 20 secoli fa e oggi con le tante sue venute attuali, liturgiche ed extra liturgiche, che accompagnano il nuovo Popolo di Dio fra l’Ascensione di Gesù e la Sua seconda venuta: “Gesù è il nostro Dio e Salvatore; egli venne e viene e verrà”. Ma la profezia si realizzerà in pieno nell’eternità quando godremo della presenza e visione di Dio, Bene Assoluto, prima senza corpo e poi col corpo risorto.
II - Luca 3,10-18 – 1. Giovanni il Battista incominciò la sua predicazione nel deserto della Giudea, perché lo Spirito lo spingeva a questo: egli invitava alla conversione, cioè a cambiare modo di pensare e amare e agire, credendo alla Parola di Dio dell'AT, ma anche guardando alla prossima venuta del Messia, tanto atteso dagli Ebrei, per instaurare non il regno di Israele, ma il Regno di Dio fra gli ebrei e fra tutti gli uomini. Giovanni non li stimolava a cambiar lavoro, ma a farlo nel rispetto della legge di Dio e dei bisogni del prossimo. Perciò alle folle, che lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?» (10), Rispondeva loro di condividere coi bisognosi vestiti e cibo: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (11); ai pubblicani, esattori delle tasse, che Vennero anche loro … a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?» (12), egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» per legge (13); anche ad alcuni soldati, che Lo interrogavano: «E noi, che cosa dobbiamo fare?», Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, come fanno i prepotenti; e perciò accontentatevi delle vostre paghe» (14). Era il modo giusto per prepararsi all’imminente venuta di Gesù, il Messia. Le folle venivano esortate a crescere nella fede nella Parola di Dio e nelle profezie e a praticare con impegno l'amore verso il prossimo, insegnamento trascurato dagli Scribi e Farisei, troppo concentrati a osservare le leggi rituali. Stiamo attenti a non ripetere lo stesso errore: bene facciamo a partecipare alla Messa festiva, e anche quotidiana, ma questo non basta a lasciarci salvare senza la pratica dell'amore.
2. La gente nutriva grande stima per Giovanni Battista sia per la sua vita penitente, sia per il coraggio della sua predicazione e sia per la sapienza di quello che diceva. E tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, il Messia, che gli ebrei aspettavano, e il popolo era in attesa di una risposta (15). Giovanni rispose a tutti dicendo con estrema chiarezza di non essere il Messia (16), dichiarando: viene il Messia, colui che è più forte di me (16) nella lotta contro il diavolo (cfr. Luca 11,32); inoltre Egli è tanto più grande di Giovanni che dice: non sono degno di slegare i lacci dei Suoi sandali (16). Oltretutto Giovanni sottolinea: Io vi battezzo solo con acqua (16), con un rito che lava il corpo ed è solo simbolo della purificazione interiore, mentre il Messia vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (17), cioè darà un battesimo, che purificherà le anime con l’azione penetrante dello Spirito Divino, come il fuoco penetra e purifica i metalli; infine Egli sarà anche giudice universale e gli uomini saranno separato a seconda che Lo accetteranno o Lo rifiuteranno: questi ultimi saranno condannati: Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile (17). Con molte esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo (18), cioè era generoso nel dare la Parola di Dio. Ammiriamo con gli ebrei Giovanni Battista, che ha lasciato un’eco anche nei libri di storia di Israele (cfr. Giuseppe Flavio). Imitiamo la sua umiltà nel riconoscere la grandezza del Messia e nel sottolineare come abissale la distanza fra la propria persona di semplice uomo e missione preparatoria e la persona divina di Cristo e la Sua missione redentrice. Giovanni insegna in nome di Dio; Gesù invece è proprio Dio che ci parla: è Dio misericordioso che viene a salvare ma anche a giudicare e perciò a condannare chi di noi non prende sul serio la sua Parola e l’offerta della salvezza, che Egli ci vuole donare.
III - Filippesi 4,4 - Anche S. Paolo incoraggia i fedeli: Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti (4) per la vicinanza del Signore nella sua seconda venuta: Il Signore è vicino! (4), e li esorta: La vostra amabilità verso il prossimo sia nota a tutti (5); Paolo invita ancora: Non angustiatevi per nulla (6), e indica il rimedio nella preghiera a Dio sotto varie forme: in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti per le grazie chieste e ottenute e per tutto quello che Egli ci dà di sua iniziativa (6): se la nostra mente e cuore sono impegnati nel costante dialogo con Dio, non avremo tempo e modo di abbandonarci alle preoccupazioni; soprattutto la preghiera di ringraziamento alimenterà la nostra fiducia in Dio, giacché il ricordo dei benefici passati ci spingerà a sperare in Lui anche per il futuro. E profetizza e augura: E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, ogni capacità creaturale di comprensione, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù (7), cioè questi sentimenti di gioia e affidamento a Dio apriranno il nostro cuore e mente alla pace di Dio. Il Natale di Gesù è vicino e ci ricorda la prima venuta del Signore e la gioia e la pace, che riempirono il cuore di quelli che ebbero la possibilità di venire in contatto con Lui, ma richiama la nostra attenzione anche alla Sua seconda venuta e a quelle intermedie delle 8 presenze, che possiamo sperimentare per trovarvi gusto e sostegno.
EUCARESTIA. Gesù venne, verrà e viene nell’Eucarestia, nei Sacramenti, nella Parola, nell’Assemblea, nel Ministro, nel Fratello, nel nostro Cuore per la fede e la carità; specialmente nell’Eucaristia, dove pane e vino sono trasformati nel suo Corpo e nel suo Sangue. Gesù viene portandoci se stesso, gioia e beni. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni di ottenerci fede e carità intense in modo da ricevere tutti i doni possibili da questo incontro col Signore. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Giovanni l’Evangelista ripropone con motivazioni molto forti l’insegnamento di Giovanni il Battista: Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (1Gv 4,11). Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello (4,20-21). In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti (5,2) .
2. Dio ci cerca e ci raggiunge dove noi ci troviamo e lì ci salva; si china su di noi in qualsiasi situazione ci troviamo e ci guarisce e santifica, partendo da quello che siamo. Non si tratta di cambiare professione o luogo o famiglia o amicizie… Dobbiamo lasciarci trasformare da Dio e compiere la Sua volontà, adeguandoci al modello, che Lui ci propone in Cristo e Maria,.
3. Giovanni era intimamente convinto dell’infinita grandezza di Gesù, nonostante lo sapeva uomo e lo aveva visto presentarsi al suo battesimo come se fosse peccatore. La conferma della Sua missione gli viene dalla visione dello Spirito, che scende su di Lui. Lasciamoci anche noi penetrare dall’idea dell’infinita grandezza di Gesù, anche se durante la Sua vita terrena essa è velata.
4. Per evitare la tristezza, metodo infallibile è concentrare la nostra mente sulle cose positive, che ci circondano, e in particolare alimentare la nostra preghiera di ringraziamento. Se prendiamo coscienza di quello che abbiamo e che è dono di Dio, la nostra vita psichica e spirituale spiccherà il volto verso l’alto e avvantaggerà anche il nostro corpo e la sua buona salute.
5. Altro pensiero, che ci fa stare veramente bene, è la convinzione di fede e l’esperienza che Padre e Figlio e Spirito, e Gesù e Maria, e l’Angelo Custode, sono sempre con noi: noi non siamo mai soli. È la Parola di Dio dell’AT e del NT che ce lo garantisce. La debolezza della nostra fede è sorgente di molti danni spirituali, psichici e fisici. (mons. Francesco Spaduzzi)