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Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)

Introduzione: Dio promette un profeta pari a Mosè, cui gli Ebrei dovranno obbedire; il Vangelo ci presenta Gesù come profeta speciale e  operatore di miracoli; Paolo esercita tale ministero profetico esortando a preoccuparsi anzitutto delle cose del Signore, e poi di tutto il resto.

I - Deuteronomio 18,15-20 - Sull'Oreb-Sinai Dio apparve con tuoni e lampi, terremoto e fuoco, ecc.; gli Ebrei, che stavano ai piedi del monte, rimasero atterriti dalle manifestazioni della grandezza di Dio e chiesero a Mosè: Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia (16). Dio approvò: “Quello che hanno detto, va bene (17) e promise che adesso avrebbe annunciato la sua volontà per mezzo di Mosè e in futuro per mezzo di un profeta, scelto da Lui in mezzo al popolo, uguale a Mosè: Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me (15; cfr. 18): questo profeta trasmetterà con fedeltà al popolo quello che Dio gli comunicherà (18); è un obbligo ascoltarlo (15), per evitare il castigo di Dio (19); inoltre Dio avverte che dovrà morire chi avrà la presunzione di dire in nome di Dio una cosa che Egli non gli ha comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi (20). (a) Dio preferisce rivelare la sua bontà misericordiosa e sapienza e potenza infinite per attirare l'amore degli uomini, ma a volte giova che Dio mostri la sua giustizia per correggere la nostra cattiveria: dobbiamo tener presenti tutti gli attributi di Dio per avere il giusto rapporto con Lui. (b) Dio accontenta il popolo ed evita di presentarsi a esso, ma è intransigente sul rispetto della sua volontà e sull'obbedienza alla sua Parola sia da parte del Profeta, che deve essere fedele nel trasmetterla, sia da parte di chi lo ascolta, che la deve mettere in pratica. La Chiesa ci propone la Parola di Dio in tante occasioni, ma sarebbe cosa ottima leggere almeno una volta in vita tutta la S. Scrittura: possiamo farlo in due anni, se leggiamo ogni giorno 40 versetti dell’AT e 11 vv. del NT.

II - Marco 1,21-28 – 1. Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, ormai seguito dai 4 discepoli Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo, entrato di sabato nella sinagoga - come spesso farà in seguito - si mise a insegnare (21): Ce n’era almeno una per ogni centro abitato - e anche di più nelle città - ed era retta da un sacerdote o un rabbi o un responsabile, che presiedeva le riunioni e insegnava oppure sceglieva chi lo facesse sulla lettura del giorno. Gesù sempre veniva invitato a parlare, se era presente. Sin dagli inizi della sua vita pubblica, gli ascoltatori ammiravano Ed erano stupiti per due caratteristiche del suo insegnamento: il contenuto nuovo (27) e sublime e che insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (22; cfr. 27) cioè non si rifacesse a quanto detto da altri: gli scribi e i rabbini, infatti, si appoggiavano all'autorità della S. Scrittura - anche cambiandone il significato - o di altri maestri. Gli stessi avversari ne sentivano il fascino e ne temevano la profondità e la sottigliezza – quando Gesù era costretto a ricorrervi. La sua fama per l’insegnamento e i miracoli si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea (28) e lo precedeva nei suoi spostamenti. Gesù ci dice che cosa dobbiamo credere e che cosa dobbiamo fare per salvarci. La nostra risposta deve essere, al di là dell'ammirazione e dello stupore, anche la fede per aderire alla verità, che ci propone, e la volontà di metterla in pratica. Imitiamo Maria e Giuseppe, che credevano, conservavano la Parola nel loro cuore, la meditavano e la mettevano in pratica: essi sono stati ammirati e seguiti dai Santi di tutti i tempi. Stiamo attenti anche a quanto insegnano la Chiesa e i Santi, eco di Gesù. Ci vuole la cura massima sia nel non lasciar cadere per terra un piccolo frammento di Pane consacrato sia nell’impegno a osservare ogni Parola di Dio. Insistiamo per avere la grazia di metterla in pratica.

2. Mentre Gesù insegnava e la gente commentava con ammirazione (22.27), ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, proprio per protestare contro Gesù (23); rivelò: Io so chi tu sei: il santo di Dio!dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?, cioè non voleva avere a che fare con Lui, e chiese: “Sei venuto a rovinarci?” (24). Gesù è proprio la rovina del regno di Satana nel mondo e gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!» (25). Lo spirito diabolico fu costretto a obbedire e a lasciar libero l’uomo, ma mostrò la sua rabbia, straziandolo e gridando forte (26). La liberazione dell’ossesso provocò un senso di timore in Tutti i presenti, perché avvertivano che lì c’era Uno, che non era semplice uomo, e si ponevano interrogativi a vicenda (27); confermò il potere di Gesù e ne consolidò l'apprezzamento per l’insegnamento: Che è mai questo? Un insegnamento, nuovo dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono! (27). Ammiriamo anche noi l'insegnamento di Gesù; ringraziamoLo per i miracoli, che avvengono ancora oggi nella Chiesa, specie quelli riconosciuti dall’Autorità ecclesiastica per la canonizzazione di buoni cristiani. Ci aiutano anche a credere nella Chiesa di Cristo come l’unica vera Chiesa.

III - 1Corinzi 7,32-35 – (a) Paolo parte dalla constatazione che uomini e donne sposati sono costretti a preoccuparsi delle cose del mondo (33.34), della vita quotidiana, e di come il coniuge possa piacere alla moglie (33) o al marito (34); così, in qualche modo si trovano divisi (cfr. 34) fra il desiderio di seguire il Signore a tempo pieno e la necessità di occuparsi della vita familiare. Invece chi non è sposato - uomo o donna -, si preoccupa solo delle cose del Signore, come possa piacere al Signore (32; cfr. 34) e si sforza di essere santa o santo nel corpo e nello spirito (34), al Suo servizio totale. Lo stato celibatario favorisce una più intensa applicazione alle realtà celesti e perciò prepara meglio all'incontro finale con Cristo; le inevitabili cure e occupazioni della vita matrimoniale e di coppia e della famiglia facilmente dividono il cuore e distraggono dal concentrarsi su Dio, a meno che non siano costantemente animate da una carità vera e impegnata. (b) S. Paolo vorrebbe che i suoi lettori fossero senza preoccupazioni terrene (32) e per il loro bene sottolinea l'importanza della verginità consacrata a Dio (35 Questo lo dico per il vostro bene), non certo per creare loro insidie (35 non per gettarvi un laccio); egli vuole aiutare i credenti a comportarsi come servitori fedeli del Signore, senza distrazioni (35 ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni). E’ evidente che ognuno ha la sua vocazione da parte di Dio: alcuni sono chiamati alla vita matrimoniale e devono seguire questa strada, se vogliono camminare sulla via della salvezza e raggiungere la santità; altri sono chiamati alla vita consacrata e devono seguire tale vocazione. Ognuno ha da Dio le grazie per vivere secondo il proprio stato e salvarsi. Certo oggettivamente è più facile battere la via della salvezza, per chi si consacra totalmente al Signore, ma Questi ama tutti e aiuta ciascuno a camminare con fedeltà per la via, che porta a Lui.

EUCARESTIA. Nella Liturgia della Parola incontriamo Gesù, che ci ama e ci parla oggi, come 20 secoli fa, ma ci unisce pure all’offerta di Se stesso al Padre mentre rende presente il suo sacrificio e dà Se stesso a noi nella comunione eucaristica per renderci capaci di vivere secondo la sua Parola. Chiediamo alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, di ottenerci da Dio che apra la nostra intelligenza alla comprensione delle Scritture e ci dia la grazia di metterle in pratica. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La Parola di Gesù non è semplice parola umana, ma la Parola di Uno che è infinitamente sapiente come Dio e perfettamente sapiente come uomo. Egli creava tutte le condizioni per farsi capire e per muovere alla fede: ne dava la grazia agli ascoltatori, ma non tutti L’accettavano. La Parola di Gesù adesso nella Bibbia o nell’insegnamento della Chiesa è accompagnata dalla stessa grazia per aprire il cuore dell’uomo all’accettazione.

2. Resta inalterato il fascino della Parola di Dio nell’AT e specie quella di Gesù nel NT. Chi l’accoglie ne sente tutto l’incanto e sente il bisogno di passare dalla conoscenza all’attuazione per portare avanti l’identificazione sempre più completa con Cristo. Le debolezze personali pesano, ma non devono scoraggiarci; Gesù è più potente del diavolo e delle sue tentazioni.

3. Non dovremmo mai dimenticare che Gesù, in quanto Dio, è potenza e sapienza e bontà infinita; in quanto uomo è perfetto e ha tutte le qualità nella massima misura. Egli ci ha meritato presso il Padre tutto quello di cui abbiamo bisogno per la vita eterna e anche per una vita umana decorosa.  Nelle immancabili difficoltà della vita questo pensiero ci deve confortare e sostenere.

4. Dio ama l’umanità e si prende cura di essa, non lasciandola mai sola, dandogli nell’AT e nel NT uomini dotati di carismi, che servono a sostenere il popolo di Dio e riportarlo sulla buona strada quando si dovesse allontanare da Dio. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per collaborare con Dio al bene dell’umanità.

5. “Mi occupo, non mi preoccupo”: dovrebbe essere il nostro motto; non mi preoccupo perché so che Dio è mio Padre e non può non prendersi cura dei suoi figli; sono membro del Corpo mistico di Cristo e questi non può trattarmi come se io fossi un estraneo; lo Spirito abita nel mio cuore  e non può mai abbandonarmi a me stesso. (mons. Francesco Spaduzzi)

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